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Torrente Tordino (Monti della Laga)

Un itinerario d'acqua. Con Caronte (l'alta pressione di origine africana) che imperversa è uno dei pochi luoghi dove trovare refrigerio ed insieme effettuare un'escursione di notevole bellezza. Il percorso non è facilissimo perchè occorre risalire brevi tratti rocciosi un po' esposti e spesso attraversare il fosso su liscie placconate scivolose che richiedono attenzione. Il Tordino nasce sotto il Monte Gorzano, la cima più alta dei Monti della Laga e sfocia nel mar Adriatico dopo 59 Km. La parte alta di questo torrente, tra il rifugio della Fiumata e Padula, è caratterizzata da numerose cascate e scivoli di arenaria; incassate tra alte pareti rocciose, le acque spumeggianti formano anche "pozze" di acqua trasparente dove, nei giorni più caldi della stagione estiva è possibile fare un bagno.

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La fioritura dei Piani di Castelluccio (Monti Sibillini)

La fioritura dei Piani del Castelluccio è probabilmente il fenomeno naturale più fotografato nel Centro Italia. Ogni anno centinaia di visitatori e appassionati di fotografia visitano questi altopiani per realizzare foto suggestive oppure solo per godersi lo spettacolo. A poco più di 1400 m di altezza, tra i primi giorni di giugno e i primi di luglio, ogni anno è possibile ammirare questa variopinta esplosione di colore che punteggia un bel pezzo del Pian Grande e del Pian Perduto. Il periodo ideale per vedere la fioritura varia ogni anno ed è dovuto all'andamento climatico della stagione. Comunque la durata non è breve e non c'è un culmine inteso come giornata/e particolari. La fioritura è un mosaico di colori dovuti a numerose specie che convivono nello stesso spazio di terra. Non tutte fioriscono insieme e non tutte ogni anno. Per questo durante il mese ci sono sempre variazioni di colore. Per questo è anche impossibile prevedere con esattezzza l'andamento della fioritura, occorre andarci e sperare che sia il periodo migliore.

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Il fosso di Ortanza (Monti della Laga)

I Monti della Laga sono solcati da innumerevoli fossi, ricchi d’acqua nella tarda primavera ed in estate, quando i nevai sono sciolti ed alimentano i bacini dei versanti abruzzese e laziale del gruppo. Alcuni di questi impluvi sono la via di accesso ad un mondo lontano anni luce dai normali itinerari escursionistici e proiettano chi ha la pazienza di percorrerli in un mondo di selvaggia bellezza, in luoghi remoti e da tempo dimenticati. Il fosso di Ortanza è uno dei canali che incidono più profondamente il versante laziale della Laga; le sue cascate sono abbastanza famose, oltre a costituire in inverno una chimera per i ghiaccia tori del centro Italia. L’itinerario proposto segue un antico sentiero che tocca angoli un tempo frequentati da pastori e greggi, come testimoniano i resti di un incredibile stazzo, ed ora battuti solo da torrentisti, per poi risalire integralmente l’alveo del fosso di Ortanza fino alla vetta del M. Gorzano e ridiscendere lungo la cresta Ovest fino a Colle Innamorato passando per Colle Vacciuno.

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Cresta del Torrone (Monti Sibillini)

Il monte Torrone, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, è il monte meno appariscente del Gruppo. Visto da oriente si ha difficoltà anche a capire qual'è visto che si tratta di una lieve altura posta lungo una cresta. Visto dalla valle del lago di Pilato è più appariscente ma una volta sopra scompare proprio, lo si oltrepassa senza neanche accorgersene. Detto questo la cresta che porta il suo nome è tra le più belle, se non la più bella, del gruppo dei Sibillini. Lunga, aerea, panoramica, può essere salita partendo da tre località, Foce di Montemonaco, Altino e Colle di Montegallo. A prescindere dalla località scelta come partenza ci saranno sempre due costanti: grande dislivello e grande sviluppo.

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Monte Porrara (Gruppo della Majella)

La Majella, verso sud, piano piano si rimpiccolisce, sia in larghezza che in altezza e termina con un'ultima propaggine: il Monte Porrara. Affilato e lungo può essere precorso da sud a nord con una bellissima traversata che inizia dalla (ex) stazione ferroviaria di Palena, sul valico della Forchetta, e termina a Campo di Giove. Un percorso molto panoramico, vario e di grande soddisfazione. Naturalmente occorre avere due auto oppure affidarsi al buon cuore di qualche automobilista per effettuare la traversata ma, anche se non fosse possibile compierla per intero, varrebbe sicuramente la pena salire in cima a questo monte e tornare sui propri passi. Da evitare nelle giornate molto calde, la salita è esposta perfettamente a sud e il sole potrebbe rappresentare un problema. Dalla vetta è un susseguirsi di saliscendi con un colpo d'occhio sulle valli laterali veramente notevole, qualcuno ha detto a 720° perchè occorre girare su se stessi almeno due volte per guardare con un minimo di attenzione tutto l'ambiente circostante.

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Sasso d'Andrè (Monti Sibillini)

La lunga cresta orientale del monte Vettore, vista da est, presenta una netta insellatura a circa metà della sua lunghezza. La cima a destra di questa sella è spesso identificata come il monte Torrone ma così non è. Il Torrone, visto da oriente è quasi invisibile e si trova subito a sinistra della sella mentre quella di destra è chiamato dai locali "Sasso d'Andrea". Questa confusione si può spiegare meglio se si guarda la stessa cresta da Foce, qui il Torrone spicca molto meglio ed assume le caratteristiche sembianze di un monte. Il Sasso d'Andrea, non riportato sulle carte IGM, è un ottimo punto panoramico ed è raggiungibile da diversi punti: da Foce, da Altino e da Santa Maria in Pantano. Questo che viene descritto inizia da Foce e, dopo una lunga traversata, tocca la Fonte Fredda quindi si porta in cresta fino alla cima.

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Colle Pelato (Gran Sasso)

Colle Pelato è un bellissimo balcone panoramico su tutta la catena del Gran Sasso e oltre. Per arrivarci ci sono varie alternative, dal versante nord si può salire da Flamignano oppure da Aquilano ma, in entrambi i casi, occorrerà percorrere un itinerario non proprio gradevole. In questa zona i sentieri sono quasi scomparsi per lasciare posto a numerosissime strade sterrate usate per la raccolta della legna. Il problema è che una pista creata per un cingolato non sempre si adatta al percorso di un escursionista. Tutto questo versante è coperto da boschi che, vista la quota, sono composti da numerossime specie arboree, anche dall'abete bianco che proprio qui ancora resiste in un piccolo nucleo: la Selva degli Abeti.

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Monte Giano (Gruppo del monte Calvo e del monte Giano)

Il gruppo del monte Calvo e del monte Giano ha dalla sua un superbo panorama sull'intero Appennino Centrale. Proprio da quest'ultimo montagna lo sguardo corre a 360° con una vista particolare sul vicinissimo gruppo del monte Terminillo. L'escursione descritta si svolge prevalentemente sul lato orientale del monte, un versante completamente diverso da quello che si affaccia sul paese di Antrodoco e che presenta la vistosa e chiacchierata scritta DUX. Questa parte della montagna è contraddistina da altopiani, boschi e radure che rendono il paesaggio dolce e molto rilassante. La gita però non è per nulla breve anzi, in totale sono più di 15 Km di cammino. Chilometri ben ripagati dal panorama e dalla varità dei paesaggi che si incontrano.

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Dalla Rava del Ferro alla Val Serviera (Majella)

In rete si trovano molte relazioni di escursioni in montagna. In troppe (secondo me) si fa un uso spregiudicato dei superlativi (bellissima, stupenda, eccezionale, ecc.). L'uso di aggettivi mirabolanti, usati senza troppo accortezza, appiattisce la valutazione degli itinerari rendendo il confronto molto difficile. Avere una gerarchia di valutazioni il più oggettiva possibile, va a vantaggio di tutti, perchè si può scegliere la propria escursione con cognizione e accuratezza. Detto questo la traversata descritta è grandiosa. Qui questo aggettivo lo possiamo usare senza problemi, quasi 2000 m di dislivello per oltre 20 Km di sviluppo, passando in alcuni dei posti più belli del Parco. Un percorso di grande soddisfazione; gli ambienti toccati sono vari e sempre diversi, dalle praterie di alta quota alle forre passando per creste e canaloni.

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Tracciolino di Annibale (Monti della Laga)

Durante la seconda guerra punica (218 a.C. - 202 a.C) Annibale attraversò prima le Alpi e poi gli Appennini. La leggenda vuole che il generale abbia scelto proprio il valico tra Pizzo di Sevo e Cima Lepri per portarsi sul litorale adriatico, dopo la battaglia sul Trasimeno. Da qui i toponimi: Tracciolino e Guado di Annibale. La verità quasi sicuramente non la sapremo mai. Però l'idea che un esercito si sia "arrampicato" fino ai 2000 m della Forca per poi ridiscendere nei vasti boschi della Laga è molto suggestiva come anche l'ipotesi che nei pressi passasse una strada consolare romana: la via Metella. Storie che ci fanno guardare in modo diverso queste località, abituati come siamo a vederci passare sopra solo greggi. E proprio da innumerevoli pecore è stata solcata per secoli la "Via Ranna", il sentiero che taglia in quota il versante occidentale di Cima Lepri. Un ardito percorso che collegava i vari stazzi disseminati lungo queste ripide valli.

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