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Lepora e Settecerri (Valle Castellana)

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi Il fosso della Pantana percorre una delle valli più impenetrabili della zona. Impenetrabile per via della vegetazione che lentamente, ma inesorabilmente, si riappropria di tutto il territorio che non viene più usato dall'uomo. Qui in effetti di presenze umane ce ne sono poche e, se non fosse per il piccolo paese di Settecerri restaurato di recente, tutta la zona sarebbe completamente abbandonata. Abbandono vuol dire sentieri difficili da trovare (e da percorrere) e poche strade. Quest'ultimo punto, da noi escursionisti, non è vissuto come una perdita anzi ci fa molto piacere. Dovunque c'è una sterrata, anche scomoda, ci sono moto e quad che scambiano le montagne per piste da cross. D'altra parte i divieti sono sempre più rari e comunque non vengono fatti rispettare, anche all'interno del Parco. L'abbandono di questa valle inizia negli anni '50 quando gli ultimi abitanti di queste minuscole frazioni si trasferiscono in città. Una scelta obbligata per quei tempi perchè il territorio qui è avaro di risorse e la pastorizia, da sempre traino economico di queste vallate, non offriva più grandi oppurtunità.

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Monte della Farina (Monti Gemelli)

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi Perchè un'escursione al monte della Farina? Non è alto, non è appariscente, non è frequentato: sembrerebbe mancante di ogni caratteristica che invogli l'escursionista. In realtà qualche freccia nel suo arco la possiede: un magnifico panorama e alcuni borghi abbandonati o semiabbandonati. Queste caratteristiche fanno di questo anello un'escursione tutto sommato godibile, senza grossi dislivelli, abbastanza semplice (ma non troppo) e con scorci culturali e naturalistici molto interesssanti. Il percorso è abbastanza vario e si svolge a quote relativamente basse per cui è consigliato percorrerlo nelle mezze stagioni quando le temperature non sono eccessive. E' percorribile anche con neve anche se occorre conoscere un poco il territorio per districarsi tra i vari bivi.

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Fosso dell'Eremo

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi La ricchezza di Acqualagna è sicuramente il tartufo bianco ma oltre questa rarità il suo territorio racchiude altre piccole perle: sono le falesie della valle del fiume Candigliano, un affluente del Metauro. Una valle ricca di pareti rocciose (Gole del Furlo, Balzo della Penna) e di strette valli laterali dove sono stati attrezzati diversi siti di arrampicata. Uno di questi, il fosso dell'Eremo, è situato dentro una di queste valli minori, un luogo solitario, al riparo da rumori e facilmente raggiungibile a piedi con una piacevole camminata. La parete principale si trova proprio sopra il torrente, sul fondo del vallone; per questa caratteristica è possibile arrampicare anche d'estate nonostante la quota non sia elevata. Di contro nei giorni festivi questo sito può risultare molto affollato. Le vie sono attrezzate con fix in acciaio e i nomi sono riportati alla base. Le catene per la discesa sono di acciaio e generalmente in buono stato. In totale ci sono poco meno di 60 vie situate in diversi settori. La roccia è calcare di buona qualità ancora non levigata.

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La valle del Castellano (Monti della Laga)

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi Bella, lunga e varia. Questa escursione nel cuore dei monti della Laga è tra le più interessanti del gruppo. Il versante nord orientale del gruppo è solcato da due lunghe valli incise dallo stesso torrente, il Castellano. Impetuoso e ricco d'acqua questo torrente è impietosamente captato a 1350 m dove una miriade di piccoli sbarramenti dell'Enel lo intercettano e ne deviano il percorso verso il lago di Campostosto. Proprio dalla strada usata per raggiungere una di queste captazioni inizia questo itinerario, nel bel mezzo del Bosco Martese. Proprio perchè non intercettata l'acqua è protagonista indiscussa del primo tratto dell'escursione, una miriade di piccole cascatelle solcano i ripidi versanti della valle per giungere poi, poco prima del margine del bosco, al salto più imponente della valle, la cascata della Morricana. Una cascata non molto alta ma suggestiva che nelle mezze stagioni ha una notevole portata d'acqua. Dopo questo punto la valle si allarga e iniziano le estese praterie d'alta quota dove d'estate le greggi trovano il luogo ideale per pascolare.

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Cava Orsini

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi Con il nome di Cava Orsini viene indicato una serie di pareti poste in prossimità del pianoro di San Marco, proprio sopra Ascoli Piceno. Il posto paesaggisticamente è molto bello, la vista spazia su tutta la valle Castellana, sui Monti della Laga e sui Monti Sibilllini. Come gran parte dei siti di arrampicata del Piceno, la roccia è un travertino dai colori più vari tra cui grigio, bianco e rosato. Tutta la zona per anni è stata soggetta all'attività estrattiva delle cave. Terminata questa fase però sono dovuti passare molti anni prima che gli arrampicatori posassero il loro sguardo su queste pareti. Dopo sporadiche apparizioni di arrampicatori locali, le guide Tito Ciarma e Tiziano Cantalamessa decisero di attrezzare alcuni itinerari con spit e catene. Avevano scelto questo luogo per poter fare i corsi di arrampicata rivolti ai loro clienti. Furono così riattrezzate alcune vie che versavano in uno stato abbastanza pietoso e ne nacquero altre. Però neanche questo bastò per rendere appetibile il posto. Le presenze rimanevano sempre esigue. Forse per via della pigrizia degli arrampicatori locali.

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Gole dell'Inferno spaccato (Gran Sasso)

Filippo Giantomassi

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi In una bella giornata Settembrina, accompagnati da due disponibilissimi soci della sottosezione CAI di Arsita, Cristian e Renzo, abbiamo visitato le gole dell’Inferno Spaccato; un itinerario poco conosciuto situato nella zona prossima ai versanti settentrionali dei monti Tremoggia, Coppe e Siella (Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga). L’escursione non presenta difficoltà di orientamento eccetto il raggiungimento con l’auto del punto di partenza, mentre per la parte tecnica, nel tratto interno alle gole, occorre superare qualche ostacolo con brevi passaggi di primo grado. La gola è lunga circa 100 metri ed è molto suggestiva. Tra pareti alte decine di metri il canyon a tratti è largo solo alcuni metri.

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Valle dell'Inferno (Gran Sasso)

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi Questo itinerario escursionistico ha un attore principale indiscusso: il Paretone. Nel lungo procedere verso la cima, l'enorme bastionata rocciosa rivela piano piano la complessità e la grandezza della parete, mostrando angoli e sfaccettature spesso ignorate o sconosciute. La Comba, il canale Hass-Acetelli, la Farfalla, il canale Iannetta, tutti luoghi conosciuti e calpestati dai pochi alpinisti che si avventurano su queste balze rocciose dove dal rischio che corrono hanno in cambio brividi di gioia e di paura. Brividi che colpiscono anche coloro che passano sotto la parete, come nel caso di questa escursione, qui la natura selvaggia ancora si tocca con mano e ti accompagna per un lungo tratto, in particolare lungo tutta la valle dell'Inferno, nella ripida salita che dal rifugio Nino d'Arcangelo termina in cima al monte Aquila. Montagna con un panorama unico; 360 gradi di ambienti diversi e contraddittori, dalle pareti verticali agli altopiani, dalle forre agli impianti da sci. Un ambiente che comunque rimane selvaggio e di grande soddisfazione per l'escursionista esigente.

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Cascate della Volpara (Monti della Laga)

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi I Monti della Laga sono ricchi di cascate, complice l'arenaria, una roccia impermeabile che impedisce all'acqua di penetrare in profondità e quindi la costringe a "scivolare" in superficie. In questi monti non troverete mai sorgenti con portate d'acqua significative come nei gruppi montuosi limitrofi che sono di calcare e molto carsici. Qui però possiamo trovare corsi d'acqua a quote molto alte ma che risentono moltissimo delle precipitazioni e quindi soggetti a notevoli differenze di portata. Ovvio che se si effettua un'escursione per ammirare una cascata, il periodo migliore è l'inizio estate quando il flusso d'acqua è massimo per via dello sciogliemento delle nevi, qui di solito abbondanti; maggio e giugno sono i mesi migliori. Lo spettacolo a volte è suggestivo ma spesso mediocre, i salti non sono imponenti e se la portata non è elevata si può rimanere delusi. Comunque il refrigerio è assicurato.

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Direttissima al Colletto e Spigolo Bafile (Monti Sibillini)

Enrico Vallorani

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi Sicuramente l'itinerario alpinistico più ripetuto e apprezzato di Pizzo del Diavolo: esposto, lungo, non banale e piacevole. Anche se lo spigolo può essere percorso da solo conviene abbinarlo ad una via sul Gran Gendarme e la Direttissima al Colletto, per il tipo di difficoltà e la logicità del percorso si adatta perfettamente. La prima parte si svolge in un diedro-camino poi, dopo il Gran Gendarme, segue un tratto rotto e facile infine lo spigolo diventa aereo e la roccia si fa più compatta. Le difficoltà sono omogenee e non vanno mai oltre il V grado. La chiodatura è scarsa ma presente nelle difficoltà, consigliata una serie di dadi e/o friend. Consigliata anche la variante di Tito Ciarma dopo il secondo tiro della Direttissima al Colletto per la migliore qualità della roccia. Su questo tiro era presente uno di quei rari chiodi "Mari" realizzati a mano e di acciaio inox. Praticamente indistruttibili. Martellati con mazzetta di 3 Kg erano una sicurezza. Qualcuno l'ha tolto e l'ha sostituito con uno spit, senza parole.

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Val d'Abisso e valle dell'Infernaccio (Monte Nerone)

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi I monti di questa zona della Marche hanno una caratteristica comune, nella parte sommitale sono spogli, antropizzati e ricoperti da strade; nella parte bassa invece sono incisi da profonde e selvagge forre, ricoperti da una folta vegetazione e molto più interessanti dal punto di vista escursionistico. Il monte Nerone da Piobbico presenta proprio queste caratteristiche, vicino la cima è costellato da antenne, impianti da sci e strade mentre la parte bassa è incisa dal torrente che forma la val d'Abisso in basso e la valle dell'Infernaccio poco più in alto. I toponimi indicano chiaramente il tipo di valle con cui si ha a che fare, ripida, coperta da boschi ricca di cascate e di grotte.

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