Questo itinerario escursionistico ha un attore principale indiscusso: il Paretone. Nel lungo procedere verso la cima, l'enorme bastionata rocciosa rivela piano piano la complessità e la grandezza della parete, mostrando angoli e sfaccettature spesso ignorate o sconosciute. La Comba, il canale Hass-Acetelli, la Farfalla, il canale Iannetta, tutti luoghi conosciuti e calpestati dai pochi alpinisti che si avventurano su queste balze rocciose dove dal rischio che corrono hanno in cambio brividi di gioia e di paura. Brividi che colpiscono anche coloro che passano sotto la parete, come nel caso di questa escursione, qui la natura selvaggia ancora si tocca con mano e ti accompagna per un lungo tratto, in particolare lungo tutta la valle dell'Inferno, nella ripida salita che dal rifugio Nino d'Arcangelo termina in cima al monte Aquila. Montagna con un panorama unico; 360 gradi di ambienti diversi e contraddittori, dalle pareti verticali agli altopiani, dalle forre agli impianti da sci. Un ambiente che comunque rimane selvaggio e di grande soddisfazione per l'escursionista esigente.
Il massiccio del Gran Grasso qui offre una barriera continua e solo pochi valichi (chiamati vadi) permettono di poter passare sull'altro versante del massiccio. Proprio questi passi sono stati da sempre usati per permettere il transito di animali e uomini. In questa zona la "strada" che sale da Casale San Nicola al Vado di Corno è stata frequentata per secoli, si tratta infatti di una delle pochissime vie di comunicazione tra la valle Siciliana ad est e la valle dell'Aterno a ovest. Qui sono transitati greggi, pastori e pellegrini per lungo tempo ed infatti i segni si vedono, il sentiero a tratti risulta scavato nella roccia e, in genere, è largo e comodo.
Nel 1987, la sezione del CAI di Teramo, inaugura un nuovo sentiero, il Sentiero Geologico. Il tracciato andava da Fonte Nera al Vado di Corno per la Valle dell'Inferno e passava per pareti rocciose attrezzate con catene. Usiamo il passato perchè poi questo itinerario è stato abbandonato e, ufficialmente, non è più mantenuto. Estremamente pericoloso nella parte bassa non fu inserito neanche nella guida escursionistica che realizzammo nel 1996.
Oggi la denominazione "Sentiero Geologico" è stata data all'itinerario classico che da Casale sale a Vado di Corno, nella parte bassa sono stati cancellati anche i segni di vernice mentre nella parte alta, quella che dal rifugio Nino D'Arcangelo sale al monte Aquila ancora rimangono le tracce del vecchio percorso. Tracce che consistono in sbiaditi segni giallo-rossi e un tratto ripido attrezzato con catene e cavi d'acciaio.
Anche se ufficialmente nessuno se ne occupa più nel tratto attrezzato è stato sostituito un tratto di catena e sono state apportate piccole migliorie. Questo non deve trarre in inganno perchè gli ancoraggi sono ancora quelli di 25 anni fa e la sicurezza molto aleatoria.
Questo tratto quindi è riservato ad escursionisti esperti ed occorre stare "in campana" affidandosi ai cavi solo in caso di estrema necessità. La cosa curiosa è che il CAI della sezione dell'Aquila che ha pubblicato proprio di recente la nuova carta del Gruppo del Gran Sasso ancora riporta questo tracciato con il numero 211A e 214A e con il segno puntinato che vuol dire difficoltoso. Una incongruenza che speriamo venga risolta nella prossima edizione.
L'itinerario proposto quindi sale al rifugio Nino d'Arcangelo per il percorso classico (sentieri 212 e 212a) ma poi abbandona il tracciato convenzionale e si inoltra nella valle per seguire i segni del vecchio tracciato del Sentiero Geologico. Dopo la breve "ferratina" occorre risalire il lungo versante sotto la cima del monte Aquila, un costone senza sentiero con un ultimo tratto dentro un canalino molto ripido con passaggi alpinistici di I grado e con pericolo di caduta sassi.
Qui siamo proprio sopra i laboratori nazionali del Gran Sasso dell'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per capirci quello coinvolto anche nelle ricerce sul Bosone di Higgs) che di recente sono saliti alla ribalta sia per gli studi sui neutrini che per la gaffe del ministro sul fantomatico tunnel Ginevra-Gran Sasso. Tunnel vero invece quello che attraversa tutta la valle dell'Inferno di cui si vede benissimo l'imbocco dall'alto e anche dal basso purtroppo. A Casale San Nicola infatti proprio all'inizio di questa escursione occorre passare proprio sotto i piloni del viadotto di accesso al tunnel. Un vero cazzotto in un occhio, in pratica sono stati "piantati" dentro il paese.
Di gallerie è piena questa montagna, qui in particolare oltre al già citato traforo esite una rete per incanalare l'acqua che sarà usata per scopi idroelettrici. I canali di gronda raccolgono tutta l'acqua che viene giù dai numerosi fossi e intorno a quota 1000 ogni rigagnolo viene bloccato e incanalato in gallerie. Dire che l'energia idroelettrica è pulita vuol dire non essere stati mai sulle montagne dove viene presa l'acqua. Proprio dallo sbarramento sul fosso della Valle dell'Inferno inizia questo itinerario, poco prima della captazione ENEL chiamata San Vittore I. Giungere fino qui con l'auto non è cosa semplice perchè la strada è parecchio sconnessa quindi se possedete un veicolo buono meglio partire un po' più in basso, si farà un po' di strada in più ma si eviterà di rompere la coppa dell'olio.
Giunti sul monte Aquila se si è molto allenati in poco si può raggiungere la sella di Corno Grande e per la Direttissima arrivare in cima al Corno Grande,un itinerario di oltre 2000 m di dislivello tra i più belli dell'Appennnino. L'itinerario descritto invece dal monte Aquila scende a Vado di Corno. Una cima questa "battezzata" nel 1926 come riportato da Carlo Bafile nel libro "Omaggio al Gan Sasso":
"La Sezione del CAI in questo periodo impersonava la Città e, di ciò ben consapevole, indirizzò sempre la sua azione verso l’interesse pubblico, come una istituzione che agisce non soltanto per i suoi associati ma per il bene di tutti coloro (nel nostro caso l’intera comunità) la cui esistenza era legata alla montagna. Ciò ben spiega la partecipazione al sodalizio di molte persone che alpinisti non pretendevano di essere. Fu così una sincera I pionieri delle ascensioni invernali Verso il Corno Grande testimonianza della fusione dell’azione della Sezione con la vita della città, e non già una retorica manifestazione di orgoglio, l’iniziativa di battezzare una cima anonima a quota 2498 col nome di “Monte Aquila”; la grandiosa cerimonia del battesimo (28 agosto 1926) richiamò numerosissime persone, non soltanto fra i soci di varie Sezioni del C.A.I. ma anche fra gli abitanti dei paesi più vicini al Gran Sasso che seppero capire il significato, non meramente letterario, di una manifestazione che esprimeva il nuovo modo di intendere il rapporto dell’uomo con la montagna."
Il cognome Bafile ricorre spesso su questa montagna, anche qui, in questa valle, se si alza lo sguardo si può vedere un puntino rosso arroccato su uno sperone roccioso al centro della parete. Si tratta del bivacco Bafile raggiungibile da Campo Imperatore con un sentiero attrezzato. Quest'ultima località la si vede molto bene dalla cima e da tutta la cresta verso il vado. Come anche il resto di Campo Imperatore cioè la piana che si estende fino alle estreme propaggini del gruppo. Piana che da qui appare veramente grande e che ancora oggi è solcata da numerosi greggi. Greggi che prima stanziavano anche nei punti più ostili e impervi, durante la salita se ci fate caso si incontrano un paio di stazzi, sopra il tratto attrezzato con la catena. Immaginarsi la vita dei pastori in questi versanti non è facile anzi penso sia quasi impossibile. Oggi per fortuna non esistono più insediamenti pastorali così scomodi e da regno delle pecore questo posto è diventato regno dei camosci, un animale che piano piano si sta riappropriando del proprio ambiente e speriamo non venga più sterminato.
Un voto molto alto per un itinerario di gran classe.
Accesso
Giunti a Casale san Nicola (842 m), proprio sotto il pilone dell'autostrada, girare a sinistra e prendere la strada che sale verso sud. Dopo poco la strada diventa brecciata. Continuare sempre dritti ignorando bivi secondari. Si supera un vecchio campo di pallavolo in cemento e da qui il tracciato si fa un po' più sconnesso. La strada entra nel bosco e dopo alcune strette curve si comincia ad entrare nella valle. Si supera il bivio per Fonte Nera e dopo poco si parcheggia nei pressi di un casotto con capannina informativa, poco prima dell'opera di presa dell'ENEL (2.5 Km dal paese).
Salita
Dalla capannina informativa dell'ENEL (1060 m circa), si continua sulla strada brecciata e dopo poco si oltrepassa il fosso della valle dell'Inferno proprio sotto l'opera di presa . Dopo circa 1 Km la strada scende e compie due tornanti, al primo prendere a destra una netta traccia (palo segnaletico) che poco oltre scende al fosso tramite dei gradini di cemento. Traversato il fosso (1089 m) si prosegue in piano fiancheggiando un piccolo canale in cemento . Raggiunta una pista si inizia a salire decisi. Giunti a quota 1250 m circa si lascia la pista e si prende un sentiero che sale verso destra. La traccia poco oltre raggiunge un crinale . Lo segue fino alla fine dove rientra nel bosco e inzia a salire con numerosi zig-zag . Dopo questo tratto nel bosco si esce sui prati in corrispondenza di una selletta con bivio (1673 m). Qui si segue il sentiero di destra che in lieve discesa rientra nella valle. Dopo aver attraversato un canale si raggiunge il rifugio Nino d'Arcangelo (chiuso, 1655 m, 1.45 ore ). Dal rifugio si segue la strada per un breve tratto, giunti ad un tornante verso sinistra la si lascia e si segue un sentiero che verso destra sale ad una sella dove si apre la vista sulla sottostante valle dell'Inferno, segni giallo-rossi poco visibili . La traccia entra dolcemente nel vallone con alcuni saliscendi. Giunti sul fondo del vallone si risale il versante opposto e si arriva sotto una parete rocciosa dove è posizionata una catena (1900 m circa, ). Aiutandosi con questa si supera un primo tratto ripido poi ci sono circa 5 metri da superare aiutandosi con le mani quindi altra catena e poi un cavo d'acciaio . Terminato questo tratto attrezzato inizia un lungo e ripido pendio erboso senza sentiero. Si sale dritti puntando alla destra del grosso obelisco roccioso che domina questo tratto di valle. Su terreno non proprio agevole si rimonta il versante, si superano alcuni stazzi fino ad uscire su una sella alla base di una parete rocciosa. Per una cresta - tracce di sentiero - si sale questo tratto quindi si obliqua leggermente verso sinistra dove occorre risalire un ripido canalino (pass. di I grado ). Oltre questo il pendio si addolcisce e si raggiunge facilmente la vetta (2494 m, 4.00 ore ).
Discesa
Dalla croce di vetta si segue il sentiero (bandierine bianco-rosse) che, verso sud, si tiene costantemente sul netto crinale. Sempre seguendo la cresta si scende un lungo tratto molto panoramico fino a raggiungere la spaccatura creata per la strada a Vado di Corno ( ). Qui si segue la strada (quel che rimane di essa) verso il vallone e dopo pochi metri la si lascia per seguire un netto sentiero che traversa verso destra . Per questo si scende sul versante e senza difficoltà si raggiunge il bivio incrociato all'andata prima del rifugio (1673 m). Per il percorso fatto all'andata si torna al punto di partenza (2.00 ore).
Dati tecnici
- Difficoltà: EE
- Dislivello totale: 1500 m circa
- Orario complessivo: 6.00/8.00 ore
- Sviluppo: 18 Km circa (20 se si parte da Casale)
- Segnaletica: segni bianco-rossi sulla strada poi segni giallo-rossi in salita , bianco-rossi nel tratto di discesa dalla vetta del M. Aquila al Vado di Corno .
Bibliografia
- Gran Sasso - le più belle escursioni - Società Editrice Ricerche
Cartografia
- Carta 1:25000 Gran Sasso - CAI Sezione di L'Aquila
- Carta 1:25000 Gran Sasso - SER (Società Editrice Ricerche)
- Carta 1:25000 Gran Sasso - Edizioni Il Lupo