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Monte Genzana (Monti Marsicani)

La cima del monte Genzana, anche se non molto appariscente, è tra le più panoramiche dell'Appennino Centrale. Come in altri gruppi montuosi il versante orientale rispetto a quello occidentale è molto più boscoso e solcato da lunghi valloni ed i paesi sono spesso dislocati a quote relativamente modeste. Per questo anche se le cime delle montagne non presentano altezze significative i dislivelli possono essere notevoli. L'itinerario che da Pettorano sul Gizio sale in cima al monte Genziana ha proprio questa caratteristica, con una cima di "soli" 2100 m il dislivello complessivo per compiere l'anello descritto è ci circa 1600 m. Se a questo aggiungiamo i circa 22 Km si sviluppo abbiamo un'escursione che, da un lato permette di attraversare luoghi molto diversi tra loro, dall'altro richiede un discreto allenamento.

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Monte Pollino e Serra Dolcedorme

L'itinerario classico per salire al monte Pollino nell'omonimo Parco Nazionale. Un percorso vario e molto panoramico non difficile ma da non sottovalutare in caso di nebbia. Con la salita alla Serra Dolcedorme, facilmente raggiungibile dalla sella sotto il Pollino, diventa un'escursione veramente interessante anche se con un notevole sviluppo (poco più di 20 Km). Il giro attraversa alcuni dei luoghi più suggestivi del Parco, il cuore del Pollino che con i suoi pini loricati è uno dei gruppi montuosi più interessanti del meridione. Questa conifera, di origine balcanica è il simbolo del Parco Nazionale. Il pino loricato deve il suo nome alla caratteristica struttura della sua corteccia che ricorda le piastre metalliche dell'antica corazza romana chiamata "lorica". Tutta questa zona, a cavallo tra Calabria e Basilicata, è tra le aree più selvagge d'Italia; i suoi monti sono solcati da pochi sentieri quasi sempre privi di segnaletica.

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Macera della Morte da Passo il Chino (Monti della Laga)

Il monte Comunitore è il più settentrionale dei Monti della Laga. Dalla cima di questo monte, i versanti digradano dolcemente verso il fiume Tronto e sono attraversati dai confini del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il Tronto è anche il confine del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, monti che qui si impongono con la parete sud del monte Vettore, un bastione roccioso alto più di mille metri. Dal Comunitore verso sud invece inizia il lungo crinale che, raggiunta la Macera della Morte, si tiene costantemente sopra i 2000 m fino al monte di Mezzo per concludersi poi al lago di Campotosto. Questa escursione percorre un breve tratto di questa lunga dorsale, una cresta larga, priva di difficoltà e molto panoramica.

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Il Farneto (Monti della Laga)

Il Farneto, da farnia (Quercus robur), una delle querce più comuni, è il nome di un vasto bosco che si estende tra il fiume Tronto e il monte Comunitore sulle propaggini settentrionali dei Monti della Laga. Un bosco molto fitto composto da quasi tutte le esenze arboree che si possono trovare a queste latitudini, oltre alla quercia, che da appunto nome al bosco, spiccano il castagno e il faggio (padrone assoluto da 1000 a 1800 m) ma non mancano tassi, abeti, pini, carpini e altro. Un manto verde continuo interrotto solo da qualche piccolissima radura. Frequentato quasi esclusivamente da cercatori di funghi, questo bosco è attraversato solo da pochissimi sentieri che, con il passare degli anni, sono sempre meno incisi e difficili da individuare. La probabilità di perdere la traccia è alta per cui occorre avere un ottimo senso dell'orientamento per poter proseguire anche senza sentiero.

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Lepora e Settecerri (Valle Castellana)

Il fosso della Pantana percorre una delle valli più impenetrabili della zona. Impenetrabile per via della vegetazione che lentamente, ma inesorabilmente, si riappropria di tutto il territorio che non viene più usato dall'uomo. Qui in effetti di presenze umane ce ne sono poche e, se non fosse per il piccolo paese di Settecerri restaurato di recente, tutta la zona sarebbe completamente abbandonata. Abbandono vuol dire sentieri difficili da trovare (e da percorrere) e poche strade. Quest'ultimo punto, da noi escursionisti, non è vissuto come una perdita anzi ci fa molto piacere. Dovunque c'è una sterrata, anche scomoda, ci sono moto e quad che scambiano le montagne per piste da cross. D'altra parte i divieti sono sempre più rari e comunque non vengono fatti rispettare, anche all'interno del Parco. L'abbandono di questa valle inizia negli anni '50 quando gli ultimi abitanti di queste minuscole frazioni si trasferiscono in città. Una scelta obbligata per quei tempi perchè il territorio qui è avaro di risorse e la pastorizia, da sempre traino economico di queste vallate, non offriva più grandi oppurtunità.

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Monte della Farina (Monti Gemelli)

Perchè un'escursione al monte della Farina? Non è alto, non è appariscente, non è frequentato: sembrerebbe mancante di ogni caratteristica che invogli l'escursionista. In realtà qualche freccia nel suo arco la possiede: un magnifico panorama e alcuni borghi abbandonati o semiabbandonati. Queste caratteristiche fanno di questo anello un'escursione tutto sommato godibile, senza grossi dislivelli, abbastanza semplice (ma non troppo) e con scorci culturali e naturalistici molto interesssanti. Il percorso è abbastanza vario e si svolge a quote relativamente basse per cui è consigliato percorrerlo nelle mezze stagioni quando le temperature non sono eccessive. E' percorribile anche con neve anche se occorre conoscere un poco il territorio per districarsi tra i vari bivi.

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La valle del Castellano (Monti della Laga)

Bella, lunga e varia. Questa escursione nel cuore dei monti della Laga è tra le più interessanti del gruppo. Il versante nord orientale del gruppo è solcato da due lunghe valli incise dallo stesso torrente, il Castellano. Impetuoso e ricco d'acqua questo torrente è impietosamente captato a 1350 m dove una miriade di piccoli sbarramenti dell'Enel lo intercettano e ne deviano il percorso verso il lago di Campostosto. Proprio dalla strada usata per raggiungere una di queste captazioni inizia questo itinerario, nel bel mezzo del Bosco Martese. Proprio perchè non intercettata l'acqua è protagonista indiscussa del primo tratto dell'escursione, una miriade di piccole cascatelle solcano i ripidi versanti della valle per giungere poi, poco prima del margine del bosco, al salto più imponente della valle, la cascata della Morricana. Una cascata non molto alta ma suggestiva che nelle mezze stagioni ha una notevole portata d'acqua. Dopo questo punto la valle si allarga e iniziano le estese praterie d'alta quota dove d'estate le greggi trovano il luogo ideale per pascolare.

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Gole dell'Inferno spaccato (Gran Sasso)

In una bella giornata Settembrina, accompagnati da due disponibilissimi soci della sottosezione CAI di Arsita, Cristian e Renzo, abbiamo visitato le gole dell’Inferno Spaccato; un itinerario poco conosciuto situato nella zona prossima ai versanti settentrionali dei monti Tremoggia, Coppe e Siella (Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga). L’escursione non presenta difficoltà di orientamento eccetto il raggiungimento con l’auto del punto di partenza, mentre per la parte tecnica, nel tratto interno alle gole, occorre superare qualche ostacolo con brevi passaggi di primo grado. La gola è lunga circa 100 metri ed è molto suggestiva. Tra pareti alte decine di metri il canyon a tratti è largo solo alcuni metri.

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Cascate della Volpara (Monti della Laga)

I Monti della Laga sono ricchi di cascate, complice l'arenaria, una roccia impermeabile che impedisce all'acqua di penetrare in profondità e quindi la costringe a "scivolare" in superficie. In questi monti non troverete mai sorgenti con portate d'acqua significative come nei gruppi montuosi limitrofi che sono di calcare e molto carsici. Qui però possiamo trovare corsi d'acqua a quote molto alte ma che risentono moltissimo delle precipitazioni e quindi soggetti a notevoli differenze di portata. Ovvio che se si effettua un'escursione per ammirare una cascata, il periodo migliore è l'inizio estate quando il flusso d'acqua è massimo per via dello sciogliemento delle nevi, qui di solito abbondanti; maggio e giugno sono i mesi migliori. Lo spettacolo a volte è suggestivo ma spesso mediocre, i salti non sono imponenti e se la portata non è elevata si può rimanere delusi. Comunque il refrigerio è assicurato.

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Valle dell'Inferno (Gran Sasso)

Questo itinerario escursionistico ha un attore principale indiscusso: il Paretone. Nel lungo procedere verso la cima, l'enorme bastionata rocciosa rivela piano piano la complessità e la grandezza della parete, mostrando angoli e sfaccettature spesso ignorate o sconosciute. La Comba, il canale Hass-Acetelli, la Farfalla, il canale Iannetta, tutti luoghi conosciuti e calpestati dai pochi alpinisti che si avventurano su queste balze rocciose dove dal rischio che corrono hanno in cambio brividi di gioia e di paura. Brividi che colpiscono anche coloro che passano sotto la parete, come nel caso di questa escursione, qui la natura selvaggia ancora si tocca con mano e ti accompagna per un lungo tratto, in particolare lungo tutta la valle dell'Inferno, nella ripida salita che dal rifugio Nino d'Arcangelo termina in cima al monte Aquila. Montagna con un panorama unico; 360 gradi di ambienti diversi e contraddittori, dalle pareti verticali agli altopiani, dalle forre agli impianti da sci. Un ambiente che comunque rimane selvaggio e di grande soddisfazione per l'escursionista esigente.

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