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Grotta della Margherita (Monti Gemelli)

La Montagna dei Fiori non smette di stupirci. Pensavamo di conoscere ogni angolo di questo monte ed invece ecco uscire una nuova grotta proprio in uno dei luoghi più conosciuti e frequentati. La grotta Margherita si trova proprio sotto le Vene Rosse, vicino al monte Giammatura. Purtroppo ancora non sappiamo granchè di questo posto, se era solo un rifugio per pastori oppure uno dei tanti eremi che costellavano queste vallate. Da alcuni segni (gradini, acquasantiere e altro) sarei propenso a credere si trattasse di un eremo, vedremo se è effettivamente così.

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Monte San Franco (Gran Sasso)

Il monte San Franco è la cima più occidentale della catena del Gran Sasso, proprio sopra il passo delle Capannelle. Il facile accesso e l'altezza non particolarmente elevata (2134 m) rendono il luogo particolarmente adatto ad escursioni scialpinistiche prive di difficoltà e spesso fattibili con condizioni di neve che altrove potrebbero risultare problematiche. L'itinerario che proponiamo, ad esempio, è abbastanza sicuro per quanto riguarda il pericolo di valanghe e, durante la stagione invernale, può essere percorso quasi sempre senza grossi problemi.
Si tratta del percorso più classico e ripetuto di questa cima, anche se spesso viene percorso nel senso inverso da quello da noi proposto (vedi "La Montagna Incantata" e "Tracce di sci in Appennino"). Abbiamo scelto questa soluzione perchè riteniamo che il tratto di strada semi-pianeggiante che inizia poco sotto il rifugio Panepucci sia meglio farlo in salita: in discesa è inevitabile dover racchettare e, se la neve non è dura, può risultare abbastanza faticoso. La salita fino al rifugio (1700 m) è abbastanza noiosa e ombrosa (valle dell'Inferno) e si svolge prevalentemente lungo una strada, poi la musica cambia, grandi panorami e luce a volontà fino in vetta. La discesa si svolge sulla larga e mai ripida cresta ovest.
Questo itinerario scialpinistico è consigliato a tutti, è vario, senza difficoltà ma con bellissimi scorci panoramici, specialmente sulla catena occidentale del Gran Sasso e sulla Laga con il lago di Campotosto sempre in primo piano. La componente sciistica non è predominante in questa gita. Da evitare in caso di nebbia; le larghe creste possono trarre in inganno anche i più esperti.

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L'eremo di S. Maria Maddalena (Monti Gemelli)

La Montagna dei Fiori è costellata di eremi, specialmente lungo le gole del Salinello e sopra Ascoli Piceno. L'eremo di S. Maria Maddalena è uno dei meno conosciuti perchè non è facile da raggiungere.
Diversamente dagli altri eremi delle gole, che si raggiungono percorrendo il sentiero di fondo valle, per arrivare fin qui occorre partire dal versante di Macchia da Sole, precisamente dalle Canavine oppure, ancora meglio, dalla Corce di Corano.
Recentemente la parete sopra la grotta che ospita l'eremo è stata soggetta ad una frana che fortunatamente non ha compromesso l'accesso e non ha fatto particolari danni, si consiglia però di essere cauti nella sosta sotto la parete poichè possono esserci ancora dei sassi instabili.

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Arrampicare al Monte Bicco (Monti Sibillini)

Avevamo sentito dire che erano state attrezzate delle vie di arrampicata al Monte Bicco e spinti dalla curiosità siamo andati a vedere (ebbene si, anche noi come le femmine, siamo molto curiosi).
Effettivamente proprio sotto la cima, sono state attrezzati diversi itinerari, (circa 20); si tratta di percorsi molto vari come difficoltà e lunghezza. Proprio ques'ultima è uno dei fattori limitanti della zona: diverse vie sono lunghe 7-8 metri altre si aggirano sui 15 e solo 1 o 2 raggiungono i 20 m. Di contro per arrivare fin lassù occorrono circa 1.30 ore (700 m di dislivello circa).
La giornata scelta non è stata una delle più felici, il freddo pungente (siamo sui 2000 m) e la neve alla base non sono il massimo per arrampicare, per questo ci scusiamo se i gradi che diamo possono risultare non esatti. Come dicevamo si tratta di un sito abbastanza piccolo, uno "scoglio" roccioso poco sotto la cima, la roccia è ottima e l'arrampicata è quasi sempre su placca. 

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Uno strano incidente

"La corda è finita e chi arrampicava è arrivato a terra". Questa tipologia di incidente, sconosciuto fino a poco tempo fa, oggi sta diventando tristemente usuale.

Le vie sono state "tirate" al massimo e quindi è sempre più facile trovare tiri di 35 metri, naturalmente non è un problema per chi possiede corde di 70 m.
Ma ci sono sottigliezze (grandi come una casa) che spesso non vengono tenute da conto; primo: chi assicura spesso si allontana dalla verticale del tiro e può arrivare a spostarsi anche di diversi metri, risulta chiaro che se uno si sposta di qualche metro la corda può non bastare per arrivare a terra; secondo: la corda può essere più corta (PIU' CORTA!!!!).

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Affollamento e maleducazione

A volte più delle parole parlano le immagini, quelle che ho inserito sotto il testo mostrano una via ad Arco dove una decina di cordate si "spintonano" durante la salita di una via di IV grado. Sabato 3 ottobre abbiamo attaccato la via, eravamo 3 cordate del corso di Alpinismo della scuola del Piceno. All'attacco nessuno, alla terza sosta ho visto arrivare le prime cordate, prima un tedesco poi due cordate italiane.

In pratica senza chiedere nulla sono arrivati alla sosta e pretendevano di sistemarsi; maleducazione allo stato puro. Il mio consiglio è di non permettere questo andazzo, se uno attacca dopo di te, o chiede il permesso di superare, e nel caso gli fosse concesso, potrà passare avanti, altrimenti resta dietro. Questo vale molto di più in zone come Arco dove ci sono centinaia di vie e quindi si può facilmente ripiegare su un'altro itinerario simile a quello prescelto.

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Via della fessura (Pizzo del Diavolo - Parete Nord)

Questa settimana in occasione dell'uscita del XXXII corso di Alpinismo organizzato dalla Scuola del Piceno, sono state "prese d'assalto" numerose vie di Pizzo del Diavolo. Trovare delle vie adatte ad un corso di Alpinismo su queste pareti non è cosa semplice, la roccia a tratti può essere mediocre e spesso chi inizia ad arrampicare non ha l'esperienza per "tastarne" prima la solidità. La caduta di pietre è un pericolo reale ed occorre quindi molta accortezza. Il Gran Gendarme e la parete Nord sono tra le zone migliori per andare con alpinisti non esperti, sviluppo contenuto, roccia abbastanza buona, difficoltà non elevate e possibilità di ritirata veloce ne fanno il luogo "ideale" per imparare a muoversi in questo ambiente. Un ambiente che anche quando non presenta difficoltà alpinistiche richiede sempre la massima attenzione.

Contemporaneamente al corso, su Punta Cicchetti si è svolta una esercitazione del Soccorso Alpino di Montefortino, per Pizzo del Diavolo una indigestione di cordate. Ulteriori informazioni potete trovarle qui: Parete Nord di Pizzo del Diavolo

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Spigolo Gervasutti (Fiamme di Pietra - Gran Sasso)

Super classica. Aperta dal "Fortissimo" nel 1934 insieme ad Aldo Bonacossa. Ufficialmente la prima via di VI grado del Gran Sasso, in verità (secondo me) il VI era già stato fatto dalla coppia Antonio Giancola e Domenico D'Armi qualche mese prima quando aprirono la via dei Pulpiti sulla parete Nord-Ovest della Vetta Centrale. Ma i due probabilmente furono troppo umili per dichiarare che avevano fatto il VI e così Gervasutti si prese il merito.
Comunque l'itinerario rimase il più difficile del gruppo per molto tempo, oggi dopo 65 anni la via è ancora piacevole, elegante e su roccia buona, sicuramente merita una visita. Le soste, pochi anni fa, sono state attrezzate con fix (10 mm) e catene di acciaio inox. Attrezzatura consigliata: qualche dado e/o friend.
La prima invernale (1961) fu completata da una cordata tutta ascolana, la coppia Marco Florio - Maurizio Calibani. La guida del 1972 di Landj-Vittori assegna alla via un passaggio di V+ mentre la guida di Luca Grazzini del 1992 aumenta il grado a VI-. Facciamo V+ e non se ne parla più (se non altro per la rima).

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Riflessi d'Aurora (Prima Spalla - Gran Sasso)

Ultima realizzazione sulla Prima Spalla. Si tratta di una via di 4 tiri con passi molto duri (per me, ovvio), attrezzata con fix (8 mm) e chiodi. La via in basso sale sulle placche a sinistra della Umberto Cattani e in alto (dopo la fessura orizzontale della via citata) supera uno strapiombo e quindi ancora placche. Anche se fixata occorre portarsi del materiale poichè le protezioni non sono poi così ravvicinate, anzi. Utili quindi dadi e friend (medio-piccoli). La roccia è ottima, sono richieste scarpette con buona aderenza. Materiale in via: 11 spit + 3 chiodi e 3 cl + 4 soste attrezzate con fix e maglia rapida. Materiale necessario: dadi-friends medio piccoli + kevlar. Tutte le informazioni sono di Bruno Vitale.

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Via Marsili e via Bachetti-Spinelli (Parete sud del M. Vettore - Monti Sibillini)

La parete sud del Vettore è alta più di 1000 m, comprende vari settori ed è solcata da numerose vie alpinistiche. Alcune si percorrono sia d'estate che d'inverno altre, per via della roccia non proprio ottima, solo d'inverno. Ad esempio la cresta del Galluccio, molto bella d'inverno, non ha molto senso in estate poichè risale ripidi canali erbosi e brevi paretine rocciose. Anche la via del Canalino si presta di più a salite invernali però viene percorsa anche d'estate perchè non difficile e molto panoramica. La via Marsili viene percorsa sia d'estate che d'inverno, in basso richiede tecnica alpinistica (pass. di III e IV) e in alto si biforca. A sinistra si può percorrere il Canalino, a destra la Bachetti-Spinelli. Quest'ultima via non è molto ripetuta, anzi quasi per nulla, la roccia non è buona ma almeno le difficoltà sono basse (massimo passaggi di II e III). Quando qualcuno ripete queste vie dice che sono "d'ambiente" con questo termine si intende appunto che l'unica cosa apprezzabile è l'ambiente, molto selvaggio, che si attraversa. Oggi spesso si cerca di più la difficoltà che "l'ambiente", per tutti quelli che si riconoscono con questa impostazione il consiglio è: non andate sulla sud del Vettore..
Per ulteriori informazioni e le relazioni delle vie qui.

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