Ancora Pizzo del Diavolo, questa volta come obiettivo la "Direttissima", una via aperta nel 1934 da Domienico D'Armi e Angelo Maurizi, una via "datata" che non ho mai salito. Siamo io, Antonella e Lino. Salendo al rifugio incontriamo una marea di gente che scende, c'era la luna piena e decine di persone hanno visto l'alba dalla cima, anche la sezione di Ascoli ha organizzato una gita per l'occasione. Unico rammarico il Rifugio Zilioli ridotto a latrina con una puzza di piscio che "accanna".
Proseguiamo per il lago, giornata slendida. Siamo all'attacco in circa 2 ore da Forca di Presta. Per le relazioni vedi Monte Vettore da Forca di Presta e Lago di Pilato – Rifugio Zilioli.
Iniziamo a salire su roccia non proprio compatta e ,ciliegina, poco sotto la prima sosta una frana ha reso estremamente instabili 5/6 metri di via che poi abbiamo un po' bonificato.
Il secondo tiro è veramente bello peccato che è breve, pensavo ai primi salitori, complimenti!
Poi un lungo canale da risalire inframezzato da camini (bestemmie di Lino e insulti di Antonella), molto bella da qui la visuale delle pareti che dal basso non si riesce a catturare appieno.
Ultimi tiri veramente "rognosi", un camino aggettante che non ho capito e quindi l'ho aggirato a sinistra (per niente facile, fortuna i chiodi) per poi riprenderlo subito sopra.
Uscita in vetta al sole della sera con i deltaplani che ti volano sopra, il Vettore e le altre cime sono deserte, a quest'ora non c'è più nessuno. Interminabile discesa poi birra e amatriciana a Pretare dove incontriamo "Walterone" che ci racconta di aver salito la via con Mazzanti negli anni '80, penso che da allora non ci siano passate tante cordate.
Pizzo del Diavolo come quasi tutti i Sibillini richiedono una pratica costante, occorre andarci spesso, solo così puoi sperare di prendere confidenza con questo tipo di roccia e sperare di "divertirti" scalando. Al contrario, se si viene di rado, ogni volta si avrà la sensazione di disagio e di insicurezza, anche su vie con gradi considerati "non difficili".
Relazione tratta dalla guida CAI (Alesi, Calibani) del 1983
- 1a Salita: D. d'Armi, A. e G. Maurizi - 13.9.1932
- 1a Solitaria: T. Ciarma, 1980
- Dislivello: m 300
- Difficoltà: D, pass. IV + ,1 di V
- Tempo: ore 3.30
Interessante e bella salita su roccia buona nelle difficoltà, discreta altrove Risale una serie di camini nascosti subito a ds. della via della Fessura (it 2.10) ben visibile al centro della parete. I primi salitori percorsero, fino alla Conca, il 2° canale a ds. dello spigolo NE, 80 m, pass. III,1 di IV, poco interessante e non più seguita. Si consiglia l'abbinamento con la Direttissima al Colletto del G. Gendarme (it. 2.13).
Descrizione
Dalla Conca si sale fin sotto la parete per facili roccette incl. nate (pass. Il), puntando in direzione di 2 fessure di cui la sn. è evidente (via della Fessura) mentre la ds., coperta da una piega di roccia, è ben visibile solo in ultimo. Si prende quella di ds., verticale (chiamata dai primi salitori fessura ad S italica). Iniziando da una piccola nicchia si sale a sn sotto un angolo roccioso, si continua per la fessura, chiusa da sassi dove termina. A 2 m dalla fine si traversa 1 m oltre il suo spigolo ds. e si sale in paretina sopra i sassi incastrati (15 m, IV +, 1 pass. V). Segue una serie di 4 camini verticali, stretti o di media larghezza, che in circa 90 m (IV, 1 pass. IV+) conducono ad una forcella. Ora la parete s'inclina e la salita si svolge in ambiente più aperto. Con traversata a sn. di 10 m ci si porta alla base di un canale-camino che si supera in 2 tirate (80 m II e III) sino ad una rampa ghiaiosa che si risale. Superata una breve paretina sulla sn. (3 m, IV-) si traversa sotto un tetto 5 m a sn.; si supera un caminetto leggermente strapiombante nei primi 2 m (IV), quindi un facile canale che porta ad un intaglio tra la parete ed una punta staccata. Si sale una pareti na di 3 m (III). Poco sopra, obliquando a ds., si prende una serie di canali camini che porta (40 m II, pass. III) sulla facile cresta terminale (attenzione, rocce rotte); tenersi possibilmente sulla ds.; (pass. II).
Relazione tratta dalla guida GAP del 1968
- Alt. m. 430
- ore 5
- Difficile (pass. IV sup. ed uno di V inf.),
- Sostenuto Della parte centrale.
- D. d’Armi - A. e G. Maurizi (CA1 Aquila), 13 settembre 1932. (Tav. IX).
La via, che attacca circa 130 m. a destra della grotta bivacco del Gran Gendarme, sale obliquamente da sinistra verso destra superando: nella prima parte la fascia sotto la Conca per un canale intramezzato da cenge erbose e paretine (dlsl. m. 80); nella seconda, dopo avere risalito la Conca fin sotto la parete, una serie di camini, uno sulla continuazione dell’altro, coperti da una piega di roccia e adducenti ad una forcella (dlsl. m. 120); nella terza. il sistema dei canali~amini, sulla linea dei camini precedenti, che portano alla antecima Nord e quindi in vetta (dlsl. m. 180).
Si percorre fino alla Conca 11 secondo inciso canale che si incontra dopo lo spigolo Nord-Est (dlsl. m. 80, passo III ed uno di IV). (Questo primo tratto, erboso, poco interessante dal punto di vista alpinistico, si può evitare rappiungendo la Conca per la gran cengia erbosa che inizia dal ghiaione circa 300 metri a destra dello spigolo Nord-Est e taglia la parete conducendo al Colletto del Gran Gendarme). Per facili roccette inclinate si risale la Conca fin sotto la parete (SO m., passo II) puntando in direzione di due fessure di cui la sinistra è evidentissima (via della Fessura) mentre la destra, coperta da una piega di roccia, è ben visibile di fronte solo in ultimo. Si prende quella di destra, verticale (chiamata dai primi sa· litori fessura ad S italica).
Iniziando da una piccola nicchia, si sale a sinistra sotto un angolo roccioso che la sbarra; si continua per la fessura, chiusa dove termina da sassi. A due metri dalla fine si esce dalla fessura traversando un metro oltre il suo spigolo destro con manovra delicata e si sale in paretina sopra i massi incastrati (18 m. IV sup., un passo V inf., 3 chiodi lasciati. Si può percorrere interamente la fessura strapiombante negli ultimi 2 metri - via dei primi salitori - molto faticoso).
Si risale uno stretto camino sbarrato da. un angolo roccioso 25 m. IV inf., un passo IV sup.) per continuare in un altro che si lascia poco sotto un masso incastrato, traversando a sinistra e risalendo per 5 metri la fessura ad esso parallela; questa porta, con nuova traversata verso destra, sopra il masso che può fare da buon punto di sosta (15 m. IV). Il camino sovrastante, di media larghezza, di roccia saldissima e liscia, si supera. elegantemente tenendosi sui bordi (30 m. IV). Si giunge cosi ad un terrazzino erboso sotto un altro camino verticale, fornito di rostro. Superatolo (6 m. IV sup.), si continua per un diedrocamino, ed oltrepassato un masso incastrato, dopo 25 metri non dlfficlll si giunge ad una forcella.
Il tratto sovrastante è più inclinato e si svolge in ambiente più aperto. Con traversata a sinistra di lO metri ci si porta alla base di un canale-camino che si supera in due tirate di corda (80 m. II e III) fino a una rampa ghiaiosa. Risalitala e superata una breve paretina sulla sinistra (3 m. IV inf.) si traversa sotto un tetto 5 metri a sinistra. Su per un caminetto, leggermente strapiombante nei primi due metri (IV), cui segue un canale che porta facilmente a un intaglio tra la parete ed una punta staccata. Si sale una paretina di 3 metri (III). Poco sopra, obliquando a destra, si prende una serle di canali-camini che porta (40 m. II, passo III) sulla facile cresta terminale.
Bella e consigliabUe salita, molto interessante. La roccia, quasi sempre buona, è ottima nella parte centrale.
Nota: nella parte centrale un sacco è molto Ingombrante.