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Monte Castel Manardo (Monti Sibillini)

Dal rifugio Città di Amandola è possibile raggiungere molto facilmente queste vette che sono abbastanza frequentate; anche d'inverno. L'anello descritto è molto panoramico, raggiunge la cima di Castel Manardo poi ridiscende alla forcella Bassette, sulla cresta che divide la valle del Fargno dalla valle dell'Ambro. Queste valli sono contornate da numerose cime, tutte più alte di 2000 m tra cui svetta la Priora, regina della valle con i suoi 2332 metri. Per chiudere il giro si possono fare due percorsi, quello descritto sotto oppure, più vario e un po' più lungo quello che passa dai casali Ricci e Gualberto (sentiero 226). Un giro semplice, segnalato e molto panoramico.

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Cima Cannafusto (Monti Sibillini)

Cima Cannafusto è una delle vette meno conosciute e frequentate dei monti Sibillini. Alta poco meno di 2000 m, si erge a picco sulla testata della val Tenna dividendo valle Lunga (est) da valle Orteccia (ovest). Per arrivarci si deve percorrere il crinale che la unisce alla cima Vallinfante, una cresta abbastanza stretta con entrambi i versanti molto ripidi. Diversi sono gli itinerari che permettono di raggiungere cima Cannafusto: da monte Prata, da Frontignano (monte Cornaccione) oppure, come in questo caso, da Macchie di Vallifante. Quest'ultimo percorso non è il più breve e neanche il più semplice: richiede una buona esperienza perchè in diversi tratti occorre affidarsi più all'istinto che alla traccia sul terreno. L'itinerario non è segnato eccetto il breve tratto di discesa nella valle sopra Macchie. Per scendere dalla cresta abbiamo seguito una antica traccia che scende direttamente da Passo Cattivo; si tratta di un sentiero poco marcato che evita di percorrere la strada che conduce a Frontignano.

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La Terratta e monte Argatone (Montagna Grande)

Ai confini del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, la Montanga Grande è un massiccio montuoso che comprende diverse cime sopra i 2000 m. Spartiacque tra la valle del Giovenco e la valle del Sagittario ha come cima principali La Terratta e il monte Argatone, due cime abbastanza vicine che si possono concatenare con un itinerario vario e gradevole. La zona è poco frequentata e questo comporta che, a tratti, i sentieri non sono molto marcati; in particolare la discesa dalla Terratta nella valle omonima non è banale perchè in alto il percoso non è ben visibile. Di contro la salita al monte Argatone è ben segnalata e non presenta difficoltà. Il paeseggio è abbastanza vario, in basso i boschi di faggio non permettono la visione del paesaggio essendo molto fitti e bui ma una volta usciti sui prati il panorama è assicurato, in particolare spicca la bellissima veduta del lago di Scanno e del monte Genzana.

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Monte Tino e Gole di Celano (Gruppo del monte Sirente)

Il monte Tino chiamato comunemente Serra di Celano o più semplicemente "la Serra" si erge sopra Celano con ripidi versanti che permettono di guadagnare quota molto velocemente. Alto poco meno di 2000 m, molto panoramico, può essere salito da più versanti. Da Celano è possibile arrivare in vetta per il sentiero che inizia dalla chiesetta degli Alpini, posta a circa 1000 m di altitudine. Il dislivello non è elevato (900 m circa) e il percorso non presenta difficoltà particolari: il sentiero viene chiamato "le catene" e i grandini intagliati nella roccia "le scalelle". All'inizio del percorso è visibile un affresco rupestre raffigurante S. Giorgio. Dovrebbere essere segnalato (sentiero 11B), in realtà i classici bolli bianco-rossi scarseggiano, in particolare nel primo tratto sotto i prati di San Vittorino. In compenso sono stati fatti altri segni rossi (con tanto di bandierine) per indicare il percorso di una corsa in montagna. Questo dovrebbe essere vietato perchè non è possibile che ognuno possa aggiungere segni diversi dallo standard a sua discrezione, specialmente nel territorio di un Parco.

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Monte Velino da Cartore

Salire al Velino dal Borgo di Cartore non è il modo più semplice per raggiungere la massima vetta della Marsica; in compenso è un modo per toccare un bel po’ di cime del gruppo e di spaziare con la vista sull’intera catena. L’itinerario pur non essendo lunghissimo ha molti sali-scendi, anche cospicui, per cui il dislivello complessivo non è trascurabile; inoltre necessita di tempo stabile, svolgendosi per buona parte in cresta, e magari di temperature non elevatissime, l’ombra la lascerete ben prima del Lago della Duchessa e non ne troverete fin dopo passo le Forche. Anche l’acqua non abbonda lungo il percorso, meglio tenerne conto.

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Monte Tarino (Monti Simbruini)

Il monte Tarino è una delle cime dei monti Simbruini. Alto 1961 m, ha un panorama di 360° e l'escursione per raggiungerlo è veramente piacevole. Si inizia dal parcheggio per il santuario della SS. Trinità, posto a circa 1340 m. Nei giorni festivi il luogo può essere molto affollato e comunque il parcheggio è a pagamento. Il piazzale (e tutto il percorso che conduce al Santuario) è circondato da bancarelle che vendono souvenir ma anche panini e bibite. A volte tra le moto, la musica ad alto volume e la folla, tutto sembra meno che un luogo di culto. Lasciato questo posto però il silenzio ha il sopravvento e per tutta la durata del percorso è il vero padrone dei luoghi. Il sentiero è segnalato con paline e segnato con segnali bianco-rossi; è stato realizzato dalle sezioni CAI di Anagni e Colleferro in collaborazione con l'Ente Parco dei monti Simbruni. Inaugurato nel 2009 è contraddistinto dal numero 684 ed è intitolato al Beato Pier Giorgio Frassati. Il percorso completo tocca le vette più alte di monti Simbruni ma anche santuari, eremi e abbazie. I sentieri Frassati si trovano in tutte le regioni d'Italia poichè si tratta di un progetto voluto dalla Presidenza Nazionale di CAI che ha voluto ricordare così il Beato che, tra le altre cose, era socio anche di questa associazione.

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Grotta dei Diavoli e Cima dell'Altare (Majella)

Gran parte della Majella è costellata da grotte usate dai pastori come ricovero. Nella valle che dal monte Amaro scende fino a Fara San Martino le più conosciute sono: la grotta del Milazzo, la grotta dei Porci e la grotta dei Diavoli. Quest'ultima è situata proprio all'inizio della valle Cannella, a circa 2100 m di quota, sulla destra orografica. Per arrivarci occorre partire da Fara e superare rispettivamente la valle di Santo Spirito e la valle di Macchia Lunga. In realtà si tratta della stessa valle ma, è talmente lunga, che cambia nome per ben 3 volte. Questa grotta, come le altre, è solo un piccolo antro che comunque offriva al pastore un riparo più solido e riparato rispetto alle capanna di fondo valle. Oggi molti di questi rifugi sono stati restaurati e possono servire da riparo agli escursionisti. La grotta dei Diavoli è posta in un luogo molto suggestivo, sotto grandi strapiombi con vista su gran parte della vallata. Arrivarci non è difficile; il sentiero è ben marcato e non presenta difficoltà particolari. Il dislivello però è notevole: circa 1650 m e quindi richiede un buon allenamento. Se poi siete ancora "affamati di panorama", e non volete scendere per l'itinerario di salita, dalla grotta si può salire alla Cima dell'Altare e chiudere un anello che, come panorama e bellezza, ha pochi rivali.

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Fondo della Salsa (Monte Camicia - Gran Sasso)

La parete nord del monte Camicia è una bastionata rocciosa alta più di 1200 m e larga circa 2 chilometri. La base di questa parete è chiamata Fondo della Salsa. Qui si raccolgono le acque che precipitano dalla parete e che formano delle bellissime cascate. Infatti l'inizio estate, quando ancora i nevai sulla parete non si sono completamente sciolti, è il periodo migliore per questa escursione. Fino a poco tempo fa esisteva anche un nevaio perenne alimentato dalle numerose ed enormi valanghe che precipitano dalla parete. Poteva raggiungere molte decine di metri anche in piena stagione ma oggi è ormai scomparso ed è raro in estate trovare ancora dei resti di neve. Il Fondo della Salsa è uno dei luoghi più suggestivi dell'Appennino Centrale. Questa enorme muraglia aspra e verticale ha rappresentato da sempre un grande problema alpinistico. I primi a salire furono i teramani Bruno Marsili e Antonio Panza nel lontano 1934.

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Monte Bolza (Gran Sasso)

Il monte Bolza è una delle montagne meno conosciute del massiccio del Gran Sasso. Non arriva a 2000 m e, visto da Campo Imperatore, non è molto appariscente. Dalla sua ha invece un magnifico panorama e, percorso ad anello, riserva sorprese e varietà di paesaggi. L'itinerario può essere iniziato da più punti; qui lo descriviamo partendo nei pressi di Castel del Monte. Il percorso non presenta difficoltà particolari eccetto il tratto della cima del Bolza dove, in qualche punto, si possono usare le mani per progredire. Il sentiero è segnato in parte ed occorre avere un po' di esperienza per trovare la giusta traccia nella salita al Bolza e nel tratto iniziale della cresta, dove occorre aggirare dei pinnacoli rocciosi. Il crinale che unisce il monte Bolza con la Cima di monte Bolza, (più alta di pochi metri), è molto panoramico e permette di ammirare la Piana di Campo Imperatore in tutta la sua estensione.

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Monte del Papa (M. Sirino - Appennino Lucano)

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi

Il monte del Papa è la cima più alta del gruppo montuoso del Sirino, compreso nel Parco nazionale dell'Appennino Lucano-Val d'Agri-Lagonegrese. Alto poco più di 2000 metri (2005 per l'esattezza) è facilmente accessibile da più versanti. L'itinerario più semplice, ma non molto interessante in salita, è quello che inizia dal lago Laudemio (lago Remmo sulla carta IGM) e percorre la pista sotto gli impianti di risalita. La zona, a causa della posizione geografica, riceve notevoli precipitazioni e la neve rimane molto a lungo sui pendii settentrionali della montagna. Il lago Laudemio è di origine glaciale (il più meridionale d'Italia), qualcuno lo ha ripopolato di "simpatici" pesci rossi che con la zona non c'azzeccano nulla, anzi recano danni alla fauna locale. La cima si raggiunge facilmente seguendo la pista fino al termine della seggiovia e nel tratto superiore per un esile sentiero oppure direttamente per la cresta.

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