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Gran Gendarme (Pizzo del Diavolo - Monti Sibillini)

Il Gran Gendarme è la struttura più a destra (guardando di fronte) di Pizzo del Diavolo. Alto circa 150 m ha una roccia molto buona, a tratti ottima. Le prime vie aperte risalgono al settembre del 1934 quando Angelo Maurizi con G. Maurizie E. De Simone prima e con Domenico D'Armi poi salirono prima il Camino Meridionale e quindi la Direttissima al Colletto. Quest'ultima via probabilmente è la più ripetuta (insieme allo Spigolo Bafile) del massiccio e forse dell'intero gruppo. Ad oggi risultano tracciate 7 vie + alcune varianti e incompiute. Le vie sono quasi tutte molto belle, la meno interessante è il Camino Meridionale.
Per la storia dopo le vie di Maurizi e Co. dobbiamo aspettare il 1959 per vedere altre cordate aprire nuovi itinerari, a luglio la cordata Moretti-Mainini apre la Direttissima alla Testa e a settembre la cordata Floriio-Calibani la via Florio-Calibani al Colletto. Era il momento della "competizione" tra ascolani e maceratesi. Entrambe le vie sono molto belle, a mio giudizio la Florio-Calibani ha qualcosa di più per l'uso molto più parco dei chiodi di protezione. nel 1979 un'altra cordata maceratese apre un brevissimo itinerario sulla testa, si tratta della Diretta Nord alla Testa, una via completamente in artificiale e priva di grande interesse per via dell'uso smodato dell'espansione. Viene il momento della cordata ascolana Cantalasessa-Franceschi che apre Intrepida, siamo alla fine degli anni '80 e la via rappresenta un bel passo avanti nelle difficoltà (passi di VII). Degli ultimi anni è la via Pilato's crack ad opera della cordata sanbenedettese Consorti-Bucci e ultima arrivata una via completamente a fix inox da 10 mm proprio sopra la grotta bivacco. La via sembra molto dura e sembra aperta dal basso ma non conosco nè apritori nè difficoltà, lo stile è quello delle vie "plaisir", qualche rinvio e niente stress. Altri itinerari sono ancora possibili, vediamo come la fantasia degli alpinisti saprà inventarsi qualche nuova linea.
Per ulteriori informazioni e le relazioni delle vie qui.

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Il ballo della tarantola (Prima Spalla - Garn Sasso)

Le Spalle del Corno Piccolo sono, attualmente, i luoghi più frequentati dagli arrampicatori e dagli alpinisti. La Seconda Spalla ha il "record" delle presenze, non è raro di dover fare la fila sulle vie più classiche (Vecchiaccio, Aquilotti, ecc.). La Prima invece è molto meno frequentata, occorre camminare un po' di più per arrivare all'attacco (sulla parete sud) e le vie sono mediamente più difficili. Spesso chi sale la Seconda poi concatena una via sulla Prima. Sulla Terza non va quasi nessuno. Tutte comunque hanno in comune la qualità della roccia, in genere splendida.

Questa che proponiamo è un'altra bellissima via di Fabio Lattavo e Co. LA via passa al centro della parete tra Aficionados e Stefano Tribioli. Roccia bellissima sulle placche (come d'altra parte su tutte le vie della parete), poche le protezioni ma è possibile aggiungere dadi, friend e soprattutto clessidre. La mattina è in ombra ma dal pomeriggio è tutto sole. Noi abbiamo spezzato la prima lunghezza facendo sosta sul primo tiro di Aficionados per non aver troppo attrito sul passaggio duro che sta poco sopra. Le scaglie del terzo tiro non fanno un bel suono ma sembrano stabili, bruttissimo invece il suono della scaglietta proprio sotto lo spit del quarto tiro, sarebbe da non prenderla ma non c'è altro, fate attenzione. Le placche finali sono una gioia, portarsi diversi cordini in kevlar per rinforzare e al limite sostituire quelli presenti ormai inservibili. La via termina sotto uno strapiombo giallo da dove si può scendere con due doppie (da 60 m) oppure si può uscire in cima alla spalla tramite la variante di uscita della via "Incontro con Camelia" sulla destra. Materiale consigliato: una serie di dadi e friend, cordini vari, 8/10 rinvii.

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Scoglio dell'Aquila (Parco Nazionale dei Monti Sibillini)

Nella guida CAI del 1983, sullo Scoglio dell'Aquila risultava salita una sola via, aperta nel 1960 da Marco Florio e Ugo Caponi (senza schizzo né relazione). Negli anni '80 prima la coppia Gigliotti-Marchini poi Carlo Paci di San Benedetto del T. aprirono degli itinerari, dopo, per parecchi anni, l'oblio. Di recente Simone Consorti (anche lui di San Benedetto del T.) ha riattrezzato (con spit) la via di Carlo Paci. Queste poche vie venivano salite saltuariamente, chiedendo in giro tutti gli alpinisti ascolani si sono recati in questo sito ed hanno ripetuto quello che c'era sistemando anche qualche protezione. Ultimamente questo posto è stato attrezzato, sono nate diverse vie, alcune passano su itinerari che già c'erano altre sono nuove di zecca. Tutte sono attrezzate con fix da 10 mm, sia lungo i tiri sia alle soste.
Le vie sono di lunghezza variabile, dai monotiri ad oltre 100 m, la roccia è quasi sempre buona a tratti fantastica. Le protezioni sono variabili, sui monotiri e sulle vie più difficili sono ravvicinate, sulle quelle più facili (fino al 6b) a volte sono molto lontane, sembrano sistemate ad hoc per chi fa il 6c. Spesso però è possibile posizionare dadi e/o friend a supporto di quanto già in loco. Attrezzatura consigliata: dadi e friend.

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via Meridionalizziamoci (Prima Spalla - Gran Sasso)

E' il "capolavoro" di Fabio Lattavo. Una via molto bella, su roccia ottima e con difficoltà medie-alte. Unico neo il tratto facile sotto il forcellino che rompe un po' la continuità. Sicuramente da consigliare.
Se vi piace arrampicare su placche questa via fa al caso vostro. La parte alta, tre tiri, sono tutti su placconate di ottimo calcare. Qualche chiodo e alcuni (pochi) spit proteggono i tratti più delicati. Un occhio attento troverà anche diverse clessidre.
La via risale il nettissimo spigolo della Prima Spalla a sinistra del canale Bonacossa, a sinistra dello Spigolo delle Guide e a destra della Virgola.
Materiale consigliato: qualche dado, friend medio-piccoli, cordini anche di piccolo diametro per microclessidre. Le soste sono quasi tutte attrezzate (anche se un rinforso non guasta). La difficoltà massima è di VI+, 6a+ dalla relazione della guida di Lattavo-Antonioli.

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Via Dany alla Piramide (Monte Vettore - M. Sibillini)

Chi è abituato a giudicare una via in base al grado di difficoltà qui sbaglierebbe in pieno. Massimo V grado, un banalissimo 4a (!?) se valutato con i gradi delle falesie. Non è infatti il grado il parametro per giudicare le vie di questa parete e, in generale, le vie di questo versante del Vettore. La roccia a tratti non è solida e dove lo è ("Specchi grigi" per esempio) non è facile proteggersi, le protezioni in loco sono praticamente assenti e le soste bisogna costruirsele.
Proprio il tipo di roccia e di arrampicata oggi in "disuso", peccato perchè con un minimo di preparazione e di "testa" anche questi itinerari danno molta soddisfazione. L'ambiente è severo, l'esposizione non manca, unica accortezza: non far cadere sassi. Questa è la quinta volta che la ripeto e devo dire che ancora mi diverte.

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Via a destra della Crepa (Corno Piccolo - Gran Sasso)

Una superclassica del Gran Sasso. Tra le prime vie aperte sulla parete est del Corno Piccolo ancora oggi frequentata e apprezzata.
Coma cambiano i tempi; fino a non moltissimi anni fa sulla parete est potevi anche fare la fila per salire la via a destra o lo spigolo a destra o qualsiasi altra via della parete.
Oggi solo poche cordate ripetono queste vie che richiedono capacità alpinistica e lettura della roccia. Probabilmente sarà "colpa" della chiodatura, spesso molto scarna oppure quasi assente oppure della roccia, non sempre ottima.
Sulle Spalle, ad esempio, sempre più vie hanno soste con fix e tratti attrezzati per un'arrampicata "plaisir" (per puro piacere). Non è certo una colpa preferire queste vie alle altre, ognuno sceglie in base alle proprie inclinazioni.
Speriamo solo che non venga in mente a nessuno di "spittare" queste "vecchie" vie per poter permettere a tutti di salirle. Tutto qui.

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Vallone delle Cornacchie (Gran Sasso)

E' un itinerario molto bello ma anche (a volte) molto frequentato. Non che la frequentazione in se sia un problema, un milone di persone educate non lascerebbe traccia e non darebbe troppo fastidio a nessuno, di contro dieci persone che strillano in continuazione sono un problema. Su questo sentiero, non sappiamo perchè, la domenica dieci imbecilli li trovi sempre. E giù urli e grida, canti e rumore. Proprio il contrario di quello che si dovrebbe trovare. Pazienza ... ma non troppa. Detto questo il percorso è veramente bello, nel cuore del Gruppo nel posto più suggestivo. Suggestive le pareti rocciose della Vetta Orientale e del Corno Piccolo, suggestivo il più meridionale e piccolo ghiacciaio d'Europa: il Calderone.
Il rifugio Franchetti permette di rifocillarsi e spesso costituisce una meta esso stesso.
Anche quando sarà rimessa in funzione la seggiovia consigliamo sempre di partire dal balcone, si allunga di circa 45 minuti ma ne vale la pena.

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Pizzo dell'Arco da Cocoscia (Monte Ceresa)

Il "gruppo" del Monte Ceresa è poco conosciuto, primo perchè non ha cime appariscenti (l'altezza massima è di 1494 m) poi perchè è situato proprio in mezzo a due "giganti": i Monti Sibillini e i Monti della Laga. Si tratta di una zona molto boscosa, con cime arrotondate e numerose frazioni, alcune delle quali abbandonate da anni. Un posto dove l'uomo ha "strappato" alla natura ogni metro di terra, spesso con immensa fatica. Numerosi sono gli itinerari escursionistici in zona, tutti ricchi di natura e di storia. Pizzo dell'Arco con la sua cuspide rocciosa è la cima più panoramica, a picco sulla valle del Tronto proprio sopra Acquasanta Terme. Il panorama spazia a 360° dal mare alla catena appenninica.
L'escursione proposta è abbastanza semplice, varia e molto remunerativa. Il sentiero, sempre abbastanza evidente, è segnato con i classici segni CAI (bandierine bianco-rosse), qualche tratto però non è perfettamente pulito e richiede un minimo di esperienza escursionistica. Il percorso si svolge prevalentemente nei boschi ma, nel tratto di cresta, magnifici balconi di arenaria permettono di affacciarsi sulle valli sottostanti; attenzione perchè non hanno la ringhiera! I boschi attraversati sono in prevalenza composti da castagni ma non mancano le conifere (abeti e pini), e le altre specie tipiche di questa altezza (querce, lecci, carpini, ecc.), una notevole varietà di specie che rende la gita più variopinta. Il tratto di discesa avviene tramite una comoda pista in terra battuta. Sicuramente un ottimo itinerario per avvicinarsi al gruppo del Ceresa.

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Il Gravone (Gran Sasso)

Nel gruppo del Gran Sasso ci sono diversi canali interessanti da risalire con ramponi e piccozza, il Gravone è sicuramente uno di essi. Non presenta grandi difficoltà alpinistiche ma richiede comunque esperienza, sia per orientarsi in caso di nebbia sia per risalire i brevi passaggi rocciosi che inevitabilmente si incontrano lungo il percorso. La parte bassa non è molto interessante ma in alto il panorama è veramente superbo, gli affacci sulla nord del Camicia non si dimenticano in fretta. Come quasi tutti i canali anche questo è un collettore di valanghe, anche molto grandi e quindi va fatto solo con neve molto sicura, in genere in primavera inoltrata quando ormai il manto nevoso è assestato. Naturalmente occorre partire molto presto perchè essendo esposto prevalentemente ad est risente di un forte irraggiamento solare. Con un po' di fortuna si può trovare interamente innevato ma generalmente presenta alcuni salti rocciosi con acqua che occorre aggirare ora a destra ora a sinistra con passaggi di II grado, spesso su roccia non buona. La pendenza varia da 30 a massimo 50 gradi, ramponi e piccozza sono obbligatori.

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Pizzo di Sevo da Macchie Piane (Monti della Laga)

Pizzo di Sevo, insieme al Monte di Mezzo, è la cima dei Monti della Laga più frequentata dagli scialpinisti; primo perchè ha una strada che arriva a 1600 m circa (Macchie Piane) e permette di evitare lunghi tratti a piedi, secondo perchè ha itinerari su tutti i versanti, terzo perchè molti percorsi non presentano pericoli o problemi particolari. Il versante ovest ha due percorsi principali, da Cossito e da Macchie Piane. Il primo ha un dislivello di circa 1400 metri, e conviene percorrerlo quando l'innevamento è abbondante e la neve arriva in basso, di contro il secondo, se c'è molta neve, non è interessante perchè per portarsi in quota occorre seguire una lunga strada. Strada che invece a primavera permette di iniziare l'itinerario da una quota più elevata direttamente con gli sci ai piedi. Questo versante è molto vario e molto largo e può essere percorso senza un percorso stabilito, in genere è percorribile fino a stagione inoltrata e non presenta difficoltà particolari. Diventa insidioso quando c'è nebbia, in questo caso richiede una grande conoscenza dei luoghi ed è sconsigliato avventurarsi su questi pendii con scarsa visibilità. Un itinerario vario, divertente e molto frequentato.

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