Il fosso della Pantana percorre una delle valli più impenetrabili della zona. Impenetrabile per via della vegetazione che lentamente, ma inesorabilmente, si riappropria di tutto il territorio che non viene più usato dall'uomo. Qui in effetti di presenze umane ce ne sono poche e, se non fosse per il piccolo paese di Settecerri restaurato di recente, tutta la zona sarebbe completamente abbandonata. Abbandono vuol dire sentieri difficili da trovare (e da percorrere) e poche strade. Quest'ultimo punto, da noi escursionisti, non è vissuto come una perdita anzi ci fa molto piacere. Dovunque c'è una sterrata, anche scomoda, ci sono moto e quad che scambiano le montagne per piste da cross. D'altra parte i divieti sono sempre più rari e comunque non vengono fatti rispettare, anche all'interno del Parco. L'abbandono di questa valle inizia negli anni '50 quando gli ultimi abitanti di queste minuscole frazioni si trasferiscono in città. Una scelta obbligata per quei tempi perchè il territorio qui è avaro di risorse e la pastorizia, da sempre traino economico di queste vallate, non offriva più grandi oppurtunità.

Vengono così abbandonati Serra, Lepora, Settecerri, Laturo, Case Alfonsi, Collegrato, Cesalunga e tutta una serie di casolari sparsi lungo i crinali della valle. Un'esodo completo di tutta la valle: poche centinaia di persone ma che forniscono un'idea della profonda crisi locale di quegli anni. Oggi i decenni del dopoguerra (gli anni '50 e '60) vengono raccontati sempre con il loro lato migliore e cioè con il "boom economico". E' innegabile che questa nazione in quegli anni fece un passo da gigante verso la modernizzazione però non dovremmo mai dimenticare che, come per le rose, ci furono molte spine. Parliamo di milioni di persone che furono costrette a cambiare città e stravolgere la loro vita. Una scelta spesso necessaria ed inevitabile ma non per questo meno indolore. A queste persone dobiamo parecchio, hanno pagato molto in termini di sdradicamento ed è bene non dimenticarlo. Sembra un paradosso ma quando arriva il "Progresso" in molte località, dove si è vissuto per secoli diventa impossibile rimanere. Non ci sono i soldi e rimanendo nel paese non è possibile averne. L'unica scelta consiste nell'andare via a meno di nascere in un paese che si chiama Confederazione Elvetica. Nella valle del fosso della Pantana, di soldi se ne potevano fare ben pochi, specialmente in quegli anni. Il territorio è coperto quasi interamente da boschi, in prevalenza castagni e querce e l'agricoltura relegata a piccolissimi appezzamenti di terreno (scoscesi). I paesi sono spesso costituiti da pochissime case, e parecchi sono i casolari solitari. Un vita durissima. Oggi il tempo sta lentamente consumando questo mondo. Le ultime case rimaste stanno cadendo e neve e terremoti si occupano della distruzione. Tra poco molte di queste rovine saranno scomparse, d'altra parte erano nate in un contesto diametralmente opposto al nostro e hanno terminato il loro compito.
L'itinerario descritto inizia dal fosso della Pantana, dove questo incrocia la nuova strada per Settecerri e poi risale la valle verso Lepora. Si tratta solo di pochissime case poste su un crinale, arrivarci non è semplice perchè il tratto di sentiero che sale dal fosso è parzialmente ricoperto dalla vegetazione e occorre occhio per districarsi tra la folta vegetazione che, vista la quota relativamente bassa, spesso è spinosa. Dopo Lepora si giunge più facilmente a Settecerri. Questo piccolo borgo è stato restaurato negli ultimi anni e addirittura oggi vanta un B&B: "I Sette Cerri". Posto proprio sul crinale, a circa 1000 m di altitudine, Settecerri ha dalla sua un ottimo panorama della dorsale appenninica, dai Monti Sibillini ai Monti della Laga, dai Monti Gemelli al Gran Sasso. Da questo paese si continua per una pista che attraversa un vasto castagneto fino nei pressi del monte Capitone. Qui si può chiudere l'anello in due modi: o seguendo l'itinerario descritto sotto (opzione più breve) oppure continuando per la cresta scendendo verso Collegrato e Serra (vedi scheda tecnica).
La discesa relazionata passa per Case o Casale Alfonsi, piccolissimo nucleo composto da pochissime case (pericolanto) abitate fino agli inizi degli anni '50. Il sentiero è stato di recente (2012) pulito ed è facilmente percorribile. Giunti di nuovo al fosso della Pantana si incontrano anche i ruderi di un vecchio mulino; poche mura invase dalla vegetazione.
Un'escursione per chi ha il gusto di andarsi a ficcare in posti poco battuti, abbastanza selvaggi ma ricchi di storia e di natura.

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Accesso

Dalla strada provinciale che da Ascoli Piceno sale al paese di Valle Castellana, si prende la strada brecciata verso Settecerri che inizia dopo Castel Trosino e dopo il bivio per San Vito. Per questa brecciata si superano alcuni tornanti quindi quando torna pianeggiante di parcheggia nei pressi di un bivio, dopo il fosso della Pantana.

Itinerario

Dal bivio (500 m circa) si segue la strada costruita per arrivare all'opera di presa dell'Enel che si raggiunge dopo pochi minuti. Qui termina la strada, prendere a sinistra un breve tratto di sentiero scosceso che subito diventa pianeggiante e si inoltra nella valle costeggiando sulla sinistra il fosso della Pantana. La mulattiera supera alcuni fossi quindi, dopo circa mezz'ora incrocia di nuovo il fosso principale. Qui c'è il bivio con il sentiero che si percorrerà in discesa (580 m circa, 30 minuti). Si continua sempre sulla sponda sinistra del fosso; la traccia non sempre è netta in questo punto. Dopo un altro tratto semipianeggiante si incrocia un nuovo fosso che scende da sinistra, superato questo piccolissimo corso d'acqua il sentiero inizia a salire tra la vegetazione. La traccia a tratti è molto ma molto labile, come riferimento occorre tenere il crinale con a destra alcuni tralicci della corrente in disuso. Dopo questo tratto non semplice si raggiungono le prime case di Lepora (690 m, 1 ora). Dopo queste prime rovine # si passa sotto un dosso sulla sinistra poi si traversa verso destra e si raggiungono le altre case del paese #. Dopo ques'ultime la traccia si fa un po' più visibile e poco oltre si esce su delle lastre di arenaria #. Costeggiando queste lastronate si risale il crinale fino a raggiungere il paese di Settecerri (920 m, 2.15 ore).
Da qui si continua per la strada che attraversa il borgo e supera il fontanile e la chiesa. Dopo aver oltrepassato un bivio con una pista che scende verso sinistra si incontra un nuovo bivio con un'altra pista, questa volta verso destra. Lasciare la strada principale e seguire questa pista che all'inizio corre parallela alla strada sottostante. Dopo essere rientrati nel bosco la pista compie un tornante e raggiunge un piccolo valico quindi scende ripida nella valle. Qui la si lascia e si contina per il sentiero che traversa in piano verso sinistra. Dopo un tratto in un vecchio bosco di castagni # il sentiero incrocia un'altra pista. La si segue verso destra e dopo un breve tratto si giunge ad un nuovo bivio (975 m circa). Continuare sulla destra, in piano poichè a sinistra del bivio la pista sale un breve tratto quindi scende a Laturo (vedi scheda). Facilmente, con brevi dislivelli, si continua tenendosi di poco sotto il crinale, girando intorno alla valle. Dopo un tratto ripido la pista aggira una cresta quindi scende ripida. Qui si lascia questa stradina e si prende una mulattiera verso destra (950 m circa, 3.15 ore). In breve la traccia si fa meno netta e si riporta sulla cresta. Senza grossi problemi si scende lungo questo crinale boscoso per un lungo tratto fino a raggiungere Casale Alfonsi (708 m, 3.35 ore). Il sentiero continua sul lato destro del crinale e scende dapprima dolcemente quindi più ripido fino a raggiungere il fosso sottostante. Qui in piano si devia verso destra e, oltrepassati i ruderi di un mulino # si incrocia di nuovo il fosso della Pantana (580 m circa, 4.10 ore). Guadato il fosso in breve si incrocia il sentiero percorso all'andata e per questo si torna al parcheggio


tracciato escursione lepora settecerri

Dati tecnici

  • Difficoltà: E
  • Dislivello totale: 500 m circa
  • Orario complessivo: 4.30/5.30 ore
  • Sviluppo: 13 Km circa
  • Segnaletica: assente su tutto il percorso
Bibliografia
  • Monti Gemelli - le più belle escursioni - Società Editrice Ricerche
Cartografia
  • Carta 1:25000 - Monti Gemelli - CAI Sezione di Ascoli Piceno
Risorse web

Immagini

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