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Monte Rognone

Il monte Rognone da Introdacqua è un itinerario di scialpinismo frequentato e conosciuto. Presenta un notevole dislivello e sviluppo (quasi 1500 m e 20 Km) e si snoda prima nel fondo di un profondo vallone (il Vallone di S. Antonio) poi si sposta su un panoramico crinale che termina proprio sulla sommità del monte. Lungo il percorso si incrociano ben tre rifugi, La Defenz, Risvolta e Forca Ristoppia. Solo il primo dei tre è ristrutturato ed accogliente, quello di Forca Ristoppia è diruto mentre il Risvolta è tenuto molto male ma comunque accessibile in caso di necessità. La discesa può avvenire o lungo il percorso di salita oppure lungo il versante nord, molto aperto e divertente se in condizioni.

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Vallone di Palombaro (o d'Ugni - Majella)

Tutti i valloni del versante orientale della Majella presentano delle caratteristiche simili: alte pareti rocciose laterali, notevoli dislivelli e pochissime persone in giro. Il vallone d'Ugni o di Palombaro non sfugge a queste costanti anzi; la parte bassa è simile ad un canyon poi, in alto, il panorama si apre e lo sguardo può spaziare sulle colline abruzzesi fino al vicino mare Adriatico. Terminata la valle si può salire in cima al Forcone, si allunga di poco ma la veduta che si ha sulle valli sottostanti (val Serviera, valle dell'Acquaviva, valle del Forcone) e sulle cime vicine (cima delle Murelle, monte Acquaviva, monte Pizzone) ripagano sicuramente della fatica. Tornati al rifugio conviene terminare il giro compiendo un anello e passare per il rifugio Montagna d'Ugni e il colle Strozzi. Anche qui la traccia è marcata e segnata con segni di vernice. Il tratto finale si svolge su strada ma nel complesso è poco rispetto allo sviluppo complessivo.

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Macera della Morte da Umito (Monti della Laga)

Salire la Macera della Morte da Umito con gli sci non è usuale. Occorre conoscere abbastanza bene i luoghi e, comunque, a prima vista sembra quasi impossibile, vista la copertura boschiva quasi onnipresente su tutta la valle. Invece, se le condizioni sono buone, la discesa è molto divertente: tra alti faggi intervallati da radure; su pendenze spesso sostenute. Purtroppo la salita è abbastanza lunga e si svolge per un bel tratto su una strada. La fortuna sarebbe trovare sgombri dalla neve i primi quattro chilometri, fino al fosso delle Prata. Da qui infatti si lascia la strada e si sale liberamente nel bosco del Maularo, un bosco molto bello dove i faggi non sono troppo ravvicinati e, se si ha "fortuna", si possono concatenare una serie di piccole radure.

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Colle delle Monache (Gran Sasso)

Quando le condizioni del manto nevoso sconsigliano itinerari più impegnativi, percorrere in sci i boschi che risalgono da Nerito al Colle delle Monache può essere una divertente alternativa, a patto di avere innevamento copioso anche a quote basse. Viceversa, il tratto di pista da percorrere risulterebbe veramente tedioso con gli sci in spalla. Accesso: Nerito è una frazione del Comune di Crognaleto, raggiungibile dalla Val Vomano senza alcuna difficoltà. Si lascia l’auto nei pressi della chiesa del paese.

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Monte Genzana

Fare scialpinismo sul versante orientale del monte Genzana vuol dire dare molto più rilievo alla parte alpinistica e molto meno a quella sciistica di questa attività. Questa salita, ad esempio, presenta un notevole dislivello (1300 m circa) e sviluppo (circa 20 Km). Se si è attratti esclusivamente dal lato sportivo (lo sciare per intenderci) qui si potrebbe rimanere un po' delusi in quanto non ci sono né pendii entusiasmanti né discese adrenaliniche. In cambio abbiamo un silenzio assoluto, nessuna presenza umana e un terreno molto vario. A chi piace questa atmosfera e questo tipo di escursioni non rimarrà deluso. L'itinerario non raggiunge la cima del Genzana ma si tiene di poco più basso. Con una breve deviazione si può benissimo andare sulla vetta ma, vista la lunghezza dell'itinerario, lasciamo questa scelta per quelli che sono molto allenati.

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Monte Rotella

Non è comune parcheggiare l'auto nella piazza di un paese, davanti al municipio, e calzare subito gli sci. A Rocca Pia l'itinerario per il monte Rotella inzia proprio dal centro del borgo, un percorso divertente con un discreto dislivello e con pendenze abbastanza costanti. Molto frequentato (anche dall'eliski purtroppo) non presenta difficoltà particolari. Escursione piacevole e divertente.

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Monte Castel Manardo (Monti Sibillini)

Dal rifugio Città di Amandola è possibile raggiungere molto facilmente queste vette che sono abbastanza frequentate; anche d'inverno. L'anello descritto è molto panoramico, raggiunge la cima di Castel Manardo poi ridiscende alla forcella Bassette, sulla cresta che divide la valle del Fargno dalla valle dell'Ambro. Queste valli sono contornate da numerose cime, tutte più alte di 2000 m tra cui svetta la Priora, regina della valle con i suoi 2332 metri. Per chiudere il giro si possono fare due percorsi, quello descritto sotto oppure, più vario e un po' più lungo quello che passa dai casali Ricci e Gualberto (sentiero 226). Un giro semplice, segnalato e molto panoramico.

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Cima Cannafusto (Monti Sibillini)

Cima Cannafusto è una delle vette meno conosciute e frequentate dei monti Sibillini. Alta poco meno di 2000 m, si erge a picco sulla testata della val Tenna dividendo valle Lunga (est) da valle Orteccia (ovest). Per arrivarci si deve percorrere il crinale che la unisce alla cima Vallinfante, una cresta abbastanza stretta con entrambi i versanti molto ripidi. Diversi sono gli itinerari che permettono di raggiungere cima Cannafusto: da monte Prata, da Frontignano (monte Cornaccione) oppure, come in questo caso, da Macchie di Vallifante. Quest'ultimo percorso non è il più breve e neanche il più semplice: richiede una buona esperienza perchè in diversi tratti occorre affidarsi più all'istinto che alla traccia sul terreno. L'itinerario non è segnato eccetto il breve tratto di discesa nella valle sopra Macchie. Per scendere dalla cresta abbiamo seguito una antica traccia che scende direttamente da Passo Cattivo; si tratta di un sentiero poco marcato che evita di percorrere la strada che conduce a Frontignano.

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La Terratta e monte Argatone (Montagna Grande)

Ai confini del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, la Montanga Grande è un massiccio montuoso che comprende diverse cime sopra i 2000 m. Spartiacque tra la valle del Giovenco e la valle del Sagittario ha come cima principali La Terratta e il monte Argatone, due cime abbastanza vicine che si possono concatenare con un itinerario vario e gradevole. La zona è poco frequentata e questo comporta che, a tratti, i sentieri non sono molto marcati; in particolare la discesa dalla Terratta nella valle omonima non è banale perchè in alto il percoso non è ben visibile. Di contro la salita al monte Argatone è ben segnalata e non presenta difficoltà. Il paeseggio è abbastanza vario, in basso i boschi di faggio non permettono la visione del paesaggio essendo molto fitti e bui ma una volta usciti sui prati il panorama è assicurato, in particolare spicca la bellissima veduta del lago di Scanno e del monte Genzana.

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Monte Tino e Gole di Celano (Gruppo del monte Sirente)

Il monte Tino chiamato comunemente Serra di Celano o più semplicemente "la Serra" si erge sopra Celano con ripidi versanti che permettono di guadagnare quota molto velocemente. Alto poco meno di 2000 m, molto panoramico, può essere salito da più versanti. Da Celano è possibile arrivare in vetta per il sentiero che inizia dalla chiesetta degli Alpini, posta a circa 1000 m di altitudine. Il dislivello non è elevato (900 m circa) e il percorso non presenta difficoltà particolari: il sentiero viene chiamato "le catene" e i grandini intagliati nella roccia "le scalelle". All'inizio del percorso è visibile un affresco rupestre raffigurante S. Giorgio. Dovrebbere essere segnalato (sentiero 11B), in realtà i classici bolli bianco-rossi scarseggiano, in particolare nel primo tratto sotto i prati di San Vittorino. In compenso sono stati fatti altri segni rossi (con tanto di bandierine) per indicare il percorso di una corsa in montagna. Questo dovrebbe essere vietato perchè non è possibile che ognuno possa aggiungere segni diversi dallo standard a sua discrezione, specialmente nel territorio di un Parco.

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