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Sentiero del Ramatico (Monti Sibillini)

Come ogni cosa anche il sentiero nasce, vive ed infine muore. A volte la morte può essere molto rapida, altre volte invece arriva dopo un lungo e lento disfacimento. Nell'Appennino Centrale la "salute" dei sentieri varia moltissimo da zona a zona, in alcune località moltissimi sentieri di bassa quota sono morti prematuramente ad opera dei costruttori di strade, a volte necessarie altre volte completamente inutili.
Alle quote più alte invece, a fronte di percorsi che godono di ottima salute, altri, più defilati, stanno piano piano spegnendosi. Niente di cui preoccuparsi è la natura delle cose e degli uomini, se qualcosa diventa inutile viene abbandonato e prima o poi la natura se ne riappropria.
Questo premessa per introdurre il percorso che stiamo per descrivere, "il sentiero di Ramatico" 1, un tracciato che in passato avrà avuto un significato e un valore mentre oggi piano piano sta scomparendo.

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L'Anello della Sibilla (Monti Sibillini)

Uno degli itinerari più belli dei monti Sibillini. Panoramico, selvaggio, non banale, con affacci da vertigine e ricco di acqua (a primavera). Questo itinerario è riservato ad escursionisti esperti per diverse ragioni: primo perchè il sentiero non è sempre ben visibile, secondo perchè passa in luoghi potenzialmente pericolosi, terzo per via dello sviluppo e del dislivello non indifferenti.
Si tratta di un anello intorno alla cima della Sibilla, un percorso che parte nei pressi del monte Zampa, quindi scende nel versante sottostante e taglia tutto il versante nord della montagna, un versante tormentato, pieno di forre e pareti rocciose, cascate e stazzi abbandonati. Infine risale sulla cresta principale e la percorre integralmente fino al punto di partenza.
Luoghi selvaggi frequentati fino a poco tempo fa solo dai pastori che, in queste località, avevano gli stazzi arroccati in posti veramente inospitali.

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Monte Prena dal Lago di Pagliara (Gran Sasso)

Generalmente non ci piacciono gli aggettivi roboanti tipo: magnifico, eccezionale, ecc. In questo caso però la parola "grandioso" calza perfettamente con la caratteristica principale di questo itinerario e quindi non ci dispiace usarla.
Quella che stiamo commentando infatti è una gita di tutto rispetto, circa 17 Km di sviluppo, 1800 m di dislivello con un percorso ad anello che attraversa luoghi frequentati molto raramente.
L'escursione inizia dal lago di Pagliara (non è un lago ma solo un acquitrino) nei pressi dei ruderi del castello omonimo, si inerpica lungo il crestone boscoso (noioso) che conduce alla Radura del Quadrato quindi inizia a traversare per i vasti prati di questo versante, aggirando i vari salti rocciosi che si incontrano.
La discesa che consigliamo è per il crestone che inizia dalla Cimetta; senza sentiero ma con un panorama veramente notevole.
La traccia durante il percorso è molto variabile, nel primo tratto (fino alla Radura del Quadrato) è larga e ben tracciata, sui pratoni superiori invece non sempre risulta visibile e spesso la si indovina solo grazie ai numerosissimi segni di vernice (una vero filo di Arianna), se non ne vedete per qualche metro preoccupatevi perchè sicuramente siete fuori itinerario.

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Lo Scrimone (Gran Sasso)

Sciare a maggio in appennino a volte è una goduria. Quest'anno lo è. In quest'ultimissmo scorcio di stagione infatti, le condizioni del manto nevoso sono ottime, causa anche le temperature non elevate (anzi).
Quasi nulli anche i pericoli di valanghe, unico problema le cornici. La ventosa stagione invernale ha lasciato in eredità cornici di dimensioni non trascurabili. Proprio la scorsa settimana, per la caduta di una di esse, un alpinista è precipitato dal canale Hass-Acetelli.

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Troppi incidenti. Stiamoci con la testa!

Un incidente in falesia, fino a poco tempo tempo fa, era un evento molto raro. Negli ultimi 30 anni nelle falesie ascolane per esempio, si sono verificati pochissimi incidenti; la maggior parte delle cadute si sono risolte senza grossi infortuni nonostante le protezioni fossero molto più aleatorie e distanti*. 

Oggi, pur con protezioni ravvicinate e sicure, stiamo assistendo ad un ripetersi di incidenti per nulla banali anzi, alcuni molto pericolosi ed è stata pura fortuna se non siamo arrivati al dramma. Ultimo, in ordine di tempo, ieri a Rosara. Chi stava facendo scendere il compagno non ha usato bene il Gri-gri e il carrucolato si è schiantato sopra dei grossi massi. Leggerezza, incompetenza, distrazione? Qualunque sia la causa, questo tipo di incidente non dovrebbe mai accadere ed è per questo che invito tutti coloro che arrampicano a "vigilare" sugli altri.

Se ognuno di noi guardasse con più attenzione l'altro che gli è a fianco e, nel caso si accorgesse che qualcosa non va, non si facesse tropppo scrupolo di farlo notare, anche energicamente se necessario, forse qualcuno potrebbe incominciare a intendere che questo sport è divertente ma anche molto pericoloso. Un'altro invito riguarda il comportamento dei più "bravi". E' vero che un freno (Gri-gri o altro) con un compagno appeso si blocca ma vedere continuamente persone "esperte" assicurare senza tenere le mani sulla corda non è un bello spettacolo. Non diamo tutto per scontato ed inoltre (si può dire?) cerchiamo di non dare cattivo esempio.

Per ultimo: è vero che dietro ad ogni incidente c'è sempre un errore umano e che bisognerebbe starci più con la testa ma, se usare attrezzi più sicuri può ridurre il numero di incidenti, perché non farlo? Ormai si è visto che il Gri-gri ha molti punti deboli eppure tutti lo comprano senza battere ciglio, non ha l'antipanico (la cosa "buffa" è che nella versione da lavoro ce l'ha), se bloccato con la mano non frena, ecc. Perché non guardarsi intorno e cercare altro, ormai il mercato offre numerose alternative fermo restando che non esiste la sicurezza assoluta con nessun attrezzo. Prossimamente cercheremo di vedere i pro e i contro dei numerosi freni in circolazione sperando che qualcuno ne possa trarre vantaggio.

* In realtà a Rosara c'è stato un incedente mortale ma non ci furono errori di assicurazione, la vittima purtroppo stava arrampicando senza corda.

Vallone delle Cornacchie (Gran Sasso)

Il vallone delle Cornacchie è il cuore del Gran Sasso. Frequentatissimo d'estate, lo è molto meno d'inverno anche per per la pericolosità del suo accesso (Passo delle Scalette). La sua risalita permette di giungere abbastanza facilmente alla base del ghiacciaio del Calderone da dove è possibile arrivare in cima alla vetta Occidentale del Corno Grande, la più alta del gruppo (2912 m). A metà vallone è posizionato il rifugio Franchetti, gestito e accogliente, rappresenta un ottimo punto di appoggio per gite di più giorni. E' gestito da Luca Mazzoleni autore dell'ottima guida di scialpinismo "La Montagna Incantata".
Questo itinerario è di rara bellezza, sia per il panorama sia per i luoghi che attraversa. Dalla cima ci si immette direttamente nella conca del ghiacciaio del Calderone e dopo questo si percorre l'ampio vallone delle Cornacchie fino al Passo delle Scalette. Superato il passo ci si immette nei larghi pendii del versante nord del Corno Piccolo e, per i suoi valloncelli, si giunge a Prati di Tivo. I pendii, specie della parte alta (Calderone e sopra il Franchetti), pur non essendo mai troppo ripidi, possono essere pericolosi in caso di neve dura e vanno affrontati con cautela. Il Passo delle Scalette invece va affrontato con neve sicura perchè valangoso.
Da quest'anno (2010) è in funzione una nuova ovovia che permette di risalire il tratto Prati di Tivo-Madonnina (partenza ore 8.30, 9.50 Euro A/R).

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Monte i Porcini (Gruppo del Monte Terminillo)

Questa zona del gruppo del Terminillo si presta bene a delle gite per principianti (scialpinismo) oppure per ripiego quando il tempo, o le condizioni della neve, non sono ottimi. Si tratta di salite con poco dislivello in un ambiente quasi privo di difficoltà. Il panorama in compenso è notevole ed il luogo gradevole. In definitiva un luogo adatto a neofiti o a gite poco impegnative. Il rifugio Maiolica, posto a 1700 m, non ha locali invernali ed è chiuso. In zona è possibile effettuare anche altre gite di questo tipo, nella stessa valle ad esempio è possibile raggiungere il M. di Cambio, da Fontenova invece, sono possbili diversi itinerari sia di sci di fondo oppure con le ciaspole; non a caso questa località d'inverno vede un cospicuo numero di appassionati.

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Versante sud del Vettore (Monti Sibillini)

Il versante sud del Monte Vettore è solcato da diversi canali, il più "famoso" e frequentato è senza dubbio il canale dei "Mezzi Litri", il più occidentale della parete. I litri di cui si parla (o meglio i mezzi litri), erano sicuramente di vino, solo così si può comprendere come, chi ha dato il nome a questo canale, ha visto nelle rocce disposte sui lati del vallone delle brocche mezze piene. Dopo questo canale sono stati "battezzati" anche gli altri, il Canalino (per via del passaggio chiave molto stretto), il Galluccio (che riprende il nome del valico sottostante), il Santuario (nome dato da Marco Florio nel 1982 per via della fila di persone che lo accompagnavano durante l'apertura e che, a suo dire, somigliavano alla fila di fedeli in un luogo di culto), le Ammoniti (sempre Florio nel 1982), dei Pugliesi (ancora Florio per via di amici di Molfetta che erano presenti durante la prima salita), della Coosport (il nome della cooperativa gestita da Marco Florio che vendeva materiale ed abbigliamento da alpinismo), ecc..
Non tutti questi canali sono sciabili oppure sono stati scesi con gli sci, via via che ci spostiamo verso est aumentano le pendenze e le difficoltà. Quasi tutti sono molto valangosi (gli alberi divelti alla base sono molto eloquenti) e difficili da trovare in buone condizioni, eccetto i Mezzi Litri che è molto frequentato, gli altri sono ripetuti solo saltuariamente. Qui più che di scialpinismo stiamo parlando di sci ripido e forse anche di sci estremo. Molto bello e difficile il canale della cresta del Galluccio sceso per la prima volta da Stefano Imperatori e Germana Maiolatesi nel 2003.
Un breve chiarimento va fatto a proposito del canale da alcuni chiamato "La Monna"; questo toponimo, indicato chiaramente sulla carta IGM come "Costa", è riferito al costone di sinistra (orografica) del canale dei Mezzi Litri. Il canale che erroneamente viene chiamato Monna è quello indicato da M. Florio come "canale del Santuario" così come riportato dalla guida dei Monti Sibillini del 1983 (A. Alesi, M. Calibani, CAI Ascoli Piceno). Questo canale non presenta grosse difficoltà e offre una bella sciata, la pendenza non è mai troppo elevata e non ha strettoie o salti problematici. Va affrontato la mattina presto quando il sole non ha "mollato" la neve che altrimenti rischia di essere molto molle e fradicia. Al mattino molto presto, di contro, può presentare una neve molto dura e quindi una caduta potrebbe essere molto pericolosa.

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Decontra - Blockhaus (Maiella)

Un nome tedesco per una vetta abruzzese suona strano; il Blockhaus (o Block-Haus) infatti non è proprio il nome della cima ma sono i ruderi di un fortino austriaco costruito qui durante la lotta al brigantaggio.
Questo luogo oggi è raggiungibile anche in auto (in estate) ed è uno dei punti più panoramici del gruppo.
La salita da Decontra al Blockhaus è lunga, sia come dislivello che può raggiungere i 1300 m, sia come svilupop che può arrivare a 8 Km (solo andata). E' bene usare il condizionale poichè spesso è possibile partire da quote più alte sfruttando la strada (sconnessa) che sale verso monte.

Se la neve regge fino in fondo è una bella gita, divertente e varia. Adatta a tutti e priva di pericoli, non ha mai pendenze eccessive e può essere salita anche da escursionisti muniti di "ciaspole".
Tutta la salita si svolge con la veduta della valle dell'Orfento sulla destra, sicuramente una delle valli più selvagge e suggestive dell'Appennino, per gran parte si sale su ampie radure intervallate da boschi di faggi, solo nella parte finale si supera una macchia di pini mughi, una conifera che può vivere ben oltre i 2ooo m.

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Valle Scura (Monte Terminillo)

A volte le valli più nascoste e selvagge nascondono itinerari suggestivi e appassionanti; purtroppo non è questo il caso. La valle Scura, che sicuramente è tra le valli più grandi del Terminillo, non ha percorsi significativi (scialpinistici) da proporre, in basso è abbastanza pianeggiante oltre un fitto bosco impedisce una sciata divertente.
Anche l'esposizione non è il massimo (sud) per cui se si incontra neve molle è da incubo. Notevole invece il panorama e l'ambiente per cui la raccomandiamo agli escursionisti e agli appassionati di fondo escursionistico.
Il rifugio Porcini, è situato in un'ottima posizione con un panorama notevole, nei pressi è la fonte omonima, purtroppo è in completo abbandono e semidiruto. Il percorso fin qui è tranquillo ed esente da pericoli, nella parte superiore invece occorre tenere gli occhi aperti e avventurarsi solo con neve stabile.

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