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Rava del Ferro (Majella)

Dritta, ripida, sostenuta, lunga. Questi in sintesi gli aggettivi che riguardano la Rava del Ferro, uno dei canali che incidono profondamente il versante occidentale della Majella e che da Lama Bianca sale dritto fino al crinale che separa il monte Amaro da Pesco Falcone. Molto frequentata, è una classica del gruppo e va affrontata solo con condizioni di neve ben assestata. La rava, dalla base, ha un dislivello di poco superiore ai 1100 m, a questo va aggiunto però un tratto variabile di strada che dipende dalle condizioni della neve. In genere accumoli generati dal vento bloccano la strada prima del suo termine e costringono a percorrere un tratto di questa con gli sci. Per questo viene percorsa in primavera, sia perchè il manto nevoso è stabilizzato sia perchè è possibile salire in auto un tratto di strada che altrimenti costringerebbe a 5 chilometri e mezzo supplementari.

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La cresta del Sassone (Monti Sibillini)

Il versante orientale del monte Vettore è contraddistinto da due grandi impluvi, il Fosso di Pianelle e il Fosso di Casale, due enormi collettori di valanghe che qui raggiungono dimensioni veramente notevoli. Nel 1934 addirittura il paese di Casale fu completamente distrutto da una di queste (l’unica casa che rimase in piedi è visibile in prossimità della strada e deve la sua salvezza al terrapieno antistante). Tra questi due "imbuti" si snoda una cresta dove spicca un grosso masso roccioso chiamato "Il Sassone". L'itinerario scialpinistico che percorre questa cresta è senza dubbio tra i più belli dei Monti Sibillini, la sua pendenza costante richiede concentrazione nella ricerca della traccia meno difficoltosa ed esperienza nella valutazione del manto nevoso. E’ molto facile che si debba ricorrere all'uso dei ramponi e della piccozza.

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La Traversata del Castellano (Monti della Laga)

Se volete scoprire il vero volto dei Monti della Laga dovete mirare al suo cuore: la valle del torrente Castellano. Pochissimo frequentata in estate, se non da cercatori di funghi, in inverno è praticamente inaccessibile, isolata dalla neve che spesso scende a quote molto basse. Risalirla in inverno significa dover lasciare la macchina, se si è fortunati, al guado di fonte d'Amore e percorrere poi altri 6 Km di strada solo per arrivare ai piedi della valle. Anche senza neve comunque la strada è in condizioni tali da poter essere percorsa solo da 4x4 duri e puri, un SUV non vi toglierebbe dagli impicci, inoltre occorre pagare un pedaggio ed a piedi non è proprio divertente ... Se la neve iniziasse prima dell’attraversamento del torrente, le distanze da coprire diverrebbero proibitive (11 Km solo per arrivare alla base della montagna). La soluzione migliore è la traversata, partendo da Ceppo di Rocca S. Maria salendo a Pizzo di Moscio e Cima Lepri e percorrendo la valle in discesa; occorrerà ovviamente provvedere a lasciare un’auto preventivamente al Guado.

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La Traversata della Provvidenza (Gran Sasso)

La traversata della Provvidenza, insieme alle traversate del Corno Grande (Alta e Bassa) è una delle traversate più classiche del Gran Sasso; e anche una delle più belle. Si inizia da Campo Imperatore, qui si abbandona la festante popolazione di sciatori che si dirigono verso gli impianti di risalita e si inizia a salire verso il rifugio Duca degli Abruzzi. Oltre questo luogo (non gestito d'inverno) l'ambiente si fa silenzioso, solitario e maestoso. Prima la larghissima conca di Campo Pericoli, circondata dalle cime più alte del gruppo, poi la conca del Venacquaro ed infine la lughissima valle del Chiarino, permettono di raggiungere il lago della Provvidenza, poco sotto il passo delle Capannelle, limite settentrionale del Gruppo del Gran Sasso. Più di 20 Km tra passi e valli, circondati dalle cime più alte della zona: Corno Grande, Pizzo Intermesoli e monte Corvo.

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Serra della Terratta (Monti Marsicani)

Serra della Terratta è un tratto della catena montuosa che delimita ad occidente la valle di Scanno (valle del Sagittario) e comprende, olte al monte Terratta, numerose cime poco appariscenti; spesso senza nome. Da queste cime scendono a pettine diverse valli, alcune delle quali adatte allo scialpinismo. Anche gli amanti dello sci alpino qui possono divertirsi, da Scanno partono alcuni impianti a fune che arrivano fino in cima al monte Rotondo. Il lato meridionale di questo monte è inciso da una valle che in alto è abbastanza dolce poi diventa incassata e profonda. L'itinerario descritto risale questi due valloni che costeggiano il monte Rotondo, la prima parte del percorso attraversa il vallone Ciaccariello poi, nella parte alta il vallone del Monte.

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Val di Panico (Monti Sibillini)

La val di Panico è una delle valli dei monti Sibillini più conosciute e frequentate dagli scialpinisti. Diverse sono le cime alte più di 2000 m che circondano questa valle e il monte Bove nord, con la sua muraglia rocciosa è la più imponente. Le sue pareti sono solcate da numerosi itinerari alpinistici anche se ultimamente invece di essere calpestate da scarponi o scarpette sono calpestate dagli zoccoli dei camosci che proprio in questa zona si stanno riproducendo dopo la reintroduzione effettuata dall'Ente Parco qualche anno fa. A causa di questo progetto l'accesso alle pareti della montagna sono vietate (vedi programma di reintroduzione del camoscio appenninico). Valle di origine glaciale con un bel circo dove ogni anno si forma una cascata di ghiaccio (Torre di Luna) tra le più alte (di quota) del gruppo. Altre formazioni di ghiaccio sono presenti nella parte bassa della valle, nelle strette forre formate dal fosso La Foce, poco oltre il piccolo borgo di Casali. Da questo paese iniziano le salite scialpinistiche della zona, quelle più ripetute salgono sul monte Rotondo oppure, come in questo caso, a Pizzo Berro.

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Rava Pisciarello (Majella)

Sulla Majella i valloni del versante occidentale si chiamano Rave. Le più conosciute e frequentate sono sicuramente la rava della Giumenta Bianca, del Ferro e della Vespa. In comune hanno molte caratteristiche: grandi dislivelli, ottime pendenze (per gli sciatori), pericolo di valanghe, divertimento assicurato in discesa; ma anche l'estrema monotonia della salita. Si potrebbe dire "fatta una fatte tutte". Questa del Pisciarello ha nel suo arco una freccia in più, il bellissimo panorama che accompagna lo scialpinista per gran parte della gita, un vero balcone sull'Abruzzo orientale.

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Monte della Corte (Monti Marsicani)

La catena montuosa che delimita il versante sinistro (orografico) della valle del Sagittario comprende numerose cime. Una delle più meridionali è il monte della Corte, poco distante dal monte Marsicano. L'itinerario che sale da Scanno su questa cima è uno dei più frequentati della zona. Senza grosse pendenze, con un notevole sviluppo e relativamente sicuro, questo itinerario è meta di molti appassionati della montagna invernale che con gli sci e con le ciaspole, risalgono i dolci avvallamenti che costellano tutta la zona. I pendii sono dolci e quindi ottimi anche per lo sci escursionismo. Il tratto finale invece presenta un pendenza più accentuata, ottimale per la scialpinismo ma purtroppo abbastanza breve. La discesa è divertente e ricalca per gran parte l'itinerario di salita; con qualche breve variante però può essere resa più brillante e nella relazione sono indicate le possibili soluzioni.

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Monte di Cambio da Fontenova (Gruppo del monte Terminillo)

Quando una donna con le ciaspole arriva prima di un uomo con gli sci ... non si può parlare di scialpinismo. Forse sarebbe meglio parlare di sciescursionismo. Il monte di Cambio da Fontenova è una salita frequentata, semplice, senza grossi dislivelli e quasi priva di pericoli oggettivi. Per questo si adatta perfettamente ad escursioni con le ciaspole e a salite con gli sci quando altrove le condizioni non sono ottimali. Lo scialpinista in genere "odia" dover racchettare per risalire i pendii; qui occorre farlo diverse volte e questo non rende il tracciato molto appetibile. A favore abbiamo invece un ottimo panorama e un percorso quasi privo di pericoli oggettivi.

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Monte di Cambio da Piedelpoggio (Gruppo del monte Terminillo)

Quando da Posta si sale verso Leonessa, sulla sinistra scorrono numerose cime tra cui spicca il Monte di Cambio. Tutto il versante settentrionale di questa montagna è coperto da un fitto bosco e solo le zone in prossimità delle vette sono sgombre da alberi. Se anche a voi viene la tentazione di salire per queste valli sappiate che qui vince l'aspetto riflessivo-contemplativo (vedi itinerario precedente qui) su quello sportivo-atletico. La sciata, anche se per brevi tratti piacevole, è limitata e poco interessante. Almeno per quello che riguarda l'escursione che inizia da Piedelpoggio, nei pressi di Leonessa. Sicuramente il versante migliore del Cambio (per lo scialpinismo) è quello opposto, cioè quello che si può affrontare salendo da Fontenova. Detto questo bisogna dire che fatto come è capitato a noi, con mezzo metro di neve polverosa, non è stato per niente male però con una variante, salendo cioè verso il Colle Prato Pecoraro.

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