La Montagna dei Fiori è costellata di eremi, specialmente lungo le gole del Salinello e sopra Ascoli Piceno. L'eremo di S. Maria Maddalena è uno dei meno conosciuti perchè non è facile da raggiungere.
Diversamente dagli altri eremi delle gole, che si raggiungono percorrendo il sentiero di fondo valle, per arrivare fin qui occorre partire dal versante di Macchia da Sole, precisamente dalle Canavine oppure, ancora meglio, dalla Corce di Corano.
Recentemente la parete sopra la grotta che ospita l'eremo è stata soggetta ad una frana che fortunatamente non ha compromesso l'accesso e non ha fatto particolari danni, si consiglia però di essere cauti nella sosta sotto la parete poichè possono esserci ancora dei sassi instabili.

E' difficile reperire informazioni storiche su questi eremi, esistono poche e frammentate notizie non facili da reperire.
 Gli sotirici ci dicono che questa località fu abitata dalla metà del 1200 da eremiti benedettini ed era pertinenza della grotta-monastero di Sant'Angelo in Volturino. Fu abbandonato intorno al 1600 e divenne rifugio di pecore e capre. Raniero Giorgi nel suo libro ("La grotta di S. Angelo e l'ordine eremitico di San Benedetto") racconta che gli abitanti di Macchia sapendo della lunga permanenza di frati nella grotta supposero che vi fossero nascosti dei tesori e quindi si recarono in loco e scavarono profondamente dappertutto. Le uniche cose che trovarono furono le ossa dei monaci che buttarono lungo il pendio. La sera stessa le capre si rifiutarono di entrare nella grotta e i pastori corsero in paese a raccontare dell'accaduto. Un vecchio consigliò di raccattare le ossa e di dar loro onorata sepoltura nella grotta. Così fu fatto e la sera seguente le capre tornarono docili al loro abituale ricovero.
Un'altra storia vuole che la campana della chiesa di San Giovanni Battista a Macchia provenga proprio dal romitorio di S. Maria Maddalena.
Papa Benedetto XIII, nel 1724, concesse l'indulgenza a tutti i pellegrini che visitavano questo luogo di culto.

Situato a circa 1000 m di altezza, come gli altri è situato all'interno di un grande e profondo antro (circa 30 m), all'entrata si possono ancora vedere i resti di un arco che probabilemnte formava un altare, appena fuori la grotta si può vedere chiaramente una buca con le pareti intonacate e dipinte (cisterna?  luogo di preghiera?).
All'esterno si notano dei buchi sulla parete rocciosa che servivano a sorreggere dei pali; il tutto era probabilmente coperto. Un leggero stilicidio alle pareti doveva servire per l'approvigionamento dell'acqua. Se ci si avventura lungo il fianco destro della parete dopo un forcellino si può risalire un pendio e passare attraverso un suggestivo arco di roccia.

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Accesso

Dalla Croce di Corano (1080 m circa) si prende la strada brecciata che in piano taglia il versante sud della montagna. Dopo circa mezz'ora si incrocia il sentiero che sale dalla località Cannavine (1220 m circa, cartello indicatore). Poco oltre, la strada forma un tornante, qui la si lascia e si prende a destra, in leggera discesa, una traccia di sentiero in piano che poco oltre riprende il vecchio tracciato diventando più netta e agevole. Senza grandi dislivelli (molto suggestiva la veduta del Castel Manfrino più in basso), si prosegue per un'altra mezz'ora fino ad un netto bivio (1140 m circa). Qui si prende a destra una esile traccia che si porta sul bordo di uno spuntone roccioso.Occorre fare attenzione, bisogna scendere nel canale (arbusti ed erba) che scende a sinistra dello sperone, senza una traccia ben netta ma seguendo delle tracce poco visibili nel fondo del canale. Dove questo si allarga si obliqua verso sinistra ed in breve si è all'ingresso della grotta.


tracciato di escursionismo sui monti gemelli - l'eremo di maria maddalena

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