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Cascate della Volpara (Monti della Laga)

I Monti della Laga sono ricchi di cascate, complice l'arenaria, una roccia impermeabile che impedisce all'acqua di penetrare in profondità e quindi la costringe a "scivolare" in superficie. In questi monti non troverete mai sorgenti con portate d'acqua significative come nei gruppi montuosi limitrofi che sono di calcare e molto carsici. Qui però possiamo trovare corsi d'acqua a quote molto alte ma che risentono moltissimo delle precipitazioni e quindi soggetti a notevoli differenze di portata. Ovvio che se si effettua un'escursione per ammirare una cascata, il periodo migliore è l'inizio estate quando il flusso d'acqua è massimo per via dello sciogliemento delle nevi, qui di solito abbondanti; maggio e giugno sono i mesi migliori. Lo spettacolo a volte è suggestivo ma spesso mediocre, i salti non sono imponenti e se la portata non è elevata si può rimanere delusi. Comunque il refrigerio è assicurato.

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Valle dell'Inferno (Gran Sasso)

Questo itinerario escursionistico ha un attore principale indiscusso: il Paretone. Nel lungo procedere verso la cima, l'enorme bastionata rocciosa rivela piano piano la complessità e la grandezza della parete, mostrando angoli e sfaccettature spesso ignorate o sconosciute. La Comba, il canale Hass-Acetelli, la Farfalla, il canale Iannetta, tutti luoghi conosciuti e calpestati dai pochi alpinisti che si avventurano su queste balze rocciose dove dal rischio che corrono hanno in cambio brividi di gioia e di paura. Brividi che colpiscono anche coloro che passano sotto la parete, come nel caso di questa escursione, qui la natura selvaggia ancora si tocca con mano e ti accompagna per un lungo tratto, in particolare lungo tutta la valle dell'Inferno, nella ripida salita che dal rifugio Nino d'Arcangelo termina in cima al monte Aquila. Montagna con un panorama unico; 360 gradi di ambienti diversi e contraddittori, dalle pareti verticali agli altopiani, dalle forre agli impianti da sci. Un ambiente che comunque rimane selvaggio e di grande soddisfazione per l'escursionista esigente.

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Direttissima al Colletto e Spigolo Bafile (Monti Sibillini)

Sicuramente l'itinerario alpinistico più ripetuto e apprezzato di Pizzo del Diavolo: esposto, lungo, non banale e piacevole. Anche se lo spigolo può essere percorso da solo conviene abbinarlo ad una via sul Gran Gendarme e la Direttissima al Colletto, per il tipo di difficoltà e la logicità del percorso si adatta perfettamente. La prima parte si svolge in un diedro-camino poi, dopo il Gran Gendarme, segue un tratto rotto e facile infine lo spigolo diventa aereo e la roccia si fa più compatta. Le difficoltà sono omogenee e non vanno mai oltre il V grado. La chiodatura è scarsa ma presente nelle difficoltà, consigliata una serie di dadi e/o friend. Consigliata anche la variante di Tito Ciarma dopo il secondo tiro della Direttissima al Colletto per la migliore qualità della roccia. Su questo tiro era presente uno di quei rari chiodi "Mari" realizzati a mano e di acciaio inox. Praticamente indistruttibili. Martellati con mazzetta di 3 Kg erano una sicurezza. Qualcuno l'ha tolto e l'ha sostituito con uno spit, senza parole.

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Val d'Abisso e valle dell'Infernaccio (Monte Nerone)

I monti di questa zona della Marche hanno una caratteristica comune, nella parte sommitale sono spogli, antropizzati e ricoperti da strade; nella parte bassa invece sono incisi da profonde e selvagge forre, ricoperti da una folta vegetazione e molto più interessanti dal punto di vista escursionistico. Il monte Nerone da Piobbico presenta proprio queste caratteristiche, vicino la cima è costellato da antenne, impianti da sci e strade mentre la parte bassa è incisa dal torrente che forma la val d'Abisso in basso e la valle dell'Infernaccio poco più in alto. I toponimi indicano chiaramente il tipo di valle con cui si ha a che fare, ripida, coperta da boschi ricca di cascate e di grotte.

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Monte di Mezzo da Alvi (Monti della Laga)

Monte di Mezzo è la cima più meridionale dei Monti della Laga. I suoi pendi, sul fianco occidentale, scendono direttamente nel lago di Campotosto mentre nel lato opposto digradano dolcemente verso minuscoli paesi circondati da boschi. Alvi è uno di queste frazioni poste alle pendici della montagna, salire da qui per andare in vetta è cosa abbastanza semplice e poco impegnativa, unico problema il sentiero che, negli ultimi anni, si è parzialmento ricoperto e a tratti non è facile da individuare. Peccato perchè questo "pezzo" di Laga merita sicuramente una visita, il panorama qui è superbo in particolare dalla vetta quando appare il blu del lago di Campotosto, proprio a picco sotto la cima.

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Costa Ceresola (Monti della Laga)

Da Umito inizia uno degli itinerari più frequentati dei Monti della Laga, la salita alle cascate della Volpara. Tolto questo itinerario il resto della valle è riservato a cercatori di funghi oppure a coloro che in gioventù hanno letto troppi fumetti di Tex Willer. Tutto il versante settentrionale della valle infatti è terreno d'avventura; profonde valli solcano ripidi versanti completamente ricoperti da boschi, senza discontinuità. Fino a poche decine d'anni fa i numerosi sentieri che collegavano vecchi stazzi o carbonaie erano ancora visibili, oggi sono quasi totalmente ricoperti e si fa molta fatica a ritrovarli. A volte solo i cinghiali (frequentatori assidui di questi territori) rendono ancora visibile la traccia (spesso però non vanno dove vorremmo andare noi).

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Pennapiedimonte (Majella)

La Majella ha nel suo territorio i siti di arrampicata più belli dell'Abruzzo: Roccamorice e Pennapiedimonte. Posti su opposti versanti hanno in comune il tipo di roccia e l'ambiente grandioso. In fatto di ambiente però Pennapiedimonte non la batte nessuno. Posta all'ingresso della valle dell'Avella a pochi minuti dal paese, ha un panorama grandioso tra balze rocciose solcate da sentieri, dove per secoli sono transitati innumerevoli greggi. Roccia compattissima (carenite marnosa), ottime protezioni (in prevalenza fittoni resinati) e poco affollamento sono le altre note positive del sito. Diviso in cinque settori, la falesia oggi conta poco più di 70 vie. Fortunatamente il comune ha contribuito in parte alla sua sistemazione (2002) affidando il compito a Giorgio Ferretti, che a soli 16 anni è stato il primo a cimentarsi su queste bastionate rocciose.

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La Valle di Selvaromana (Majella)

La valle di Selvaromana è uno dei pochissimi luoghi dove si può parlare di wilderness appenninica. Un ambiente selvaggio, sentieri spesso fatiscenti e distanze notevoli fanno di quest'angolo di Majella un luogo inospitale quanto affascinante. Escursione difficile: per la lunghezza, per alcuni passaggi, per l'isolamento e per la mancanza a tratti di un vero sentiero. Riservata quindi ad escursionisti ben allenati e preparati. L'itinerario si svolge per gran parte sul fondo del vallone, alla base della parete nord della Cima delle Murelle, un versante frastagliato e roccioso, un dedalo di canyon e valloni dove solo i camosci scorrazzano liberamente. Un luogo di grandi valanghe che d'inverno, e ancora di più a primavera, riempiono i canali creando nevai che fino a pochissimi anni fa erano perenni (nevaio del Cavone).

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La Valle dell'Orfento (Majella)

La valle dell'Orfento è tra le più grandi del gruppo della Majella probabilmente la più grande. A livello escursionistico inizia dal ponte di Caramanico (500 m) e termina sulla cresta dei Tre Portoni, tra il monte Pescofalcone (2657 m), e il monte Rotondo (2656 m), percorrerla tutta richiederebbe una notevole dose di resistenza, abbiamo usato il condizionale perchè tutta la zona è Riserva integrale. Istituita nel 1971 questa riserva (Riserva Naturale Statale Valle dell'Orfento), oggi integrata nel Parco Nazionale della Majella ha vincoli molto rigidi tra cui il divieto di accesso. Il vincolo si estende all'intera valle anche se nel tratto basso della stessa, fino Ponte della Pietra, l'accesso è libero ma occorre registrarsi presso il Posto Fisso Forestale di Caramanico Terme, presso il Centro Visite in via del Vivaio n. 3. Anche se con questo permesso si può accedere ad una minima porzione della valle il tratto "aperto" è molto suggestivo e frequentato.

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Il Canalino (Monte Velino)

Il Canalino o Direttissima è un itinerario frequentato che risale il versante sud del monte Velino; un versante ripido e assolato, costellato da balze rocciose di calcare compatto. Proprio tra queste pareti si snoda una traccia che, tra stretti canalini, permette di risalire senza eccessive difficoltà la parete. L'escursione non è banale e riservata ad escursionisti esperti, si superano brevi tratti rocciosi dove occorre aiutarsi con le mani (passaggi di II grado) e, anche se non esposti, possono impegnare chi non è avvezzo a queste difficoltà. Anche dove non occorre aiutarsi con le mani il pendio rimane comunque ripido ed impegnativo. In pratica si sale dritti dall'inizio alla fine e anche nell'ultimo tratto, dove la pendenza diminuisce, occorre superare brevi paretine rocciose. E' consigliato indossare il casco specialmente se davanti ci sono altri escursionisti. L'itinerario ha notevole dislivello, se si parte dal paese si superano i 1500 m. Per scendere ci sono varie soluzioni, di seguito viene riportata la più breve.

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