Sono passati 30 anni dalla prima volta che scalai questa via. Allora mi sembrò dura adesso pure. Aperta da Francesco Bachetti nel 1969 e sottovalutata sulle guide ufficiali, supera un grosso e arcuato diedro al centro della parete nord della Prima Spalla del Corno Piccolo. Oggi con friend e scarpette non ci sono grossi problemi ma allora con scarponi e poco materiale non deve essere stato uno scherzo. D'altra parte tutte le vie di Francesco Bachetti non sono uno scherzo e occorre sempre stare in campana. La roccia è generalmente buona e il tipo di arrampicata penso risulterà sgradito alla maggior parte dei climber, tutta la parte iniziale è una serie di diedri e camini.

Le soste sono attrezzate anche se occorre rinforzarle, le protezioni ci sono nei punti più difficili e sono utili friend grandi. Una via "classica", consigliabile.

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Ero curioso di ripetere la “Umberto Cattani” una via di Francesco Bachetti, tutti dicevano che “ci avevano sbattuto il muso” sul IV+ delle vie di Bachetti. Lo avevo conosciuto solo negli anni 90 quando frequentava la trattoria di Middio ed anzi ne era una presenza fissa. Sapevo bene chi era e con molta cautela, cercando di non urtare la sua sensibilità, mi facevo raccontare le storie di montagna. Era una persona dall’aspetto ben diverso da quella che sorrideva nelle foto degli anni '60-’70 e tuttavia ricordava lucidamente quegli anni, quelli della sua avventura in montagna. Pochi sapevano che era stato un forte alpinista. La cosa mi dispiaceva e dispiace ancor di più oggi non poterglielo dire dopo averci sbattuto personalmente il muso col IV+ di Bachetti ...

Andrea Di Bello

Qui di seguito un ricordo di Francesco Bachetti di Francesco Saladini

Francesco Bachetti 1948 / 2004

Francesco Bachetti in cima al Corno Piccolo (anni '60) Alza gli occhi dal legno che sta lavorando e ti guarda come da dietro una barriera, non sai se di sofferenza o di sospetto. Comunque il sorriso contorto, a mezzo tra provocazione e richiesta di aiuto, comporta anzitutto questo messaggio: io sono diverso da te.
Una volta nello sguardo di Francesco c’erano solo allegria e calore, per gli amici e per le ragazze, un interesse vivo per la cultura politica e le lotte sindacali, una disponibilità infantile ed orgogliosa all’avventura.

Ma una volta tutti eravamo diversi.

In montagna la sua stagione inizia nel 1965, quando è allievo del corso di roccia del GAP, e dura pochi anni intensi di salite quasi subito impegnative come, nel 1967, la Gervasutti alla Punta dei Due: con un Marco Florio già grande ma che per l’occasione deve farsi prestare da altri, alla sella dei due Corni, i moschettoni che non ha. Poi con Peppe Fanesi: nel giugno 67 la prima ripetizione della via Panza-Marsili alla Nord del Camicia (con una variante alta sul 5° +) e in due giorni consecutivi del settembre 68 una prima sulla Nord del Corno Piccolo (4° con tratti di 4° +) ed una sul pilastro centrale del Pizzo Intermesoli (4° + con passi di 5° +).

Francesco in basso al centro, in alto Peppe e Carlo Fanesi Altre prime sul Corno Piccolo: nell’agosto del ‘67 con Federico Pagnini al torrione Aquila, nel settembre alla parete S.E. con Piero Piazza e Lucio Acciaccaferri; e di nuovo a Pizzo Intermesoli nel 1968, sul pilastro di centro. In roccia è istintivo, elegante, veloce; sottostima spesso le sue salite perché il quinto non gli sembra poi così difficile; gli piace ed accetta solo ciò che è naturale, sincero; e a fine dicembre 71 raggiunge da solo, con gli sci e uno zaino da 40 chili, il rifugio Zilioli sul Vettore restandovi due giorni nella tormenta perché, scrive allora, “per me salire le montagne è la vita”. Nel 1971 è nella Turchia orientale, gruppo del Munzur, con la prima spedizione extraeuropea ascolana che sale 8 cime (4 probabilmente vergini) sopra i 3000 metri; poi sulle Alpi per Bianco, Rosa, spigolo Nord del Badile; nel luglio 1973 gira le Dolomiti da solo, nell’agosto arrampica ancora al Corno Piccolo da primo. Ci pensa la città a spegnere quell’entusiasmo; e ci pensa duramente. Francesco è del popolo e quindi di sinistra, come tutti o quasi nel Gruppo alpinisti piceni, ma anarchico più che di partito; quando a San Benedetto contesta, nell’aprile 1972, un comizio del MSI viene arrestato con altri: nei quattro mesi di carcere preventivo (ne avrà 8 in primo grado per turbativa di propaganda elettorale ma sarà assolto in appello) perde il lavoro appena trovato alla Manuli e comincia la sua rapida e terribile discesa agli inferi. Cerca di riprendersi tornando in montagna, un incidente d’auto gli spappola un braccio: non si rialzerà più.

Peppe e Francesco al rifugio Franchetti Da allora intaglia; sta male, molto, per anni, poi riprende a ragionare; ma il mondo un tempo così vasto e aperto è rinserrato ora nell’appartamento di via Sacconi ingombro di legni lavorati, nelle vie intorno a piazza, tra le mura del circolo anziani vicino al teatro; la pensione e l’aiuto della famiglia bastano appena a qualche piatto e al vino. Però gli occhi tornano vivi quando ricorda: i compagni, i giorni della montagna, i passaggi e le difficoltà di ogni via; e sul comodino della sua ultima disastrata stanza lascerà in ordine solo le guide del Gran Sasso: tutte, fino alla più recente. Lo accoglie, quando è alla fine, una residenza assistita; è Pasquale, da Teramo, a dircelo, chiediamo, andiamo a trovarlo: sta male ma è lucido, sembra contento di vedere gente ma solo per pochi minuti; e lo stesso sguardo di prima fa capire che non è questione di conforto né, soprattutto, di pietà.
“In gioventù arrampicatore d’istinto e di valore, scrivono le sorelle sulla lapide, fedele per tutta la vita agli ideali di lotta e di giustizia, amato e rispettato da chi l’ha conosciuto anche nella sventura”.

Francesco Saladini

Tratto dal sito www.caiascoli.it

 

  • Francesco Bachetti sulla cima del Corno Piccolo (anni ’60)
  • Francesco in basso al centro, in alto Peppe e Carlo Fanesi
  • Peppe e Francesco al rifugio Franchetti

Avvicinamento e Attacco

Percorrere il sentiero Ventricini fino al bordo del primo canalone, sotto le due Spalle. Salire per il bordo del canale fino a raggiungere una traccia tra le ghiaie che traversa fino a portarsi alla base del canale Bonacossa. Poco sotto l'ingresso del canale traversare a sinistra tenendosi sotto la parete. Per facili rampe si raggiunge il marcato canale alla base della via. Risalire il primo tratto (II grado) fino ad una biforcazione dove si sosta.

Relazione

  • 1° tiro: Prendere la fessura di sinistra (scaglie, 1 ch.) e proseguire per il diedro successivo. Quando questo si restinge traversare verso destra per entrare nel diedro parallelo. Per questo fino alla sosta. 30 m, 1 ch., IV+ (S1: 2 ch + 1 cl.).
  • 2° tiro: Dritti nel diedro-camino. 29 m, 5 ch., VI- (S2: 3 ch + spuntone)
  • 3° tiro: Ancora dritti poi per una fessura che sale verso destra. Dove si incrocia con un diedrino prendere a sinistra per questo che in breve raggiunge una comoda cengia alla base di una placca. 31 m, V (S3: 2 ch.)
  • 4° tiro: Traversare verso sinistra quindi dritti su placca fino alla grande fessura orizzontale che solca la parete. Facilmente verso sinistra fino alla sosta. 30 m, IV (S4: cl. + 1 ch)
  • 5° tiro: Si traversa verso sinistra (diversi chiodi) per un bel tratto. Raggiunto un diedrino con chiodo alla base (poco prima del terreno facile) proseguire dritti (ch.) fino ad una cengia erbosa. 60 m, 6 ch. V, (S5: 2 cl.)
  • 6° tiro: Si supera un terrazzo inclinato e si giunge alla base di una placconata. A sinistra una fessura strapiombante a destra una placca permettono di rimontare sul filo della cresta. 60 m IV o V+ (S6: spuntone)
  • 7° tiro: Facile placca. 60 m II (S7: clessidra)
  • 8° tiro: Facile placca fino in vetta. 60 m, II (S8: 2 fix)

Discesa

Due opzioni

  • Proseguire per poco sulla cresta fino ad incontrare i segni di vernice che indicano la via normale al Corno Piccolo. Prendere a destra il sentiero che scende al vallone dei Ginepri quindi risalire fino alla sella dei Due Corni e per il sentiero della normale al Corno Grande fino alla seggiovia.
  • Al bivio per la normale del Corno Piccolo prendere a sinistra per prati e ghiaie. Seguendo delle esili tracce si scende zigzagando fino ad imboccare un profondo ed inciso vallone. Lo si scende superando in arrampicata (passi di II grado) i vari saltini che si incontrano. Quando il canale si allarga traversare nettamente verso sinistra per prendere una traccia tra ghiaie che riporta al Ventricini nel posto dove l'avevamo lasciato all'andata.

Dati tecnici

  • Aperta da Francesco Bachetti e Angelino Passariello, settembre 1969
  • Sviluppo: 300 m
  • Difficoltà massima: VI
  • Impegno: R3/II
  • Esposizione: nord
  • Materiale necessario: normale dotazione alpinistica, utili friend grandi per il camino del secondo tiro.

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