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Perchè un'escursione al monte della Farina? Non è alto, non è appariscente, non è frequentato: sembrerebbe mancante di ogni caratteristica che invogli l'escursionista. In realtà qualche freccia nel suo arco la possiede: un magnifico panorama e alcuni borghi abbandonati o semiabbandonati. Queste caratteristiche fanno di questo anello un'escursione tutto sommato godibile, senza grossi dislivelli, abbastanza semplice (ma non troppo) e con scorci culturali e naturalistici molto interesssanti. Il percorso è abbastanza vario e si svolge a quote relativamente basse per cui è consigliato percorrerlo nelle mezze stagioni quando le temperature non sono eccessive. E' percorribile anche con neve anche se occorre conoscere un poco il territorio per districarsi tra i vari bivi.

Il versante occidentale dei Monti Gemelli è costellato da numerosi paesi abandonati, Valle Piola (Vallis Podioli) è uno di questi. Posto proprio sotto il Monte della Farina, questo borgo risulta abbandonato dalla seconda metà degli anni '70 mentre le prime notizie risalgono al 1059. Circa 900 anni di vita di cui oggi rimangono solo pochi resti. Una storia minore, questa dei piccoli paesi di montagna prevalentemente abitati da pastori che hanno mantenuto le stesse identiche abitudini per secoli. Chi è passato qui, nei decenni passati, ha potuto fare un viaggio nel tempo senza dover inventare nessuna macchina. Rimangono alcune cronache scritte da visitatori oppure, come in questo caso, di un maestro inviato per lavoro in queste contrade. All'inizio degli anni '50 Fernando Aurini, maestro e giornalista, viene inviato in questo paese e scrive alcune pagine che raccontano benissimo il clima di quel tempo. Qui la corrente elettrica arriverà solo nel 1955 mentre per un telefono si dovranno aspettare altri 10 anni. In un articolo scritto nel 1951 Aurini racconta del suo viaggio da Teramo a Valle Piola. Partito di notte arriva all'alba nei pressi del Colle Natale dove si accorge che i boscaioli stanno distruggendo il patrimonio forestale:

"La strada è facile dapprincipio ed è battuta, nel primo tratto, da legnaioli che, accorsi da tutti i paesi vicini, hanno iniziato da tempo, nella zona, una vera e sistematica distruzione di boschi e «fratte», tra la completa indifferenza delle autorità forestali. Se misure non verranno subito prese, atte ad impedire, veramente, i tagli irrazionali e rovinosi dei montanari e degli speculatori, questa montagna, già per se stessa poverissima, finirà per immiserirsi completamente."

. Ancora qualche ora di cammino ed entrato in paese nota l'estrema povertà di questi luoghi:

"In questo villaggio tutto dirupo, tutto è in rovina, e la vita vi scorre, immutata, da secoli. Questi montanari vivono ancora la stessa, immutabile vita dei loro padri."

e oltre

"Una vecchia mendicante accoccolata per terra, vicino la chiesa, è la prima persona che incontriamo mettendo piede nel villaggio. Sembra non corpo, ma stracci, e gli stracci si confondono con la terra; di vivo ha soltanto gli occhi e di tanto in tanto li muove."


Un panorama di miseria non poteva che concludersi con una emigrazione totale di tutti gli abitanti. Proprio nel 1977 l'ultima famiglia lascerà definitivamente il paese. Una storia simile a quella di altri minuscoli borghi disseminati sulle montagne della Valle Castellana (Vallepezzata, Laturo, Serra, Lepora, Altovia, ecc.) tutti abbandonati dagli anni '50 in poi.

 

Oggi le case del paese sono quasi tutte in rovina, dalle porte divelte si possono scorgere gli interni delle stanze, piccoli camini anneriti, minuscoli ripostigli e poco altro. Anche la chiesa di San Nicola, all'ingresso del paese, sta per cedere e risulta seriamente compromessa dalle ultime nevicate e dai terremoti. Solo la casa vicina alla chiesa è stata sistemata dal comune di Torricella Sicura: un notevole investimento di cui non si capisce bene il fine poichè qui non c'è altro e già i soliti ignoti hanno portato via le grondaie di rame. Questi interventi sul territorio, anche se lodevoli come intenzione, spesso finiscono per essere solo un inutile spreco di soldi. Senza un progetto serio e fattibile non si va da nessuna parte. In realtà in giro un progetto c'è, vendere agli inglesi il paese in blocco. Con 550 mila euro si può acquistare tutto il borgo, così almeno riporta il Centro, giornale locale abruzzese. L'idea è di vendere tutto e sperare in un intervento tipo Santo Stefano di Sessanio. Anche se la cifra per l'acquisto è relativamente bassa, i soldi necessari per la ristrutturazione sono notevoli: tentar non nuoce.

Intanto aspettando gli inglesi si può passeggiare con molta attenzione tra le poche case del paese, come scritto già in altri articoli (vedi Vallepezzata e Laturo) il senso di abbandono regala sensazioni molto particolari proprio per il fatto che si attraversa qualcosa che ha cessato di esistere.

Oltre Valle Piola in questa escursione si passa anche ad Acquaratola, un'altro minuscolo borgo che però, a differenza del primo, ancora mantiene qualche abitante (33). Secondo Niccola Palma (storico teramano) probabilmente deve il suo nome ad un laghetto infestato da rane (ranule o ratule). Di laghetti oggi non c'è traccia ma alcuni toponimi come Lagoverde sembrano attestarne una qualche esistenza. L'acqua scende comunque copiosa dai numerosi fossi che confluiscono nel torrente principale: il Vezzola. Questo torrente, dopo circa 19 Km, confluisce nel fiume Tordino, nei pressi di Teramo, ed era per l'appunto uno dei due fiumi che dava il nome alla città. Infatti Teramo ai tempi dei romani veniva chiamata Interamnia ossia "ra i due fiumit".

Durante l'escursione, una volta scesi dal monte della Farina si passa sul valico di Pietra Stretta, un passo raggiunto dalla strada ma chiuso d'inverno e per questo frequentato da sciatori di fondo che partono dal rifugio delle Aquile in località Acquachiara.
Sotto il valico, scendendo verso Valle Piola, il sentiero non è sempre marcato ma si intuisce facilmente la direzione da tenere. Sulla sinistra, scendendo, sono visibili i terrazzamenti necessari per coltivare questi appezzamenti di terreno i cui muri oggi sono in rovina ma ancora testimoniano il duro lavoro richiesto per realizzarli.
Il tratto di sentiero che da Valle Piola permette di giungere ad Acquaratorla è invece in buono stato. Quasi interamente nel bosco attraversa diversi fossi senza grossi dislivelli. Questi boschi verso ovest, sono interrotti solo dalle strade, formano un manto verde a tratti molto intricato. Proprio per questo sono stati scelti, in epoche passate, come luogo ideale da briganti e banditi.

L'anello proposto può essere inziato da più località, qui è stato scelto come punto di partenza il paese di Acquaratola ma si può benissimo inziare da Pietra Stretta, dal colle la Ciuffa, oppure da Valle Piola. Il giro può avere delle varianti perchè da Acquaratola si può raggiungere il monte della Farina passando per la cresta sud-ovest (Pietratenga). Un'escursione piacevole, ricca di storia con un bellissimo panorama.

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Accesso

Acquaratola da Teramo. Si segue la strada provinciale SP 48 che porta prima a Rocca S. Maria quindi a Ceppo. Raggiunto il bivio per per Macchia S. Cecilia (25 Km circa da Teramo) si lascia la provinciale e si prende la strada di destra. Superata Macchia S. Cecilia si raggiunge un bivio. Prendere a destra e seguire la strada per altri 5 Km circa fino ad Acquaratola (34 Km circa).
Acquaratola da Ascoli Piceno. Si segue la strada per Castel Trosino quindi si prosegue verso Valle Castellana. Giunti al bivio per S. Vito si lascia la provinciale e si sale verso questo paese. Lo si supera e si prosegue verso Macchia da Sole. Giunti a quest'ultimo paese si prosegue verso Leofara. Giunti al valico prima di Leofara si prende a sinistra la strada brecciata che sale verso sinistra. Dopo un lungo tratto pianeggiante si raggiunge un bivio, prendere a sinistra. La strada scende lentamente, supera un fontanile quindi scende più decisa fino ad Acquaratola (strade molto sconnesse).

Itinerario

Da Acquaratola (1036 m) si prende la strada brecciata che sale, a destra, verso il colle La Ciuffa. Superata la chiesa di S. Egidio Abate # la strada si snoda con diversi tornanti che si possono "tagliare" tramite scorciatoie. Si superano due fossi (fosso delle Pezze e fosso della Cesa) quindi prima di raggiungere il colle, si lascia la strada principale e si prende una pista che si inoltra nel bosco sulla destra (1250 m circa, fontanella in disuso). Per questa, in breve, si raggiunge uno slargo con un fontanile (1280 m circa). Si prosegue sulla pista che sale con diversi tornanti nel bosco. Giunti nei pressi della cresta si lascia la strerrata e per prati si raggiunge il crinale (1540 m circa). Senza problemi si segue questa cresta fino alla cima del monte della Farina (1572 m, 1.30 ore #, magnifico panorama sulla catena del Gran Sasso).
Dal monte della Farina si torna indietro per poche decine di metri e si prende il sentiero che scende verso destra (1570 m circa). Dopo un breve tratto ripido, la mulattiera si allarga e si porta sulla cresto ovest. Per questo comodo tracciato si scende in bel bosco misto con parecchi esemplari di tasso (Taxus bacata, bosco Sagannata) # fino a Pietra Stretta, sotto Colle Natale (1417 m, 1.45 ore #).
Proprio dal valico si segue, verso destra, una traccia di sentiero che scende nella valle (Marana). La traccia non è sempre ben netta ma si tiene sempre sulla desta del fosso principale (Rio Valle). Tra radure e brevi tratti di bosco # si raggiunge la strada brecciata che in breve, verso destra (a sinistra conduce a Poggio Valle e Pastignano), termina a Valle Piola (1017 m, 2.45 ore).
Si passa a lato delle ultime case del paese e si prende il largo sentiero che prosegue in piano e subito si raggiunge un bivio. Prendere a destra in lieve salita. Il sentiero dopo un primo tratto si fa più netto e largo # e prosegue, nel bosco #, in leggera salita, fino ad un valico (1106 m). Da qui il tracciato inizia a scendere. Dopo un breve tratto si oltrepassa un fosso (Fosso della Canale) quindi si prosegue in leggera discesa. Ancora un tratto tra bosco e radure quindi si raggiunge la strada asfaltata proprio nei pressi del cimitero. Un altro brevissimo tratto e si è di nuovo ad Acquaratola (3.30 ore).


tracciato anello del monte della farina

Dati tecnici

  • Difficoltà: E
  • Dislivello totale: 600 m circa
  • Orario complessivo: 3.30/4.30 ore
  • Sviluppo: 13 Km circa
  • Segnaletica: assente su tutto il percorso
Bibliografia
  • Monti Gemelli - le più belle escursioni - Società Editrice Ricerche
  • Memorie d'Abruzzo - Fernando Auriti - Edigrafital
Cartografia
  • Carta 1:25000 - Monti Gemelli - CAI Sezione di Ascoli Piceno
Risorse web

Immagini

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