Il sentiero delle Cimette è uno di quei percorsi che usavano i pastori per spostarsi da una valle all'altra; percorsi a volte molto arditi che dovevano superare ripidi pendii o esili cenge. Sicuramente nel passato il tracciato era più agevole, queste vie di comunicazione erano frequentate giornalmente e c'era un minimo di manutenzione.
Oggi, praticamente abbandonato, questo sentiero presenta dei tratti difficili e pericolosi; in particolare nell'attraversamento dei numerosi canali che scendono lungo il versante.
L'acqua negli anni ha scavato questi impluvi ed ora occorre superare, senza sentiero, ripidi pendii ghiaiosi ed instabili; a picco su alte pareti rocciose.
Ed è l'esposizione una delle caratteristiche principali di questo itinerario; in diversi punti si cammina a pochi metri dal ciglio di profondi burroni e bisogna stare molto attenti poichè non è ammessa una caduta. Un altro pericolo può venire dalla neve, ad inizio stagione i canali sono ancora ostruiti e può essere problematico attraversarli (piccozza e ramponi).
L'ambiente è selvaggio come pochi: in diversi punti ci sono rari segni di passaggio ed occorre intuire la traccia tra l'erba o tra le rocce. Quello del sapersi orientare è un aspetto dell'escursionismo che va scomparendo e di conseguenza anche il senso di avventura: gran parte del percorso è segnalato con maldestri segni giallo-rossi e cerchi rossi. Di recente alcuni "verniciatori" si sono presi la briga di dare una mano (sicuramente non richiesta) a tutti coloro che vogliono cimentarsi in questo e in altri itinerari 1.
Lo si può percorrere in diversi modi; qui viene descritto in traversata, probabilmente la soluzione consigliabile ma, se non si dispone di due auto, si può sempre fare un anello magari salendo da Campo Imperatore per la Forchetta di Santa Colomba oppure salendo direttamente dal vallone di Fossaceca. Se si inizia dal Vado di Ferruccio e si scende dal Vado del Piaverano si ha una varietà di ambienti e di prospettive veramente uniche: dal vasto altopiano di Campo Imperatore alle guglie roccioce del Prena, dal selvaggio versante nord dell'Infornace alle contorte formazioni geologiche che affiorano sopra il vallone di Fossaceca, dai bianchi calanchi del versante meridionale del Brancastello alla magnifica vista del Paretone del Corno Grande.
Colori e forme molto diverse si alternano in tutto il percorso regalando squarci di notevole bellezza: solo il silenzio rimane costante. Da evitare assolutamente con il tempo instabile, ogni canalino diventerebbe estremamente rischioso. Un itinerario difficile e pericoloso ma di grande soddisfazione.
Note
[1] Bruttissimi segni giallo-rossi costellano la discesa nel vallone di Fossaceca, mentre prima del Vado del Piaverano, altri hanno finito il lavoro con bolli rossi . Questo della segnatura sta diventando un "problema"; non si capisce perchè qualcuno, che non sia l'Ente Parco o una Sezione CAI (sicuramente dopo una selezione attenta e ponderata degli itinerari) si senta in dovere di verniciare ogni sentiero esistente. Non ci si rende conto che si tratta di una forma di ignoranza e di inquinamento. Non è per nulla interessante percorrere un sentiero costellato da una fila interminabile di enormi bolli (qui addirittura sono stati dati i nomi agli ometti ). Inoltre esistono direttive precise su come si segna un sentiero (si veda il manuale n. 6 del Club Alpino Italiano redatto dalla Commissione Centrale per l'Escursionismo oppure il quaderno n. 1, sempre del CAI; ottimi e completi su ogni aspetto). In questa zona invece si fa tutto al contrario, si segnano percorsi pericolosi, non ci sono indicazioni sulla difficoltà, i segni sono fatti male, insomma il massimo dell'improvvisazione. Per questo, quando i segni sono inutili ed eccessivi (come numero e come dimensione) diventano anche inquinanti; un inquinamento visivo ma sempre di inquinamento parliamo.
A questo purtroppo va aggiunta la scarsa (pessima?) accuratezza della cartografia in commercio. In particolare spiace che la carta della Sezione CAI di L'Aquila (1:25000, edizione 2009), contienga innumerevoli errori: alcuni molto gravi. E' sbagliato il percorso della via CAI Penne sul versante meridionale delle Torri di Casanova, sbagliato il tracciato del sentiero che dal Piano d'Abruna scende nel vallone di Fossaceca, sbagliato il tracciato che sale al Vado di Ferruccio, sbagliato addirittura il punto dove è riportato il Vado. Sbagliato il Vado del Piaverano, sbagliato il sentiero che scende dal Vado del Piaverano a Campo Imperatore, sbagliati i bivi nel vallone di Fossaceca e in quello di Malopasso. Sbagliati i tracciati della via Cieri, della via dei Laghetti e della via Brancadoro. Per non parlare della numerazione dei sentieri che sul posto è inesitente. Anche le altre carte in commercio (Edizioni il Lupo, Società Editrice Ricerche) presentano comunque diversi errori. Speriamo che nelle eventuali ristampe/edizioni vengano apportate le dovute correzioni.
La segnatura dei sentieri rientra nella banalizzazione dell'esperienza in montagna e sta diventando predominante. Ormai si cerca di segnare tutto, certi di dare una mano a chi non è capace di orientarsi da solo. Non si riesce a capire che in questo modo si aumenta, e di molto, il rischio.
Aumenta perchè si è sempre di più "accompagnati" e si fa appello ad altri per potersi tirare fuori dai guai. Nel momento che questo "aiuto" viene a mancare iniziano i problemi; anche seri. Il maltempo, un tratto pericoloso non preventivato, la lontananza di segnali, la nebbia, ecc, sono tutti imprevisti che possono creare situazioni di estremo pericolo.
Se veramente si vuole dare una mano a chi si avvicina alla montagna, si facciano cartine impeccabili, si mettano a disposizione tracce GPS accurate, relazioni precise, si facciano corsi, ecc. Si lasci invece il territorio il meno addomesticato possibile, pochi segni di vernice, magari dove servono veramente, gli ometti non siano verniciati di rosso come pupazzi, qualche cartello dove è oppurtuno e non le scritte di vernice grandi come murales.
Quello che lascia perplessi non è il fatto che aumenti la richiesta di montagna "addomesticata", richiesta che spesso viene da coloro che non hanno esperienza e non vogliono "perdere" anni per averla, ma di chi si fa in quattro per soddisfare questa richiesta.
Si cerchi di far "crescere" le persone e non di rendere i monti simili alle città (cartelli, vie, numeri civici, divieti di accesso, sensi unici, semafori, permessi, patenti, ...).
Accesso
Se si hanno due macchine a disposizione conviene lasciare un'auto nello slargo che si trova 700 m circa dopo il bivio per l'Albergo di Campo Imperatore. Con l'altra auto invece occorre andare verso Fonte Vetica e prendere la strada sterrata, molto sconnessa, che attraversa il piano di Campo Imperatore e che termina alla ex miniera di Bitume. Si parcheggia all'ultima netta curva verso destra prima della miniera.
Relazione
Dalla curva (1716 m) si segue la strada ancora per poco poi, ad una semicurva verso destra, la si lascia e si prende un netto sentiero che sale sulla sinistra (1745 m, segni giallo-rossi). Questo tracciato, sempre ben netto e segnato con vecchi segni di vernice giallo-rossi, traversa lungamente sul versante (Fornaca) e dopo aver attraversanto numerosi fossi, giunge sul crinale in località Vado di Ferruccio (2248 m, 1:15 ore ).
A sinistra si continua, sempre su comodo sentiero (eccetto un breve tratto ), sul lungo crinale dove si alternano brevi discese e piccoli risalti. Giunti al termine della cresta si inizia a salire decisi verso destra e dopo diversi tornanti, tra solchi e calanchi, si giunge ad un ripiano erboso (2367 m, Piano d'Abruna ).
Si lascia il sentiero che sale verso la cima del monte Prena e si segue, verso destra, un'esile traccia che diventa via via più netta e scende lentamente traversando verso ovest (sinistra). Si oltrepassa il bivio per la Cimetta (2355 m, ometto) e si continua a traversare in leggera discesa, segni giallo-rossi . Oltrapassato un crinale si apre la veduta su tutto l'anfiteatro del vallone di Fossaceca. In discesa si raggiunge il fondo di un fossato; lo si segue per un breve tratto quindi si riprende a traversare. Il sentiero supera alcuni fossi dove l'acqua ha eroso il tracciato . Senza perdere quota si continua a traversare passando sotto le ripide pareti rocciose del monte Infornace. A quota 2100 m circa si raggiunge il bivio per il sentiero che scende ripido verso Fossacesa. Da qui il tracciato si fa meno marcato e a tratti poco visibile. In leggera salita si oltrepassanto delle crestine e, tenendosi a pochi metri dal ciglio del burrone, si raggiunge un ghiaione franoso ed insidioso. Senza traccia lo si attraversa e si riprende il sentiero oltre la frana. Tra alti pinnacoli e incassati canali si continua a traversare fino ad un nuovo tratto franoso, questa volta più largo e ripido . Con molta attenzione lo si attraversa tenendosi in alto, al bordo della parete. Molto panoramico, stretto tra la valle di Fossaceca in basso e le alte pareti rocciose in alto, la traccia, adesso più marcata continua ad obliquare verso ovest giungendo infine ad un ampio dosso erboso (2180 m circa) dove in basso spicca la mole del Cimone di Santa Colomba (il "Lucertolone" per gli abitanti di questo versante del Gran Sasso).
Da questo crinale occorre scendere per un breve tratto sulla ripida cresta (tracce di sentiero) quindi iniziare a traversare nettamente verso sinistra superando l'ampia radura, fino a raggiungere il margine opposto, sopra il vallone di Malopasso. Proprio sul ciglio del vallone si riprende di nuovo una traccia di sentiero che, sempre più marcata, entra in questo nuovo anfiteatro roccioso. Sempre su sentiero, questa volta molto più esile si traversa più o meno in piano fino al centro della valle dove, ad un marcato canale, iniziano dei bolli di vernice rossa . Si continua a traversare in leggera salita tenendosi anche qui sul ciglio del profondo burrone. Un nuovo tratto in frana costringe a stare molto attenti e proseguire con attenzione fino al crinale successivo. Qui si incontrano picchetti di ferro che sostenevano una vecchia recinzione . Si sale dritti per il dosso poi, quasi raggiunte le pareti, si inizia a traversare verso destra. Si oltrepassano crestine e canali , alcuni disagevoli e ripidi, quindi si perviene ad una strettoia superata la quale si è su un ampio crinale erbosco (con tanto di firma ). Ancora un breve tratto in leggera salita e si incrocia il sentiero che sale dal Malopasso (vecchi segni giallo-rossi ). Per questo, in breve, si è al Vado del Piaverano (2275 m circa, 4:15 ore ). Dal Vado si segue il netto sentiero che scende con ripide svolte (vecchi segni giallo-rossi ). La mulattiera scende rapidamente quindi traversa verso sinistra per poi riprendere a scenderere con ampi e lungi zig-zag. La traccia si fa sempre più esile e, giunti a quota 1800 m circa, scompare tra l'erba alta. Rari segni di vernice segnalano l'itinerario (in ogni caso basta scendere dritti per raggiungere la piana di Campo Imperatore). Il percorso originale (segnato) scende dentro un piccolo valloncello quindi devia verso destra e dopo un rudere scende in una valletta fino ad una pista per trattori (1655 m circa, 5:15 ore). Su terreno pianeggiante si continua seguendo questa pista che in breve ne incrocia un'altra, nei pressi di alcune "trocche" in metallo . Ancora pochi metri e, ad un bivio, si prende a sinistra la pista che risale un leggero dosso. Ancora un breve tratto sul Piano di Petranzoni e si è sulla strada per l'Albergo di Campo Imperatore, pochi metri dal parcheggio (1665 m circa, 5:30 ore).
Dati tecnici
- Difficoltà: EE / F
- Dislivello complessivo: 1000 m circa
- Orario complessivo: 6:00/8:00 ore ore
- Sviluppo complessivo: 19 Km circa
- Segnaletica: varia ed eterogenea; da Campo Imperatore-Vado Ferruccio-Piano d'Abruna-sentiero per vallone di Fossaceca segni giallo-rossi, alcuni vecchi alcuni molto recenti; sul sentiero delle Cimette nessuna segno. Dal centro dell'ampio anfiteatro tra le Torri di Casanova e il Vado del Piaverano riprendono dei segni di vernice rossi fino all'incrocio con il sentiero che sale dal vallone di Malopasso. Da qui vecchi segni giallo-rossi fino al Vado del Piaverano e poi fino alla piana di Campo Imperatore.
Cartografia
- Gran Sasso d'Italia - scala 1:25.000 - CAI Sezione dell'Aquila
- Gran Sasso - scala 1:25.000 - Società Editrice Ricerche
- Gran Sasso d'Italia - scala 1:25.000 - Edizioni Il Lupo