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Costa Ceresola (Monti della Laga)

Da Umito inizia uno degli itinerari più frequentati dei Monti della Laga, la salita alle cascate della Volpara. Tolto questo itinerario il resto della valle è riservato a cercatori di funghi oppure a coloro che in gioventù hanno letto troppi fumetti di Tex Willer. Tutto il versante settentrionale della valle infatti è terreno d'avventura; profonde valli solcano ripidi versanti completamente ricoperti da boschi, senza discontinuità. Fino a poche decine d'anni fa i numerosi sentieri che collegavano vecchi stazzi o carbonaie erano ancora visibili, oggi sono quasi totalmente ricoperti e si fa molta fatica a ritrovarli. A volte solo i cinghiali (frequentatori assidui di questi territori) rendono ancora visibile la traccia (spesso però non vanno dove vorremmo andare noi).

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Pennapiedimonte (Majella)

La Majella ha nel suo territorio i siti di arrampicata più belli dell'Abruzzo: Roccamorice e Pennapiedimonte. Posti su opposti versanti hanno in comune il tipo di roccia e l'ambiente grandioso. In fatto di ambiente però Pennapiedimonte non la batte nessuno. Posta all'ingresso della valle dell'Avella a pochi minuti dal paese, ha un panorama grandioso tra balze rocciose solcate da sentieri, dove per secoli sono transitati innumerevoli greggi. Roccia compattissima (carenite marnosa), ottime protezioni (in prevalenza fittoni resinati) e poco affollamento sono le altre note positive del sito. Diviso in cinque settori, la falesia oggi conta poco più di 70 vie. Fortunatamente il comune ha contribuito in parte alla sua sistemazione (2002) affidando il compito a Giorgio Ferretti, che a soli 16 anni è stato il primo a cimentarsi su queste bastionate rocciose.

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La Valle di Selvaromana (Majella)

La valle di Selvaromana è uno dei pochissimi luoghi dove si può parlare di wilderness appenninica. Un ambiente selvaggio, sentieri spesso fatiscenti e distanze notevoli fanno di quest'angolo di Majella un luogo inospitale quanto affascinante. Escursione difficile: per la lunghezza, per alcuni passaggi, per l'isolamento e per la mancanza a tratti di un vero sentiero. Riservata quindi ad escursionisti ben allenati e preparati. L'itinerario si svolge per gran parte sul fondo del vallone, alla base della parete nord della Cima delle Murelle, un versante frastagliato e roccioso, un dedalo di canyon e valloni dove solo i camosci scorrazzano liberamente. Un luogo di grandi valanghe che d'inverno, e ancora di più a primavera, riempiono i canali creando nevai che fino a pochissimi anni fa erano perenni (nevaio del Cavone).

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La Valle dell'Orfento (Majella)

La valle dell'Orfento è tra le più grandi del gruppo della Majella probabilmente la più grande. A livello escursionistico inizia dal ponte di Caramanico (500 m) e termina sulla cresta dei Tre Portoni, tra il monte Pescofalcone (2657 m), e il monte Rotondo (2656 m), percorrerla tutta richiederebbe una notevole dose di resistenza, abbiamo usato il condizionale perchè tutta la zona è Riserva integrale. Istituita nel 1971 questa riserva (Riserva Naturale Statale Valle dell'Orfento), oggi integrata nel Parco Nazionale della Majella ha vincoli molto rigidi tra cui il divieto di accesso. Il vincolo si estende all'intera valle anche se nel tratto basso della stessa, fino Ponte della Pietra, l'accesso è libero ma occorre registrarsi presso il Posto Fisso Forestale di Caramanico Terme, presso il Centro Visite in via del Vivaio n. 3. Anche se con questo permesso si può accedere ad una minima porzione della valle il tratto "aperto" è molto suggestivo e frequentato.

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Il Canalino (Monte Velino)

Il Canalino o Direttissima è un itinerario frequentato che risale il versante sud del monte Velino; un versante ripido e assolato, costellato da balze rocciose di calcare compatto. Proprio tra queste pareti si snoda una traccia che, tra stretti canalini, permette di risalire senza eccessive difficoltà la parete. L'escursione non è banale e riservata ad escursionisti esperti, si superano brevi tratti rocciosi dove occorre aiutarsi con le mani (passaggi di II grado) e, anche se non esposti, possono impegnare chi non è avvezzo a queste difficoltà. Anche dove non occorre aiutarsi con le mani il pendio rimane comunque ripido ed impegnativo. In pratica si sale dritti dall'inizio alla fine e anche nell'ultimo tratto, dove la pendenza diminuisce, occorre superare brevi paretine rocciose. E' consigliato indossare il casco specialmente se davanti ci sono altri escursionisti. L'itinerario ha notevole dislivello, se si parte dal paese si superano i 1500 m. Per scendere ci sono varie soluzioni, di seguito viene riportata la più breve.

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Monte Morrone (Gruppo del Monte Velino)

Il monte Morrone, nel gruppo del Velino, è una cima poco appariscente che si eleva proprio sopra il lago della Duchessa. La salita da Corvaro è abbastanza semplice e varia, nel primo tratto si supera un fitto bosco poi nella parte alta un lungo e panoramico crinale (Iaccio di Capra) sale dolcemente fino in cima. Il dislivello non è banale ma neanche esagerato. Dalla vetta se non si vuole ripetere l'itinerario di andata è possibile scendere per la valle dell'Asino e poi per la valle Amara. Se si opta per questa soluzione si allunga di parecchio la percorrenza e come anello sarebbe perfetto anche perchè il primo tratto di discesa è vario e piacevole. Purtroppo tutto il tratto finale è su strada sterrata (oltre 7 Km) lungo e disagevole. Questo abbassa di parecchio il voto (gradimento) di questa gita.

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Picinisco

Per i romani i luoghi particolari erano tutelati da un'entita particolare: il Genius Loci. Fabio Lattavo è il Genius Loci di Picinisco. Quasi tutte le 257 vie attrezzate fino ad oggi sono opera sua. Un'opera notevole in un posto che merita sicuramente una visita (ma anche più di una). Non si tratta della solita falesia dove uno arriva e si ferma, qui occorre spostarsi e andare alla ricerca dei numerori massi sparpagliati nel bosco. La roccia è ottima come pure la chiodatura (fix). Esposto a nord e circondato da una folta vegetazione, Picinisco è frequentato nei mesi caldi, le vie sono centinaia e di altezza variabile, in alcuni casi anche di più tiri. L'arrampicata è varia per lo più su placca a buchi.

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Monte Metuccia (Parco Nazionale Abruzzo Lazio e Molise)

Siamo nelle propaggini meridionali del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, nel gruppo del Monte Meta in territorio laziale. Questa zona, in quota, è un susseguirsi di colli pietrosi senza grandi risalti, in netto contrasto con l'altro versante (molisano) che precipita con balze verticali. L'escursione inizia da Prato di Mezzo che, come indica la parola, si trova al centro di vaste e rigogliose faggete. Dal verde intenso della parte inferiore si passa quindi rapidamente al bianco del calcare che impera nella parte alta della valle. Valle arida e pietrosa come poche questa della Meta. Tutto il crinale meridionale è caratterizzato da piccole alture tra cui spiccano il monte Metuccia e il monte a Mare che fanno da corona ad una vasta zona di rilievi che digradano dolcemente verso valle inframezzati da radure dove pascolano in prevalenza bovini. Il giro proposto non compende la salita alla cima più alta, il monte Meta (vedi qui), di solito vietato nel periodo tra agosto e inizio settembre per proteggere il camoscio che in queste zone vive numeroso.

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Val Serviera (Majella)

Della val Serviera avevamo già parlato in un precedente articolo (Dalla Rava del Ferro alla Val Serviera), era la descrizione del sentiero che taglia il versante sinistro (orografico) della valle. Adesso siamo entrati dentro la forra scendendone la prima parte. Chi pratica torrentismo rimarrà scandalizzato dal periodo scelto, a fine agosto infatti la portata d'acqua è minima e ci si bagna "solo" fino alla vita. Ma per chi non pratica questa attività e quindi non è provvisto della adeguata attrezzatura (muta da sub, ecc) questo è il periodo ideale, si possono scoprire angoli suggestivi che altrimenti rimarrebbero preclusi per sempre. Non si tratta di una passeggiata, il percorso è impegnativo e comunque riservato a persone esperte, occorre scendere in doppia innumerevoli salti e l'impegno fisico è notevole (più di 1400 m di dislivello per oltre 25 Km di sviluppo complessivi). Una volta entrati nella forra è possibile uscire solo a metà per un sentiero che risale la ripida valle del Fossato.

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Sua Mollosa Grossezza (Seconda Spalla, Corno Piccolo)

Gli spit erano già comparsi da tempo al Gran Sasso ma c'è voluto Andrea Imbrosciano per rompere un tabù: un'intera via attrezzata con fix per di più a distanza ravvicinata. Era nata "Sua mollosa grossezza", siamo nel 1997. Non sazio l'anno seguente Andrea (con altri amici) apre a brevissima distanza: "Il grande generale nero" e "Lo spetacchio cosmico". Un intervallo e nel 2004 torna per "Sorseggiando una china" la più dura di quelle elencate. Queste vie introducono l'arrampicata Plaisir in un massiccio dove ancora si respira la "Lotta con l'Alpe". E' ovvio che non a tutti sia piaciuto ed infatti le vie hanno visto diversi tentativi di "sabotaggio" come la rimozione di numerose placchette. Oggi questo settore del Corno Piccolo (contenti o nolenti) è il più frequentato dell'intero massiccio, ogni fine settimana decine di cordate ripetono questi (e gli altri) itinerari di questa parete (la Seconda Spalla) e non è raro fare la fila per salire.

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