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Monte Corvo (Gran Sasso)

La cima del Monte Corvo non è facile da raggiungere perchè, a prescindere dal versante di salita, presenta sempre un notevole dislivello. Tre sono le vie di accesso principali: da Prato Selva, da Nerito oppure dalla valle del Chiarino. Quest'ultima è la salita più semplice e frequentata anche se adesso (speriamo per poco), la strada di accesso alla valle è chiusa per una frana ed occorre iniziare l'escursione dal lago della Provvidenza aumentando così lo sviluppo di molti chilometri.

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Incontro con Camelia (I Spalla - Gran Sasso)

Bella! E difficile. Incontro con Camelia, sulla Prima Spalla del Corno Piccolo è una via di placca, esclusivamente di placca, aperta nel 1986 da Pio Pompa (proprio il Pio Pompa dei servizi segreti rimasto invischiato nello scandalo di qualche anno fa*) e, nel tratto finale che permette di uscire dritti, da Paolo Caruso; sempre nello stesso anno. Proprio quest'anno (2010) la via è stata riattrezzata completamente, a posto dei vecchi spit sono stati messi degli ottimi fix in acciaio inox. Le nuove protezioni sostituiscono quelle precendenti rispettando così la scelta dei primi salitori, un intervento che potremmo chamare "conservativo" e a tratti migliorativo in quanto alcune protezioni sono messe meglio di quanto era stato fatto in apertura. Il plauso per questa opera di "restauro" va a Paolo De Laurentis, Toni Caporale e Andrea Giorgetti.

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Aquilotti 75 (II Spalla - Gran Sasso)

Una delle superclassiche del Gran Sasso, molto bella, su roccia ottima e (eccetto l'ultimo tiro) su difficoltà classiche. La via è stata aperta nel 1975 dagli Aquilotti di Pietracamela Lino D'Angelo ed Enrico De Luca superando i tratti difficili con l'ausilio dei chiodi. Ancora oggi alcune protezioni devono risalire a quell'epoca (vecchi cordini d'acciao nelle classidre, chiodi molto arrugginiti, ecc.), anche se recentemente la via è stata sottoposta ad un lavoro di sistemazione.

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Diedro degli Angeli (Pizzo del Diavolo - Monti Sibillini)

Grande Canta! Uscito dal diedro e arrivato finalmente in sosta, ho subito pensato a Tiziano e alla forma strepitosa che aveva in quegli anni. L'86 per il "Canta" (così spesso chiamavamo Tiziano) è stato un anno d'oro per quanto riguarda l'Alpinismo sui Sibillini; in questo periodo sono state aperte: il Fiasco, il Diedro degli Angeli, Pantera Rosa e Specchi grigi. Tutte vie molto dure con passaggi di VI grado ma è il Diedro degli Angeli con il suo VII grado a rappresentare un salto di qualità, probabilmente per la prima volta viene introdotta questa difficoltà in questa montagna.
La via non è indipendente; i primi 2 tiri e gli ultimi 5 sono in comune con la vicina Florio-Calibani. Rimangono i 3 tiri centrali, poco più di 100 m, forse pochi per considerarla una via autonoma, sicuramente troppi, e troppo diversi, per essere classificata come una variante della Florio-Calibani.

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L'Occhio del Ciclope (Pilastri della Priora - Monti Sibillini)

E' strano (ma forse non tanto) che questa zona, che comprende alcune vie alpinistiche molto belle, sia pochissimo frequentata. Stiamo parlando dei pilastri della Priora, una muraglia di roccia lunga qualche chilometro. La parte bassa di questa muraglia è molto frastagliata con numerose cenge mentre la parte alta (dalla "cengia delle capre" in su) è compatta con pareti verticali alte diverse centinaia di metri. Non tutta la roccia è buona! Infatti le vie tracciate sono molto poche rispetto alla vastità della parete, spesso si incontrano fasce molto friabili ma anche settori di roccia ottima. L'Occhio del Ciclope è la prima via aperta su queste pareti, la più "facile" di questa zona.

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Cascate della Morricana (Monti della Laga)

La caratteristica principale dei Monti della Laga è l'acqua. A differenza degli altri gruppi montuosi dell'Appennino Centrale formati essenzialmente da rocce calcare, qui è l'arenaria a fare da padrona; una roccia impermeabile che costringe l'acqua a scorrere in superficie e quindi, nella sua corsa verso valle, formare innumerevoli cascatelle, a volte piccole a volte interessanti come quella della Morricana.
Tanta acqua ha sicuramente contribuito anche alla ricchezza dei boschi che qui spesso coprono intere valli. La cascata della Morricana è situata nel cuore del Bosco Martese, il bosco più esteso del gruppo.
Questa escursione, come potete immaginare, è una immersione nel bosco tra torrenti e cascate di ogni genere. Si tratta di un itinerario facile, adatto a tutti, recentemente segnalato e su sentiero sempre netto e agevole.

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Via Alletto-Cravino (Antecima della vetta Orientale - Gran Sasso)

La maggior parte degli alpinisti che arrivano al rifugio Franchetti spesso non hanno occhi che per la vasta parete est del Corno Piccolo. E' vero che qui passano alcune delle vie più belle e conosciute del gruppo, è vero che la roccia sul monolito è superlativa, però se qualcuno si girasse e guardasse anche dietro vedrebbe un'altra bella parete, non paragonabile alla precedente ma sicuramente capace di offrire belle emozioni.
La parete ovest dell'Antecima alla vetta Orientale è una parete di oltre 300 m di dislivello, di roccia discreta, ed è solcata da diverse vie con difficoltà classiche (fino al V per intenderci).
La cordata composta da Franco Alletto e Franco Cravino, nel lontano 1959 è stata la prima a cimentarsi su questa parete.

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Via dei Laghetti (M. Prena - Gran Sasso)

Ci sono escursioni che si posizionano in una zona grigia; non possono essere qualificate salite alpinistiche ma indicarle semplicemente come escursionistiche sarebbe fuorviante. La via dei Laghetti al M. Prena è una di queste, un percorso prevalentemente escursionistico con passaggi alpinistici per cui se non si presta molta attenzione può riservare notevoli problemi.
L'itinerario si svolge quasi sempre sul fondo di un canale dove numerose cascatelle formano delle pozze di acqua trasparente (i laghetti), questi salti a volte possono essere aggirati sui lati, a volte vanno superati direttamente con passaggi alpinistici fino al III grado.

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Spigolo delle Guide (Prima Spalla - Gran Sasso)

Fino agli inizi degli anni '80 questa via era considerata una delle più belle del gruppo e, secondo i primi salitori, la più bella della Prima Spalla. Una via quindi da ripetere se non altro per il valore storico che rappresenta. In realtà vale la pena ripeterla perché è una bella via. Certo che rispetto agli standard moderni sfigura un po', le protezioni sono vecchie e anche scarse (anche se nei punti più difficili sono abbondanti) e la roccia non sempre è ottima (anche se nel complesso è molto buona specialmente nella parte alta). Si tratta della via più lunga delle Spalle poiché attacca nel punto più basso della parete anche se nel tratto superiore confluisce sulla Virgola. Anche se sono presenti parecchie protezioni occorre portarsi qualche friend e cordini vari, le soste sono attrezzate anche se non tutte sono a prova di bomba, occhio quindi e nel caso rinforzate. Per scendere ci sono varie opzioni: in doppia, dalla vetta della Spalla sulla via delle Clessidre oppure, a piedi, o per la Normale al Corno Piccolo passando quindi al Rifugio Franchetti (la più lunga ma la più facile) oppure sempre a piedi, nel canale di Mezzo, più veloce ma con qualche breve passaggio di arrampicata.

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Via dei Segni Perduti (Fascia Inferiore - Monti Sibillini)

La "Fascia Inferiore "è il pilastro roccioso posto sotto la "Piramide" sulla parete sud del Vettore. Su questa struttura sono state aperte diverse vie tra la fine degli anni '70 e gli inizi degli anni '80, poi l'oblio. Sarà per via della chiodatura (non sempre eccezionale) oppure, molto probabilmente, per la qualità non esaltante della roccia, che negli ultimi decenni solo pochissime cordate di "aficionados" locali hanno percorso questi itinerari. A metà degli anni '80 su questa parete ci tenne un difficile intervento di soccorro alpino e fu necessario l'uso dell'elicottero con verricello per raggiungere il ferito. L'intervento si concluse con successo ma forse anche questo incidente contribuì ad una fama non positiva della zona. Comunque nel 2009 qualcosa si è mosso, Roberto Cantalamessa e Giulio Mazzanti hanno imbracciato il trapano e hanno riattrezzato la via dei Segni Perduti. La via era stata aperta da loro stessi nel lontano 1984, e l'anno seguente Tiziano Cantalamessa e Massimo Marcheggiani fecero la prima invernale. In quegli anni andava di moda dare alle vie nomi di donna (Giuliana, Alessandra, Laura, solo su questa struttura), spesso erano fidanzate e si sperava così di conquistarne definitivamente il cuore. Racconta Roberto Cantalamessa che appena terminata la via chiese (preuccupato) a Giulio Mazzanti se aveva pensato al nome da dare all'itinerario; quando questi non avanzò richieste particolari (nessun nome di donzella) fu felice di poter dare il nome "Segni Perduti" per via di un chiodo trovato al secondo tiro che aveva fatto temere di essere arrivati secondi.

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