La Majella è costellata da grotte pastorali. Cavità, a volte solo accennate, dove i pastori hanno ricavato il loro stazzo. D'altra parte qui la pastorizia era la risorsa economica più importante ed è stata mantenuta fino a poco tempo fa (la grotta Rutilicchie è stata abbandonata solo nel 1995). Una pastorizia spesso non legata alla transumanza orizzontale, quella più conosciuta che dall'Abruzzo arrivava al Tavoliere delle Puglie bensì a quella "verticale", cioè una transumanza tra paese e montagna: la monticazione. D'estate il pastore saliva verso le terre alte, sopra il margine dei boschi, d'inverno scendeva in paese e teneva le pecore nei pressi del borgo. Questo non deve far pensare a condizioni di vita migliori, basta visitare una di queste grotte per rendersi conto (molto approsimativamente) del tipo di vita a cui un pastore era soggetto, a volte di una durezza incredibile. Sullo stazzo sotto il monte Pescofalcone alcuni pastori hanno avuto il bisogno di scolpire questa condizione sui massi sparsi nei dintorni. Numerose mani hanno scritto frasi dove le parole "Mai più" ricorrono spesso. Questo "Mai Più" scritto da persone abituate a questo tipo di vita fa supporre che le condizioni di vita qui erano al limite del tollerabile.

Il vallone delle Tre Grotte e le valli sopra Pennapiedimonte sono caratterizzate da lunghe bastionate rocciose alla cui base sono presenti grotte rupestri. Anche qui si possono leggere iscrizioni pastorali ma spesso riportano solo il nome del pastore e/o qualche disegno, forse le condizioni di vita erano meno esasperate della valle attigua. Fino a pochi anni fa tutte le grotte erano collegata da una fitta rete di sentieri, oggi solo alcuni tratti sono rimasti integri, il pino mugo lentamente ma inesorabilmente si sta riappropriando del suo territorio. Una pianta protetta (categoria "A minor rischio") che qui ha il suo habitat perfetto. In poche decine di anni ha riconquistato una superfice veramente notevole, quella che nei secoli si era ridotta per lasciare spazio ai pascoli. Sulla Majella, a differenza delle altre montagne appenniniche, la fascia altimetrica che va da 1800 a 2400 m (piano alpino), occupa una superficie molto estesa ed è qui che la mugheta ha esteso il suo regno. Se da un lato questa pianta elimina o riduce il rischio di valanghe dall'altro elimina o riduce anche l'accesso ai vecchi sentieri. Alto non più di 6 m forma boschi molto fitti, spesso impenetrabili: anche per gli animali. Questo itinerario, che tocca varie grotte pastorali, è quasi inaccessibile per un tratto, probabilmente qualche anno ancora e non sarà più percorribile. Già adesso, anche se per tratti non molto lunghi, occorre strisciare sotto i mughi oppure farsi spazio con molta difficoltà. E' un peccato perchè questi itinerari non meritano di andare persi, frutto di secoli di frequentazione e lavoro sono testimonianza storica nonchè paesaggisticamente spettacolari. L'itinerario proposto attraversa il Vallone delle Tre Grotte alla "scoperta" delle grotte e degli stazzi abbandonati. Lo fa partendo dal basso, da Pennapiedimonte, traversando poi in quota (1700-1900 m) e scendendo poi per le Gobbe di Selvaromana. Un'escursione molto lunga (più di 25 Km) con un notevole dislivello (circa 1600 m) ma a renderla faticosa non sono questi due parametri bensì l'attraversamento di alcuni tratti di bosco molto fitto. In compenso l'escursione è veramente bella, i luoghi toccati sono selvaggi e spettacolari, ogni tanto un balcone di roccia permette di affacciarsi sulla valle, sospesi a centinaia di metri sopra un mare verde circondato da pareti rocciose (le Murelle) e profondi valloni (Valle di Selvaromana, vallone dell'Inferno). La mulattiera inizia dalla località Balzolo, proprio sopra le ultime case di Pennapiemonte; una vera e propria porta sulla valle del fiume Avella. Sopra questo balcone naturale si può vedere uno sperone roccioso probabilmente la "Penna" che da il nome al paese. Poi continua seguendo il lungo crinale che, se seguito fino in fondo, termina al rifugio Pomilio. Lo si lascia a circa 1700 m circa (località Pietro Cioppo) dove inizia il lungo traverso che tocca una serie di grotte adibite a stazzi: la grotta dei Faggi, le Tre Grotte, e la Ruttilicchie (andando oltre c'è anche la grotta del Cavone, non toccata da questo itinerario). Giunti infine sulle Gobbe di Selvaromana inizia la lunga discesa che riporta sul fondovalle dove, per la strada di servizio dell'acquedotto, si torna facilmente al paese. I sentieri sono segnalati parzialmente ed in modo eterogeneo, il primo e l'ultimo tratto sono sentieri del Parco e quindi hanno le caratteristiche bandierine bianco-rosse (sentiero G1 e G2 - ex 3 e 4). Per il resto non ci sono segni eccetto il tratto che dopo le Tre Grotte scende ripido verso la Ruttilicchie. Qui provvidenziali segni di vernice gialla permettono di raggiungere la mulattiera sottostante. Senza questi segni sarebbe veramente difficile. Poi fino alle Gobbe segni rosso-gialli (ex 4b).
Un'escursione riservata ad escursionisti esperti e ben allenati. Di grande soddisfazione.

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Accesso

Giunti al paese di Pennapiedimonte salire per una stradina fino alla sommità del borgo in località Balzolo dove la strada di accesso alla valle è interrotta da una sbarra.

Relazione

Da Balzolo (735 m circa) si prende il sentiero 1G che sale verso la caratteristica "Penna" sopra le ultime case del paese #. Il sentiero, ben segnalato #, prosegue tenendosi sempre nei pressi del crinale #, oltrepassa una costruzione in cemento (siamo proprio sopra la parete dove si arrampica - vedi Arrampicare a Pennapiedimonte) quindi raggiunge un muro in pietra che si oltrepassa tramite un ponticello in cemento (950 m circa #). Tra macchie di pino misto a ginepro # intervallato da radure e sempre seguendo il crinale, si raggiunge un'area pic-nic nei pressi del rifugio Peschioli (1135 m, rifugio chiuso #).
A destra, il sentiero prosegue nel bosco. Si supera un fontanile in disuso # quindi a quota 1200 m circa si entra nella faggeta e la mulattiera diventa più comoda #. A quota 1450 m circa si incrocia il sentiero che, a destra, sale da Bocca di Valle #. Su terreno dapprima pianeggiante in breve si raggiunge un altro bivio (1470 m circa, il sentiero di destra conduce alla Fonte dei Buoi #). Verso sinistra ancora pochi metri, altro fontanile in disuso # e altro bivio (località Rapina, 1489 m, 1.30 ore). Si continua a salire lasciandosi sulla sinistra il sentiero 3A che attraversa tutta la valle #. Dopo un tratto boscoso il sentiero diventa pianeggiante ed esce sui prati nei pressi della località Rocchetta #. Per prati si prosegue fino ad incrociare il bivio per Fonte Carlese #. Si seguono le indicazioni per il Rifugio Pomilio # poi a quota 1650 m circa, verso sinistra inizia il sentiero verso lo Stazzo del Faggio (1653, 2.15 ore). Dopo un tratto di pini mughi si oltrepassa lo stazzo situato sotto una guglia rocciosa (1730 m #). La traccia prosegue pianeggiante (vecchissimi segni di vernice gialla ormai scoloriti #) tra macchie di mughi e lastre di roccia, supera due fossi (possibilità di acqua) quindi raggiunge un promontorio di roccia (1791 m) con alla base alcune scritte scolpite sui massi # #. Superato questo punto occorre salire nettamente e obliquare poi tra radure circondate da fitte macchie di pini. Oltrepassato un crinale (1866 m) inizia il tratto più complesso (e intricato) del percorso, senza perdere quota e seguendo labili tracce di sentiero si oltrepassa una fitta macchia a tratti strisciando anche alla base delle piante #. Il sentiero riprende a traversare su radure # ed infine raggiunge, in discesa, la parete rocciosa delle Tre Grotte (1762 m, #). Per prati, con una breve deviazione, si raggiunge la base della parete dove, dopo una piccola sorgente #, nella prima grotta c'è ancora lo stazzo del pastore #, nella seconda solo un fitto strato di letame # e nella terza # (grotta delle Pile) alcune vasche scavate nella roccia # #. Risaliti al sentiero principale (cartello indicatore #) si continua a traversare senza grossi problemi # (rari segni gialli #). Superato un crinale (1865 m) e un fosso (1900 m circa) dove è possibile rifornirsi di acqua, il sentiero riprende a salire (segni di vernice rossa #) poi, ad un tornante verso destra, si lascia questa traccia che continua a salire sui prati e si segue un sentiero che taglia in piano decisamente verso sinistra (1990 m circa). Prima si seguono alcuni ometti poi frecce # e bolli gialli # indicano la strada che occorre seguire, in ripida discesa, per raggiungere una multattiera che si trova circa 60 m più in basso. Verso destra, segni rosso-gialli # in breve, su terreno pianeggiante, si raggiunge la grotta la Rutilicchie # anche qui con massi scolpiti #. Si oltrepassa un ultimo fosso quindi il sentiero, netto e pianeggiante, tra pini minacciosi #, raggiunge le Gobbe di Selvaromana dove si incrocia il sentiero G2 (1935 m circa #).
Da qui inzia la lunga discesa, prima però occorre superare le varie "gobbe" # dove il sentiero, ancora tra i pini mughi #, tra leggere salite e altrettante discese con affacci sulla sottostante valle di Selvaromana (vedi: Valle di Selvaromana. Giunti finalmente al bosco di faggi il sentiero inizia a scendere deciso # e dopo numerosi tornanti si raggiunge il fondo valle dove, attraversato il torrente si incrocia la strada dell'acquedotto (960 m circa). La si segue verso destra e dopo due stretti tornanti si raggiunge un fontanile con area pic-nic # (900 m circa). Da qui non resta che seguire la lunga strada fino al paese.


tracciato escursione da pennapiedimonte per il vallone delle tre grotte - parco nazionale della majella

Dati tecnici

  • Difficoltà: EE
  • Dislivello complessivo: 1600 m circa
  • Orario complessivo: 9:00/11:00 ore ore
  • Sviluppo complessivo: 30 Km circa
  • Segnaletica: sentiero G1 # (ex sentiero 3 #) per tutta la cresta che inizia da Pennapiedimonte. Nessuna indicazione nel lungo traverso fino alle Tre Grotte. Segni rossi e ometti nel tratto seguente alle Tre Grotte. Bolli gialli nel tratto di discesa verso la grotta Rutilicchie. Segni rosso-gialli nel tratto pianeggiante (ex sentiero 4b) fino alle Gobbe di Selvaromana. Sentiero G2 (ex 4) dalle Gobbe di Selvaromana fino alla strada di fondovalle.
Bibliografia
  • Majella - le più belle escursioni - Società Editrice Ricerche
  • Grotte e incisioni dei pastori della Majella - Edoardo Micati - Carsa 2000
  • Eremi, capanne e grotte pastorali della Majella - E. Micati - Regione Abruzzo
Cartografia
  • Atlante 1:25000 - Società Editrice Ricerche
  • Carta 1:25.000 - CAI Chieti
  • Carta 1.25000 - Ed. Il Lupo

Foto di Antonio Palermi e Bruna Tassoni