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Pizzo Deta (Monti Ernici)

I monti Ernici sono il confine naturale tra il Lazio e l'Abruzzo: numerose sono le cime che superano, anche se di poco, i 2000 m e Pizzo Deta, dopo il monte del Passeggio è la seconda cima più alta del gruppo. Questa vetta è abbastanza frequentata dagli escursionisti ma la maggior parte sale da Prato di Campoli: bellissima località posta sul versante laziale. La salita da Rendinara per il vallone del Rio, anche se meno conosciuta, è sicuramente una gita da consigliare: bella, lunga, panoramica e con ambienti molto vari. Inoltre è possibile chiudere un anello che percorre la lunga cresta che si snoda tra il Deta e il monte Ginepro: un crinale senza difficoltà con una bellissima veduta sulla val Roseto. Noi abbiamo descritto il percorso con la salita per il vallone del Rio ma è possibile anche invertire il senso di marcia e salire direttamente al monte Lota. Il tratto Rendinara-monte Lota è molto ripido, dritto e completamente nel bosco. Meglio percorrerlo in salita o in discesa? Scegliete voi tenendo presente che una coppia di anziani del paese ci ha raccontato che loro (sul Lota) ci andavano a tagliare il fieno ... no comment. Tutto il percorso è privo di acqua e l'unica fonte è quella che si incrocia appena partiti dal paese; siete avvertiti.

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Monte Gorzano (Monti della Laga)

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi

Il versante occidentale dei monti della Laga è il luogo prediletto per chi vuole fare escursioni impegnative dove la presenza umana è minima (eufemismo per non dire assente) e il terreno di gioco non è per nulla semplice. Manca la segnaletica ed inoltre spesso occorre superare tratti esposti e potenzialmente molto pericolosi; il sentiero, se esiste, non è sempre marcato e quindi è richiesta esperienza e senso alpinistico. La Cima della Laghetta da Preta con la discesa dal monte Gorzano per colle Vacciuno ha questi ingredienti ed è quindi un itinerario per escursionisti molto esperti. Nel tratto di salita a monte dello stazzo del Fucile e nel tratto di discesa nei pressi di colle Vacciuno occorre superare dei ripidi pendii erbosi dove è richiesta molta attenzione. Per il resto non ci sono problemi particolari e i luoghi attraversati, specialmente in tarda primavera ed inizio estate, sono molto belli: acqua a volontà con cascate e cascatelle che sgorgano da tutte le parti.

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Monte Alpi (Appennino Lucano)

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi

Il monte Alpi è situato al margine settentrionale del Parco Nazionale del Pollino, al confine con un altro parco: quello dell'Appennino Lucano. E' contraddistinto da versanti molto differenti: a occidente verticali pareti rocciose inframezzate da cenge (dove prospera il pino loricato), a oriente vaste distese boscose. E' proprio da quest'ultimo versane che inizia questa salita che permette di raggiungere la cima senza grosse difficoltà. Tutta la prima parte si svolge nella fitta e maestosa faggeta del bosco Favino mentre in alto si percorre la lunga e panoramica cresta che prima scavalca il monte Santa Croce e poi termina sul monte Alpi. La cima è un vero balcone su buona parte dell'Appennino Lucano ma non mancano scorci verso il vicino golfo di Policasto. Il percorso è in buona parte segnato con i classici segni bianco-rosso e, nella parte bassa, anche con cartelli indicatori. In alto i segni si fanno meno visibili ma, se non c'è nebbia, non ci sono problemi di orientamento.

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Monte Mileto (Montagne del Morrone)

Il monte Mileto è il più meridionale delle Montagne del Morrone. Alto poco meno di 2000 m presenta due versanti molto diversi tra loro, a est digrada velocemente verso il passo San Leonardo mentre a ovest precipita per quasi 1000 metri sulla sottostante valle Peligna. Alla base di questo versante si trova Pacentro, un paese che appartiene al club dei borghi più belli d'Italia, ben tenuto e ricco di storia. L'escursione inizia poco più a monte di Pacentro e si snoda tra ambienti molto vari, in basso predomina il bosco ma in alto la vista può spaziare a 360°. Ed è proprio la variabilità dei panorami un elemento caratterizzante di questa escursione, dalle torri di Pacentro al vallone di Mileto coperto da boschi alla valle Dentro con il pascolo di cavalli e ed infine la cima del Mileto con la superba vista della Majella e della conca di Sulmona.

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Monte Viglio (Monti Cantari)

vedi flickr (www.flickr.com): Antonio Palermi

Il monte Viglio, con i suoi 2156 m è la cima più alta dei monti Cantari. Spesso viene erroneamente attribuito ai monti Simbruini oppure agli Ernici. Forse perchè questo gruppo montuoso ha una lunghezza abbastanza esigua, poco meno di 11 Km, ed inoltre è compresa nel territorio del Parco naturale regionale dei monti Simbruini. La salita più semplice e classica per arrivare in cima al monte Viglio è quella che inizia dal valico di Serra S. Antonio sopra il paese di Filettino, il comune più alto del Lazio. Si tratta di un itinerario molto piacevole, panoramico, vario e divertente.

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Monte Boragine (Alta valle del Velino)

 L'alta valle del Velino, a monte del paese di Posta, è delimitata a nord da una lunga catena montuosa mentre verso meridione da una serie di colli meno appariscenti. Questa lunga catena montuosa è composta da numerose cime che superano i 1800 m, quasi sempre dalle forme arrotondate che rendono il paeseggio molto armonioso e gradevole. La vetta più alta è il monte Pozzoni (1903 m) seguita dal monte Boragine (1824 m). Quest'ultima è raggiungibile da diverse località e da tutti i versanti; uno di questi inizia dalla chiesa della Madonna di Capodacqua, nei pressi di Cittareale. L'itinerario è molto panoramico, vario e interessante; conviene percorrerlo ad anello, salendo dal Santuario per continuare nella valle dell'Acqua Santa e scendendo poi per il monte San Venanzio. Percorso in questo modo al ritorno si può godere del panorama che spazia dal Teminillo ai Monti della Laga, dai Monti Sibillini al Gran Sasso.

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Monte Foltrone (Monti Gemelli)

Il monte Foltrone è la cima più alta della Montagna di Campli. Questa montagna, insieme alla Montagna dei Fiori, forma il gruppo dei Monti Gemelli. Alto poco più di 1700 m (1718 m per la precisione), il Foltrone ha dalla sua un panorama come pochi. A occidente è circondato dai maggiori gruppi montuosi dell'Appennino Centrale: Majella, Gran Sasso, Monti della Laga e Monti Sibillini, a oriente invece digrada verso le colline abruzzesi che dopo poco si immergono nell'azzurro del mare Adriatico. Inoltre, il versante settentrionale precipita diretto verso le gole del Salinello, poco conosciute ma molto spettacolari (le gole del Salinello).

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Anello del Monte Tignoso (Valle Castellana)

Anni fa, percorrendo questi luoghi, a qualcuno venne in mente di chiamare la zona "Appennino Perduto". Le numerosi valli che congiungono i Monti della Laga ai Monti Gemelli sono, o meglio erano, costellate da minuscole frazioni rimaste abitate fino ai primi anni '50. Poi l'abbandono! L'arrivo del "progresso" spazzò via il regime semi autarchico che aveva permesso la vita per tanti secoli. Non c'erano abbastanza soldi per rimanere e i paesi erano troppo piccoli per autosostenersi. Non restava che prendere le poche cose personali e andarsere. Chi trovà lavoro a Roma, chi dovette emigrare all'estero. Oggi rimangono gli scheletri delle case che fino a 60 anni fa erano ancora piene di vita. Ogni anno qualche muro viene vinto dalla forza distruttiva del tempo e la natura torna di nuovo ad impossessarsi del territorio. Non dovremmo farne un dramma, le condizioni che hanno permesso il sostentamento di tante famiglie in questo territorio non sono più ripetibili, almeno nella forma passata. Anche dove le case vengono recuperate (per esempio Settecerri) si assiste al massimo ad un ritorno estivo che dura poche settimane poi, per il resto dell'anno, ci sono solo fantasmi. In totale controtendenza è l'esperienza di Laturo, un piccolssimo borgo della valle Castellana. Qui alcuni giovani tentano di recuperare il paese per tornare a viverci: Borgo di Laturo. Sicuramente una scommessa molto ardita e non si può che augurare loro buona fortuna.

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Costa Stellata (Gruppo del Monte Velino)

Costa Stellata, nel gruppo del monte Velino, è il nome del crinale che divide la valle Majelama dalla valle della Genzana. Un nome suggestivo come quello della vicina Vena Stellante, un'altra cresta situata poco più a nord, nei pressi del monte Puzzillo. Questo itinerario ad anello, inizia nei pressi di Forme, un piccolo paese alle falde del monte Velino, percorre prima la valle Majelama, poi tutto il crinale della Costa Stellata ed infine ridiscende per la valle Genzana. L'ingresso nella valle Majelama, situato poco a monte di Forme, ha delle restrizioni: è vietato l'accesso dal 15 febbraio al 15 agosto. Il divieto, emanato dall'Ente Parco Regionale del Sirente-Velino, si è reso necessario per la salvaguardia dei rapaci che in questa valle nidificano e si riproducono; in particolare l'acquila reale e il grifone (Gyps fulvus, un avvoltoio). Lungo la salita la valle cambia nome e diventa valle del Bicchero, dall'omonimo monte che divide questo versante dal vallone di Teve.

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Valle delle Mandrelle (Majella)

La valle delle Mandrelle è una delle meno frequentate e conosciute del parco nazionale della Majella. Il lungo avvicinamento "blocca" la maggior parte degli escursionisti e riserva l'accesso a chi è ben allenato oppure a chi didive l'escursione in due giorni. In effetti 2300 m di dislivello e oltre 30 Km di sviluppo sono parecchi ma la bellezza dei luoghi attraversati, la diversità degli ambienti e la sensazione di "wilderness" che a tratti si prova ripagano appieno lo sforzo profuso nella gita. Questo anello inizia da Fara San Martino, a soli 450 m di quota, proprio sopra le sorgenti del Verde, il fiume che alimenta i numerosi pastifici della zona (De Cecco e Del Verde i più conosciuti). Si inizia subito con le suggestive gole di San Martino dove alla fine della strettoria recenti lavori hanno riportato alla luce l'abbazia di San Martino in Valle, che varie alluvioni nel XIX secolo avevano sommerso sotto metri di ghiaia. Questi lavori però hanno anche deturpato l'accesso alla valle dove una bruttissima strada e una recente frana hanno rovinato il paesaggio in modo pesante. Questa valle è talmente lunga che durante il suo sviluppo prende tre nomi, all'inizio è valle di Santo Spirito poi diventa di Macchia Lunga ed infine, sotto la cima del monte Amaro, è valle Cannella.

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