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Grotta di Sasso Petruccio (Monti della Laga)

Siamo nella parte settentrionale dei monti della Laga, una zona facilmente accessibile ma pochissimo conosciuta e valorizzata. Qui i boschi la fanno da padrone e intere valli sono interamente coperte da selve. In basso, fino a circa 1000 m, è il regno del castagno sopra questa quota invece domina incontrastato il faggio. Le escursioni in queste valli sono quindi avare di panorami, il fitto manto boschivo spesso impedisce la visuale per gran parte del percorso e trovare delle gite che soddisfino "l'appettito" dell'escursionista non è facile. Il fosso di Noce Andreana racchiude una "chicca" inaspettata e vale sicuramente una visita. Una antro con dentro delle costruzioni in muratura sotto una cascata d'acqua: la grotta di Sasso Petruccio. Un posto molto caratteristico e suggestivo.

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Cresta del Finarolo (Monti della Laga)

Sapete tutto sull'orientamento? Per andata in camera da letto usate il GPS? Azimuth e UTM non sono parolacce? Se avete risposto affermativamente a queste tre domande potete fare questo itinerario. Raggiungere il colle Finarolo infatti non è proprio banale, una folta vegetazione e sentieri non sempre ben visibili rendono questo itinerario riservato a chi di montagna e di orientamento ci capisce. Paradossalmente proprio la prima parte, quella cioè vicino al paese, è la più intricata e difficile da trovare. I sentieri, un tempo percorsi da pastori e legnaioli, oggi sono calpestati solo dai cercatori di funghi e dai cinghiali che non riescono ad evitare la crescita degli arbusti. Sarebbe ottimo se le amministrazioni locali destinassero dei fondo per ripulire queste mulattiere che attraversano luoghi selvaggi e ricchi di storia in ambienti superbi.
Il colle Finarolo è un piccollissimo rilievo roccioso su un lungo crinale ricoperto da boschi. Il nome la dice lunga sulla larghezza della cresta in questo punto, un tratto di brevi pinnacoli di arenaria con una forte esposizione sulle valli sottostanti. Volendo si può continuare ed uscire verso il monte Comunitore ma a questo punto sarebbe d'obbligo avere un'altra macchina per tornare al punto di partenza.

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Monte Meta (Monti della Meta)

Questo itinerario si snoda nel cuore del Parco Nazionale e attraversa due delle valli più belle e frequentate del gruppo. Si inizia dal piano delle Forme conosciuto anche come valle Fiorita, un pianoro erboso circondato da faggi con al centro un pantano usato dagli animali che pascolano tranquillamente nella zona. Si risale poi la valle Pagana, prima dentro una fitta faggeta poi su ampi pratoni fino al suo culmine: il passo dei Monaci. Qui la tradizione vuole che tre monaci perirono durante una traversata a causa di una bufera; il passo è sempre stato molto frequentato poiché metteva in comunicazione il Lazio con l'Abruzzo. Dal passo si sale velocemente in vetta al monte Meta. La discesa si svolge nella valle attigua, prima passando sul bordo di alcune morene, segno di antichi ghiacciai che coprivano tutta la zona poi nel fondo della valle dopo aver superato un fortino diruto che è servito, qui come sulla Majella, per la guerra contro il banditismo. Il finale è tutto nel bosco che consigliamo di percorrere in autunno, quando il colore diventa l'elemento predominante del paesaggio.

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Cascata del Macellaro (Majella)

Il versante orientale della Majella è uno dei luoghi più selvaggi e suggestivi dell'Appennino Centrale. Le sue valli si snodano per chilometri e racchiudono, spesso nascosti tra ripide pareti, angoli di rara bellezza. La valle delle Mandrelle, che sfocia nel più famoso vallone di Santo Spirito, è tra le meno frequentate e conosciute. La parte bassa della valle è una forra circondata da pareti verticali alte centinaia di metri che in alcuni punti arrivano quasi a toccarsi. Purtroppo alla fine del canyon, poco prima che si giunga sulle praterie di alta quota, una cascata interrompe il percorso e costringe il visitatore a tornare sui suoi passi, si tratta della cascata del Macellaro, un luogo recondito e poco fequentato, soggetto a valanghe e frane, un luogo severo ma suggestivo che merita sicuramente una visita.

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Via del Canalino (Monti Sibillini)

In un articolo di qualche tempo fa, descrivendo la salita della via dei Laghetti avevamo scritto che esistevano itinerari che si posizionano in una zona "grigia", un misto tra escursionismo e alpinismo. La via del Canalino è un'altro itinerario che corrisponde a quella descrizione. Un percorso escursionistico riservato ad alpinisti, non occorre essere dei sestogradisti ma bisogna avere una grande esperienza e la capacità di muoversi in un ambiente molto particolare; un terreno fatto di pietre instabili, forti pendenze e tratti molto esposti. Un terreno non difficile ma sicuramente pericoloso. Il versante sud del Vettore è fatto così, pareti di roccia intervallate da canali ghiaiosi sopra scivoli di roccia compattissima, un terreno selvaggio, aspro e per questo molto suggestivo.

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Cima delle Murelle (Majella)

Se non è 10 poco ci manca. Quest'anello della Cima delle Murelle è un percorso di grande soddisfazione, lungo, impegnativo, di grandi panorami e selvaggio quanto basta. Un itinerario che permette di superare la parete nord di questa montagna, che qualcuno ha chiamato l'Eiger dell'Appennino. Un paragone molto azzardato ma che comunque rende l'idea del posto dove si svolge l'escursione. Escursione che, anche se non troppo difficile tecnicamente, è riservata ad escursionisti molto esperti, per l'orientamento, per l'esposizione e per la lunghezza. Anche questo infatti, come quasi tutti gli itinerari che raggiungono le cime più alte del gruppo, ha un dislivello e uno sviluppo considerevole, oltre 1300 m per oltre 20 Km, fortunatamente lungo la cresta è possibile rifornirsi di acqua presso la fonte della sella di Acquaviva. Il periodo migliore per avventurarsi in questo versante è sicuramente la tarda estate e l'inizio autunno, in primavera e ad inizio estate i canali possono essere ancora invasi dalla neve e quindi richiederebbero una attrezzatura alpinistica.

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Monte Cardosa (Monti Sibillini)

Sui Sibilllini oltre alla catena principale, con le cime più alte e conosciute del gruppo, c'è una dorsale secondaria con vette meno appariscenti ma spesso molto panoramiche. Da Visso a Forca Canapine è tutto un susseguirsi di monti con una altezza media intorno ai 1700 m con due vette superiori ai 1800 che spiccano per la loro forma conica: il monte Patino e il monte Cardosa. Proprio quest'ultimo, a picco sulla valle del Nera a oriente e sulla valle di Visso a occidente è raggiungibile da alcuni percorsi escursionistici tra cui il più interessante è sicuramente quello che inizia da Nocelleto e percorre la valle di Varogna. Se dovvessimo racchiudere il giudizio di questo itinerario con poche parole questo potrebbe essere: senza infamia e senza lode. Molto bello il panorama che si gode dalla cima mentre la valle è abbastanza monotona e priva di grosse attrattive (specialmente in stagione avanzata quando il torrente è asciutto). Può essere percorso per buona parte dell'anno e si può accorciare di molto partendo dalla Croce di Monte Cardosa raggiungile in auto.

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Cresta dei Sassetelli (Monte Terminillo)

Il Terminillo spesso sembra una montagna in miniatura probabilmente per via della strada che lo attraversa e che raggiunge i 1900 m. Iniziando da una quota così alta tutte le misure si riducono di parecchio e vista la "facilità" degli itinerari spesso si incontrano molte persone. Nelle valli limitrofe invece si possono fare escursioni anche con dislivelli notevoli e senza troppo "traffico".
La cresta Sassetelli è sicuramente uno degli itinerari più interessanti per raggiungere la cima del Terminillo, panoramicissimo e vario questo itinerario ad anello attraversa alcuni dei posti più belli del gruppo, alcuni tratti sono un po' esposti per cui è meglio affrontarlo quando si è acquisita una certa esperienza di montagna.

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Via ferrata Ricci (Gran Sasso - Vetta Orientale)

In appennino esistono poche vie ferrate e quasi tutte concentrate sul Gran Sasso. Attualmente sul Corno Piccolo ce ne sono due (la Ventricini e la Danesi) mentre sul Corno Grande una (la ferrata Ricci). Esistono poi tratti attrezzati per raggiungere il bivacco Bafile ed un'altra via dismessa (la via ferrata Brizio) perchè priva di manutenzione. Questi itinerari, dopo anni di abbandono, recentemente sono stati oggetto di un progetto di ripristino e manutenzione a cura dell'Ente Parco ed oggi sono percorribili con l'adeguata attrezzatura e preparazione. La via ferrata Ricci permette di raggiungere la vetta Orientale del Corno Grande per la cresta nord. Si tratta di un percorso non difficile e attrezzato con corde di acciaio nei punti più pericolosi. Acuni brevi tratti in verità sono abbastanza esposti e potenzialmente pericolosi quindi se non avete abbastanza esperienza meglio non rischiare su questo itinerario.

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Monte Brancastello (Gran Sasso)

Visto dalla piana di Campo Imperatore il M. Brancastello è una delle tante elevazioni che delimitano verso nord la piana, e non sembra certo una cima tra le più formidabili. Se però l'osservate da Pretara, frazione di Isola del Gran Sasso, il colpo d'occhio è ben diverso. Il versante nord del Brancastello precipita verso valle seguendo due valloni: il fosso Malopasso verso est e il vallone verso ovest. Dal basso il versante sembra inaccessibile, sbarrato da imponenti salti rocciosi e da macchie di bosco impenetrabili. In realtà un itinerari pittoresco che consente di salire al Brancastello da nord parte proprio da Pretara, in corrispondenza della località Piane del Fiume, poco oltre Pretara. Per raggiungere la località di partenza per la salita basta seguire la strada per il Lago di Pagliara e deviare quindi in corrispondenza di un bivio segnalato sulla destra: 2 km di buona sterrata vi condurranno ad un'area attrezzata (panchine e fonte) dove parcheggiare. Si è ai piedi del Brancastello, e gli scorci paesaggistici sono già notevoli ed infatti l'area nei giorni di festa è molto frequentata da gitanti e famigliole. Quasi nessuno però oltrepassa la fonte per seguire pochi metri dopo sulla sinistra la traccia che indica il sentiero per l'eremo di S. Colomba.

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